Fondi sostenibili, cresce l’offerta in Italia

Gli azionari sono la maggioranza, ma alcune società di gestione hanno scelto la formula “a scadenza”. Nella comunità finanziaria aumenta l’esigenza di definizioni condivise dell’universo ESG. E il non-financial reporting fa passi in avanti.

Sara Silano 10/08/2017 | 10:14
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Nei primi sei mesi del 2017, sono stati lanciati nove fondi sostenibili in Italia, nella quasi totalità dei casi da società di gestione estere. In tutto, però, le nuove classi disponibili sono una ventina, dato che alcuni comparti erano già venduti in altri paesi europei, con share class non registrate nel Belpaese. Continua, dunque, la fase di espansione dell’offerta di questi prodotti che era cominciata nel 2016.

Nuovi fondi ESG disponibili in Italia nel 2107

I fondi azionari rappresentano la porzione più significativa, ma la varietà di categorie è ampia: dall’equity Europa ed Eurozona, a quello globale e dai mercati emergenti al settore tecnologico. Nel reddito fisso prevalgono i comparti che investono in obbligazioni a livello globale e diversificati in euro. C’è anche chi ha scelto di combinare la formula “a scadenza” al mandato socialmente responsabile. E’ il caso di BNP Paribas con BNPP Cedola Sostenibile 2021 e di Eurizon Capital con Eurizon ESG target 40 – Giugno 2022

Nuove classi ESG disponibili in Italia nel 2017

Una definizione di investimenti sostenibili
In Italia, come nel resto del mondo, l’aumento dell’offerta corrisponde con una crescente esigenza di definire l’universo sostenibile. Lo stesso High-level expert group on Sustainable finance istituito dalla Commissione europea nel dicembre 2016 con il compito di elaborare una strategia comune in questo campo ha indicato tra le priorità la classificazione di questi strumenti.

In un recente studio, Jon Hale, capo della ricerca Morningstar sulla sostenibilità, ha definito gli investimenti sostenibili come “qualsiasi approccio che include l’ambiente, i fattori sociali e la corporate governance (criteri ESG), nonché il loro impatto nel processo di investimento”. Spesso è equiparato al value based investing, ma quest’ultimo è un concetto più generico, continua Hale, che indica qualsiasi situazione in cui il portafoglio è allineato con i valori di un individuo. Ad esempio, storicamente chi ha voluto evitare di ottenere profitti dalle cosiddette sin stock ha escluso titoli del tabacco, alcol e gioco d’azzardo.

ESG e impact investing
“Gli investimenti sostenibili hanno alla base dei valori”, afferma Hale, “perché si fondano sul concetto che le imprese dovrebbero comportarsi in modo attento all’ambiente, essere un grande luogo dove lavorare, curare la sicurezza dei prodotti ed essere gestite con integrità professionale e un approccio di lungo periodo. Essi comprendono anche l’impact investing, ossia l’idea che gli investitori abbiano un ruolo nell’incoraggiare lo sviluppo di politiche responsabili nelle aziende e possano contribuire alla soluzione di problemi sociali e ambientali. L’approccio è rilevante nel reddito fisso, sia per l’emissione da parte delle imprese di bond con queste finalità sia per le obbligazioni che vanno a finanziare progetti ambientali e sociali”.

Performance sostenibili
Quando si fa riferimento ai parametri ESG si tende comunemente a definirle metriche non finanziarie. In realtà, sempre più studi accademici mostrano che l’inclusione di tali fattori può portare a migliori performance di lungo termine. “Ad esempio, un recente report di Bank of America Merrill Lynch rivela che le imprese con bassi punteggi di sostenibilità hanno più probabilità di fallire entro i successivi cinque anni, di avere crolli dei prezzi e una maggior volatilità degli utili”.  Per questa ragione, gli investitori, compresi i gestori di fondi, guardano con sempre più attenzione ai fattori ESG nella costruzione del portafoglio.

Il non-financial reporting
Anche la normativa italiana va nella direzione di una maggior trasparenza grazie al recepimento nel dicembre scorso della direttiva comunitaria sul non-financial reporting (2014/95/EU) attraverso il decreto legislativo 254/2016 del 30 dicembre 2016. Più recentemente la Consob ha emanato un documento di consultazione per definire, tramite regolamento, le modalità di comunicazione di tali informazioni all’autorità di vigilanza nonché quelle di pubblicazione delle dichiarazioni di carattere non finanziario, i termini per il controllo effettuato dalla Consob stessa e i principi di comportamento dei revisori. La fase di consultazione terminerà il 22 settembre 2017.

Molte aziende, tuttavia, producono già questo tipo di report su base volontaria. Le ragioni, si legge nel documento Consob, “sono da individuarsi, secondo alcune ricerche, nell’interesse da parte delle società di rafforzare la propria immagine e reputazione, di avere migliori relazioni con le autorità pubbliche, di attrarre e mantenere i propri dipendenti, oltre che di risultare più attrattive nei confronti dei portatori di capitale, in particolare, degli investitori anche istituzionali a medio lungo termine”.

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BNPP Cedola Sostenibile 2024 Classic  

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Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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