VIDEO: I prossimi emergenti

Katie Koch di Goldman Sachs Asset Management illustra quali saranno i prossimi mercati a emergere e quali dinamiche cambiano queste economie. Ad esempio, il ruolo delle donne.

Holly Cook 09/04/2013 | 11:11
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Holly Cook: Katie Koch di Goldman Sachs Asset Management, siamo qui in occasione della conferenza annuale della Apcims (Association of private client Investment managers and stockbrokers) dove lei ha da poco terminato una presentazione molto accattivante sui mercati growth, in espansione, al di là dei Bric. Ora, tutti coloro che hanno partecipato alla Morningstar Conference conoscono i mercati in crescita, ma oggi lei ha parlato di quelli che aspirano a diventare dei mercati growth, un livello ancora successivo, mi può dire di più su questi?

Katie Koch: Sì, certo. Nella nostra ultima conversazione insieme, abbiamo posto l’attenzione su quegli otto paesi che oggi definiamo come mercati in crescita, che abbiamo identificato nei famosi Bric (Brasile, Russia, India e Cina), con l’aggiunta di Messico, Indonesia, Corea del Sud e Turchia. Il fattore unificante è che hanno una quota del Pil mondiale pari almeno all’1% e li abbiamo elevati allo stato speciali di growth market, mercati in crescita.

Tuttavia, ci sono altri mercati nel mondo, circa 160 paesi non sviluppati, che non possono ancora essere considerati “in crescita”. Quando guardiamo questo gruppo di paesi, pensiamo ci siano alcuni casi molto attraenti in cui di fatti stiamo già investendo. Fanno parte di questo gruppo paesi come l’Egitto, la Nigeria, il Pakistan, il Bangladesh, le Filippine e il Vietnam. Lei parlava di paesi che aspirano a diventare dei growth market e penso che questa sia una definizione perfetta per queste economie e ci sono diverse ragioni per cui noi pensiamo che possano diventarlo. Hanno la demografia giusta, così come le condizioni di crescita per poter diventare delle importanti economie e raggiungere l’1% del Pil mondiale.

Facendo un passo indietro, tutti ormai conoscono i Bric, ma pochi sono familiari con il concetto dei “Next 11”, che abbiamo introdotto. In un orizzonte di lungo periodo, i Next 11 sono il prossimo gruppo di paesi emergenti. Questo nuovo gruppo fornisce ai clienti esposizione verso quelli che saranno i nuovi Bric, ovvero Messico, Indonesia, Sud Corea e Turchia, oltre ad altri sette paesi che appunto aspirano a diventare importanti. Pensiamo sia un grande concetto economico, e crediamo che fornisca ai clienti una proposta d’investimento molto interessante.

Cook: Quali sono i temi d’investimento che questi paesi hanno in comune e su cui voi siete focalizzati?

Koch: Direi che un grosso tema, sui cui tutti sono focalizzati, riguarda la Cina. Sappiamo che la Cina sta vivendo questa transizione dall’essere un’economia orientata alle esportazioni verso un sistema più guidato dai consumi interni e questo ha una serie di conseguenze per la Cina ma anche per questi mercati. Se i salari cinesi aumentano e i consumi interni pure, è ovvio esportare non sarà più così competitivo, specialmente per i settori a basso valore aggiunto. Ora, paesi come il Bangladesh e il Vietnam sono in grado di assorbire una parte di quella quota di esportazioni verso l’occidente che la Cina perderà, e ciò sarà molto positivo per i loro tassi di crescita. Questo è il trend macro su cui siamo focalizzati per alcuni di questi paesi.

Un altro aspetto riguarda le opportunità nelle infrastrutture, che si tratti di servizi igienico-sanitari o energetici, e i beni di consumo. In questo settore pensiamo ci siano le stesse possibilità che nei paesi emergenti più affermati. Per dare delle cifre, pensiamo che tra i Bric e il gruppo Next 11, ci saranno 1,6 miliardi di persone che entreranno a far parte della classe media prossimamente.

Quindi, forte impatto sulle fortune delle aziende dei paesi sviluppati e non, e un’importante prospettiva d’investimento.

Cook: Uno dei temi che mi è sembrato particolarmente interessante, di cui lei ha parlato, un sottotema, è la womenomics o gendernomics (economia delle donne ndr), e devo essere abbastanza ingiusta e chiederle di cercare di riassumere questo argomento enorme in una sola risposta. Ci può spiegare un po’ meglio ciò che questo significa per i consumi, per la classe media, l'educazione delle donne e questo particolare aspetto della demografia che gioca un ruolo davvero fondamentale negli investimenti delle aziende ma anche da punto di vista morale.

Koch: Certo. Le donne sono state molto importanti per la crescita nei mercati emergenti in senso lato. Vorrei dividere il concetto in due livelli: il macro e il micro. A livello macro, in poche parole, le donne costituiscono la metà giusta della popolazione nel mondo. E quando si guarda cosa spinge la crescita di un paese, in fondo si tratta di una combinazione di dati demografici: tanta gente, tanti giovani, e buone condizioni di crescita. E come ho detto prima, questa è una delle ragioni per cui siamo ottimisti su questi paesi. Ora, quando si pensa alle condizioni che spingono la crescita, ci sono molte cose che si possono misurare. Un importante fattore è la qualità del capitale umano, che noi pensiamo come l'aspettativa di vita e l'educazione, e quindi sappiamo che quando si investe in queste cose, specialmente per una donna, è una buona cosa per l'economia. A questo proposito, è utile fare un passo indietro e guardare a ciò che investire nelle donne può fare da un punto di vista macro: se si aumentano i livelli di istruzione, si solleva la partecipazione femminile alla forza lavoro, si aumenta l'uso della tecnologia in questi paesi. Noi stimiamo che queste misure possano aumentare il Pil pro capite in questi paesi in media del 11% o 12%, avendo quindi un impatto molto, molto grande a livello macro.

Ma, come ho detto, c’è anche un impatto a livello micro. Si deve capire che nell’investire sulle donne, ci sono alcune implicazioni. Ad esempio, le donne hanno aumentato il loro potere contrattuale e questo ha delle conseguenze in alcune aziende in cui noi investiamo. E se si guarda ai consumi, se si investe in un paese dove le donne aumentano il loro potere contrattuale, è bene essere esposti a quei prodotti legati al consumo femminile, come l’abbigliamento o le diete ad alto contenuto proteico, per questo abbiamo alcune di queste società nei nostri portafogli, visto che la tesi d’investimento centrale è il maggior potere contrattuale delle donne. Quindi, implicazioni molto importanti per le donne in questi paesi, sia macro che micro.

Cook: È molto  interessante vedere come la vostra ricerca in realtà prenda forma da una serie di elementi molto specifici.

Koch: Sì.

Cook: L’ultima domanda. Penso sia corretto sostenere che oggi molte persone siano esposte ai mercati emergenti, ma di solito per una piccola porzione del proprio portafoglio. Lei pensa che sia giusto espandere lo spazio dedicato ai mercati in via di sviluppo nella propria asset allocation?

Koch: Sì, assolutamente. Noi pensiamo che questa parte del mondo sia molto sotto-rappresentata nei portafogli dei clienti, sia sulla parte azionaria che su quella obbligazionaria, e così uno degli aspetti migliori del mio lavoro è che mi capita di andare a incontrare i nostri clienti in tutto il mondo e la loro allocazione emergente, direi quasi sempre, si aggira attorno al 4-5% sia sul debito, che sulle azioni; e questo riguarda i clienti retail così come i clienti istituzionali, quindi stiamo davvero lavorando con loro per provare effettivamente ad alzare la l’allocazione verso i mercati ad alta cresctia, perché pensiamo che si ottenga una buona combinazione di prospettive di crescita molto forte, in particolare in questo momento, e di valutazioni interessanti. Quindi pensiamo che questi temi dovrebbero occupare una parte molto più significativa dei portafogli dei clienti.

Cook: Katie Koch, grazie mille, molto interessante.

Koch: Grazie a lei.

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