Italia, il conto corrente piange

Secondo una ricerca, un italiano su cinque ha oggi meno di mille euro in deposito. Il tasso di risparmio è crollato negli ultimi vent’anni, con conseguenze negative sugli investimenti.

Valerio Baselli 06/05/2013 | 14:12
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Gli italiani risparmiano sempre di meno. È un trend in atto da diversi anni, ma che ultimamante sta prendendo risvolti decisamente importanti. Secondo una recente ricerca pubblicata dall’Osservatorio SuperMoney, ad oggi un italiano su cinque ha meno di 1.000 euro sul proprio conto corrente. Lo studio ha preso in esame le richieste di preventivo per un conto corrente di circa dieci mila italiani, inviate all’Osservatorio nei primi tre mesi del 2013, in cui i richiedenti hanno dovuto dichiarare l’importo posseduto sul proprio conto.

La crisi morde
Nel dettaglio, ben il 17,8% del campione non supera i mille euro risparmiati. Buona parte del campione, quasi il 58%, ha sul proprio conto una cifra che va dai mille ai cinque mila euro, il 10% tra i cinque e i dieci mila euro, il 12% possiede sul proprio conto tra i dieci e i 50 mila euro (una percentuale calata del 5,7% rispetto all’anno passato), mentre i fortunati che superano i 50 mila euro sono solo il 3% del totale. La cifra media presente sul conto corrente del campione di italiani analizzato è di 7.843 euro. 

“Questi dati sono un'ulteriore conferma della grave situazione in cui versa il nostro paese”, commenta in una nota Andrea Manfredi, amministratore delegato di SuperMoney. “I depositi sul conto corrente non sono spesso l'unica risorsa delle famiglie italiane, ma sono sicuramente un indicatore del loro benessere e della loro capacità di spesa”. La cosa sorprendente è che questo trend non riguarda solo i giovani, ma perfino i cosiddetti baby boomers, come ha dimostrato un’indagine Centro Einaudi-Intesa Sanpaolo.

Senza risparmio, niente investimenti
È piuttosto evidente che se si hanno meno di mille euro da parte ci si trova in una situazione molto traballante, esposta al pericolo di qualunque imprevisto. Ma oltre a questo, c’è un importante aspetto macroeconomico: il risparmio è una componente essenziale per l’attività finanziaria. Se non si risparmia non si può investire. Se non si investe, si hanno meno possibilità di preparare un futuro economicamente tranquillo per se stessi e per la propria famiglia. A livello macro, senza risparmio, non si possono disporre delle risorse necessarie per finanziare progetti economici e imprenditoriali.

Per rendersi conto dei passi indietro fatti in Italia basterebbe dire che secondo i dati Istat, negli anni ’80 il tasso medio lordo di risparmio nel nostro paese era del 22,4%, uno dei più alti al mondo. Nel decennio successivo, gli anni ’90, lo stesso è sceso al 14%. L’anno scorso, nel 2012, il tasso medio lordo di risparmio in Italia è stato dell’8,3%, il livello più basso da 24 anni.

Politiche sbagliate
Le ragioni dietro a questo crollo sono molteplici e la crisi economica, seppur importante, da sola non può giustificare un simile trend. Nel panorama europeo, infatti, l’Italia è tra i paesi che hanno perso maggiormente in termini di risparmio, e come spiega in questa intervista Daniele Fano, economista indipendente, la causa è da ricercare in decenni di politiche sbagliate. 

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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