Se il risparmio diventa un lusso

Addio alla generazione dei “Nati senza pensieri”. L’indagine Centro Einaudi-Intesa Sanpaolo ritrae gli italiani in tempo di crisi.

Sara Silano 21/06/2012 | 14:38
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I baby boomer, spesso accusati di “aver rubato il futuro alle generazioni successive”, risparmiano per sostenere i figli, che faticano a trovare lavoro, sono precari e non riescono a mettere da parte molti soldi. A dirlo è l’Indagine sul risparmio e le scelte finanziarie degli italiani - 2012, realizzata dal Centro Einaudi e da Intesa Sanpaolo, sulla base di un sondaggio Doxa, effettuato tra gennaio e febbraio intervistando un migliaio di capifamiglia, correntisti bancari e/o postali.

Shopping? No grazie
Lo studio, che quest’anno ha dedicato la parte monografica ai nati tra il 1951 e il 1976, fa un ritratto dei baby boomer che si discosta dagli stereotipi. Non spendaccioni e amanti dello shopping, ma impegnati nel lavoro, i figli e la casa. Hanno in media 1,7 fonti di reddito, derivanti in particolare dal lavoro a tempo pieno. Il 15,4% ha redditi anche da investimenti. E' una generazione che sente la crisi. L’1% ha perso il lavoro negli ultimi dodici mesi, il 28% ha rinviato l’acquisto della casa e il 22% sta cercando un’attività sostitutiva o integrativa.

Si sgretola l’immagine della “vita spensierata e al di sopra delle proprie possibilità”. Per quasi il 30% dei baby boomer, il risparmio “è un lusso che non ci si può permettere”. Chi lo fa è convinto di doverlo ai figli, quasi come un risarcimento per il pesante fardello di debito, lasciato in eredità.

Il portafoglio è vuoto
Più in generale, l’indagine rivela che i risparmiatori toccano il minimo storico dal 1983 ad oggi: chi non riesce a mettere da parte nulla è il 61,3% del campione totale (non solo baby boomer), contro il 52,8% del 2011. La fascia più in difficoltà è quella dei ventenni. La crisi modifica anche l’atteggiamento verso gli investimenti. Il principale obiettivo è la sicurezza, accompagnata da un rendimento immediato, mentre diventa trascurabile la crescita del capitale nel medio-lungo termine. Il risultato è un basso numero di investitori in azioni, il 12,5% contro il 32% di dieci anni fa.

Nell’anno dello spread scende la percentuale di coloro che considerano le obbligazioni un investimento sicuro, anche se i bond rimangono il principale asset in portafoglio e quello che dà più soddisfazioni. Diminuiscono gli italiani che si affidano al risparmio gestito, ma chi lo fa è spinto dalla volontà di ricorrere a esperti e ridurre il rischio. Il motivo principale per cui non si ricorre a loro è la mancanza di risorse sufficienti, ma c’è anche il timore di brutte sorprese. Molte famiglie adottano una tattica attendista e lasciano i soldi sul conto corrente (il 15% ha tutto il patrimonio liquido, contro il 9% del 2011).

Costruire il futuro
Come ha commentato Andrea Beltratti, presidente del Consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, dal rapporto emerge una difficoltà degli italiani a guardare al futuro e non potrebbe essere diversamente nell’anno delle tre grandi delusioni: l’economia che non riparte, la crisi dei redditi, la riduzione del valore dei portafogli finanziari. Ma l’indagine rivela anche la voglia di riscatto, con un maggior controllo delle spese e la ricerca di nuove entrate. I baby boomer sono l’emblema del cambiamento. Venute meno le aspettative di generazione di consumisti, si confrontano con una realtà che chiede sacrifici e un debito che schiaccia i figli (32 mila euro per ogni nuovo nato), ai quali ora si senton in dovere di dare una prospettiva futura.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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