A sud est, l’Asia che consuma

In paesi come Filippine, Indonesia e Thailandia, la domanda interna traina l’economia. Mentre la Cina cerca la via per diminuire l’esposizione alle esportazioni, gli investitori vanno a caccia di valore su altri mercati.  

Sara Silano 30/05/2013 | 13:12
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Chi si ferma a Pechino non vede gli altri volti dell'Asia. Il sud est si sta ritagliando uno spazio nel panorama degli investimenti sui mercati emergenti. La sua forza sono i consumi interni, che rappresentano un’importante componente dell'economia. Mentre paesi come la Cina sono alle prese con la transizione da una domanda trainata dalle esportazioni a una interna, Indonesia, Malesia, Filippine e Thailandia si trovano già in questa situazione e quindi sono meno soggetti agli umori occidentali.

Il Pil corre
Nel 2012, la crescita del Pil (Prodotto interno lordo) è stata sostenuta, in particolare nelle Filippine l’incremento è stato del 6,6% e in Indonesia del 6,2%. Uno dei motori dello sviluppo è la giovane età della popolazione (circa il 30% è sotto i 20 anni), che favorisce l’aumento dei consumi. Come spiega Lee Davidson, Etf analyst di Morningstar Europe, negli ultimi vent’anni l’espansione degli emergenti è stata trainata dagli investimenti in infrastrutture e dal commercio estero, ma in futuro il driver principale diventerà la domanda della nuova classe media, i cui redditi stanno aumentando. I settori azionari che più potranno trarre beneficio da questa dinamica sono quelli dei consumi, della salute, dei finanziari e dell’industria.

A caccia di valore
Gli investitori hanno fiutato l'opportunità tanto che gli indici della regione sono saliti in modo significativo nella prima parte dell'anno. Anche se i mercati sono un po’ cari, la corsa non sembra essere finita: il sud est asiatico rimane l’area meno investita del continente, perché l’attenzione si concentra su Cina e India. Per Marc Monson, gestore sui mercati emergenti di Raiffeisen capital management, c'è ancora del valore. “Il passato turbolento è stato catalizzatore delle riforme e ora i bilanci sono solidi (le Filippine sono state recentemente promosse al grado investment da Fitch e S&P)”, spiega. “Le banche centrali si sono ri-orientate sulla stabilità dei prezzi, nel settore societario le politiche commerciali sono conservatrici e c’è un forte sviluppo dell’economia domestica”.

La svolta delle Filippine
Chi sceglie questi paesi deve comunque mettere in conto il rischio politico, che non sempre, però, è una minaccia. Al contrario può portare a cambiamenti positivi non solo per la popolazione ma anche per gli investitori. Il caso delle Filippine è emblematico. L’innalzamento del rating è un riconoscimento per le riforme portate avanti dal presidente Benigno Aquino III, che ha posto fine al periodo di instabilità, seguito alla cacciata del dittatore Ferdinand Marcos. Inoltre, la vittoria al Senato del partito di Aquino accelera il processo di cambiamento, in particolare nelle politiche sociali e nelle infrastrutture, per rafforzare le dinamiche di crescita di lungo periodo.

Satelliti in portafoglio
L’esposizione al sud est asiatico può avvenire attraverso i fondi azionari Asean (sigla che racchiude i paesi dell’area), oppure attraverso fondi o Etf specializzati sui singoli paesi. In entrambi i casi, gli analisti di Morningstar suggeriscono di riservare un ruolo satellite all’interno di un portafoglio diversificato, dal momento che questi paesi sono caratterizzati da elevata volatilità. Ulteriori alternative sono i fondi o gli Etf che investono nell’Asia-Pacifico o, più in generale, nei mercati emergenti.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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