VIDEO: Il terrorismo non influenza i mercati

Mark Mobius, guru dei mercati emergenti, spiega in questa intervista esclusiva con Morningstar perché non prende in considerazione eventi come atti di violenza o disordini civili nelle proprie decisioni d’investimento.

Morningstar 03/10/2013 | 10:09
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Emma Wall: Buongiorno e benvenuti alla serie di interviste dal titolo Why Should I Invest With You? Sono Emma Wall e mi trovo in compagnia di Mark Mobius, amministratore delegato e fondatore del Templeton Emerging Markets Group. Ciao Mark.

Mark Mobius: Buongiorno.

Wall: Dunque, tu investi soldi nei mercati emergenti da diversi decenni. In questo periodo, ci sono stati paesi che sono passati dallo stato di emergente a quello di mercato sviluppato?

Mobius: Sì, quando abbiamo cominciato nel 1987 avevamo la Grecia e il Portogallo nel nostro gruppo di paesi emergenti. In seguito sono passati allo stato di mercati sviluppati e adesso, come sappiamo, la Grecia sta però regredendo di nuovo allo stato di paese in via di sviluppo.

Wall: Guardando al futuro, quali potrebbero essere secondo te i mercati in grado di fare questo salto?

Mobius: È molto probabile che la Corea si possa muovere in quella direzione. Gli emittenti di indici la stanno esaminando molto, molto attentamente. Taiwan potrebbe anche essere in quella categoria, anche se è molto difficile, perché la forchetta di reddito è molto ampia in questi paesi, con molta disparità, e di solito la definizione dei mercati emergenti si basa sul reddito pro-capite.

Wall: Questo aspetto è qualcosa che tu prendi in considerazione davanti a una decisione d’investimento? Cerchi paesi che possano fare questo salto?

Mobius: Non proprio, perché il nostro focus principale riguarda le singole società, indipendentemente da dove esse si trovino. Succede di gestire fondi emergenti in paesi dove la crescita macroeconomica è molto elevata, contemporaneamente alla crescita degli utili aziendali, ma ci concentriamo di più sul secondo aspetto.

Wall: Dando uno sguardo all’attualità, c'è un sacco di agitazione politica e civile nel mondo emergente, in Siria e, in particolare, in Kenya. Quanto questi aspetti influenzano una decisione di investimento? Ad esempio, anche se si trova una società di buona qualità, può capitare a volte di avere un paese o un’area dove non investite per queste ragioni?

Mobius: Non prendiamo questo tipo di decisione molto spesso. Potremmo decidere di evitare un’area specifica solo nel caso in cui un governo annunci di accingersi a confiscare beni e capitali, oppure decida di bloccare gli investimenti in valuta estera, per cui non siamo più in grado di recupare i nostri soldi. Ma per fare l’esempio del Kenya, probabilmente continueremmo a comprare, e comprare anche di più se il mercato scendesse. Cosa interessante è che, con tutto questo trambusto, con l’attacco terroristico in questo centro commerciale in Kenya, il mercato non è andato giù, il che dà qualche idea sul fatto che gli investitori siano diventati molto più saggi. Non hanno reagito impulsivamente a questo evento, perché sanno che si tratta di un incidente isolato in un paese così grande.

Wall: Invece per quanto riguarda il Medio Oriente non si può parlare di caso isolato. Questo vuol dire che bisogna starne alla larga?

Mobius: No, noi continuiamo a investire in Egitto e in tutto il Medio Oriente. Anche in questo caso, quello che stiamo scoprendo è che si possono avere parecchie turbolenze e tante notizie negative, ma nella realtà ci sono molte aziende che sono ancora fiorenti, in crescita, e molto redditizie. Quindi dobbiamo essere molto concentrati sulle singole società di questi paesi.

Wall: Sul piano micro, quindi, quali sono i drivers specifici che guidano le vostre decisioni d’investimento?

Mobius: Beh, la prima cosa è la gestione. È equa per gli azionisti? I manager sono bravi? Hanno una comprovata esperienza di successo e utili in crescita? Poi guardiamo cose come rendimento del capitale, il ritorno sul capitale investito, i dividendi. Non pagano alcuna cedola? Perché se non lo fanno, qualcosa non va, a meno che non si tratti di un avvio o di una società che sta crescendo così velocemente che vogliono utilizzare gli utili per ingrandirsi. Poi guardiamo il flusso di cassa, qual è la situazione dei flussi, che margini ci sono. E’ un aspetto molto, molto importante. Vogliamo vedere buoni margini di profitto.

Wall: Ci sono oggi tanti esempi di buone società. Quante ce n’erano 10, 20 o 30 anni fa?

Mobius: Ce ne sono di più, perché ci sono più titoli quotati. Nei mercati emergenti ci sono 200, 300 miliardi di dollari di nuove azioni emesse ogni anno. Abbiamo molta più scelta.

Wall: Mark, grazie mille.

Mobius: Grazie.

Wall: Sono Emma Wall per Morningstar. Grazie per l’attenzione.

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