Bric, emergente o poco più

L’acronimo che indica Brasile, Russia, India e Cina perde smalto. I paesi hanno poco in comune e le performance non sono tanto diverse da altre aree.

Sara Silano 24/05/2012 | 14:40
Facebook Twitter LinkedIn

I Bric si scoprono diversi. Da dieci anni, l’acronimo coniato da Goldman Sachs indica i paesi con i più alti tassi di crescita, ossia Brasile, Russia, India e Cina. Ma oggi questi mercati sembrano avere in comune soltanto le dimensioni: sono i più grandi tra gli emergenti. Non sono però quelli con le più alte potenzialità di sviluppo e le loro dinamiche non sono poi così differenti da quelle di altre aree del cosiddetto developing world.

A più velocità
Secondo le stime del Fondo monetario internazionale, nel 2012 la Cina crescerà dell’8,2%, dopo il +9,2% dello scorso anno. Per l’India, le previsioni sono di un +6,8%, mentre per la Russia e il Brasile sono rispettivamente del 4 e del 3%. I Bric, dunque, camminano a più velocità e in America latina, l’Argentina potrebbe fare meglio del paese carioca, così come nel sud-est asiatico l’Indonesia o la Thailandia non sono molto lontani dai tassi di crescita dell’India.

Il quartetto è eterogeneo sotto molti punti di vista. La Cina è alle prese con un rallentamento congiunturale e la banca centrale ha messo in atto manovre per stimolare la crescita attraverso la variazione del coefficiente di riserva obbligatoria. (Per saperne di più, leggi Morningstar Investor) . L’ex celeste impero ha la necessità di implementare delle riforme per uno sviluppo più sostenibile e meno dipendente dalle esportazioni. Per il Brasile e la Russia, il motore della crescita sono le risorse naturali. Essi hanno beneficiato dell’incremento dei prezzi nell’ultimo decennio e della domanda di Pechino, ma oggi devono fare i conti con la debolezza dell’economia globale. Il Brasile ha già accusato il colpo, tanto che nel quarto trimestre 2011, l’incremento del Pil è stato dell’1,4%, meno degli Stati Uniti. Mosca, invece, presenta un altro problema, quello delle tensioni politiche dopo la ri-elezione di Vladimir Putin a presidente. Infine, l’India è rimasto un mercato piuttosto chiuso e i recenti tentativi di apertura sono stati fortemente contestati (si pensi ad esempio al progetto di autorizzare l’ingresso delle catene di supermarket estere).

I Bric non sono l’élite
Negli anni l’acronimo “Bric” ha portato alla nascita di indici e fondi dedicati. Oggi, però, la sua validità è stata messa in discussione. Se confrontiamo l’andamento dell’Msci Bric con quello dell’Msci mercati emergenti vediamo che il distacco non è molto significativo. Se una persona avesse investito 10 mila euro nel quartetto nel 2001 oggi ne avrebbe 28.600 contro i 26.200 del più generale Emerging market. Tra l’altro, osservano gli analisti di Morningstar, il maggior contributo al benchmark dei Bric è venuto dalla Cina, che non è solo la più grande economia, ma anche quella con il peso maggiore nell’indice. Inoltre, la correlazione tra i due indici è alta (0.95 a dieci anni), per cui reagiscono quasi nello stesso modo agli eventi.

I fondi specializzati nei Bric hanno registrato rendimenti decisamente inferiori. 10 mila euro investiti nel 2001, oggi sarebbero “appena” 16.300. E’ da notare, tra l’altro, che gran parte dei prodotti è stata lanciata a partire dal 2006, quando questi mercati erano già saliti molto e il picco dei flussi si è avuto nel 2007, poco prima dello scoppio della crisi finanziaria a livello globale, che ha fatto crollare anche i mercati emergenti. Gli analisti di Morningstar consigliano un ruolo di nicchia di questi prodotti, all’interno di un più ampio portafoglio. Possono rappresentare un modo per esporsi ai mercati emergenti, ma con un grado di diversificazione inferiore e un rischio più concentrato. Senza dimenticare che il criterio dimensionale che identifica i Bric è uno dei tanti che si potrebbero usare per raggruppare le aree in via di sviluppo. Altri possono essere la crescita economica, la stabilità macro e politica, l’apertura del mercato, la popolazione, il livello di indebitamento e l’import/export. Anche in questo caso sono già state coniate sigle, come Eagles (Bbva), N-11 (Goldman Sachs) o Civets (Economist Intelligence Unit e Hsbc). La storia dei Bric, però, insegna che non sempre idee vincenti sono anche soluzioni di investimento di successo.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

Facebook Twitter LinkedIn

Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures