Morningstar, 2015 con le carte in regola per la crescita

Gli economisti stimano un aumento del Pil mondiale del 3,5%. Gli Usa daranno il contributo maggiore. Attese politiche monetarie ancora espansive in Europa e Giappone.  

Marco Caprotti 15/12/2014 | 09:51
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“L’incertezza è il rifugio della speranza”. La frase del filosofo svizzero Henry-Frédéric Amiel descrive bene il sentiment che circola fra gli analisti quando si parla di previsioni per il 2015. La fiducia sul 2014 come occasione buona per passare da una fase di recupero dell’economia globale a una di espansione sostenibile è evaporata con il passare dei mesi, insieme alle previsioni di una crescita decisamente superiore a quella dell’anno scorso.

Secondo le previsioni di Morningstar il 2014 si chiuderà con un miglioramento del 3% (uguale al 2013), mentre per il 2015 è atteso un Pil in crescita del 3,5%. “Quest’anno abbiamo dovuto fare i conti con alcuni eventi inaspettati”, spiega Andy Brunner, che, insieme agli altri analisti ed economisti di Morningstar ha preparato il Global Investment Strategy Asset Allocation – Global Outlook per il 2015. “Fra questi vanno ricordati la contrazione legata al clima rigido negli Stati Uniti nel primo trimestre, gli effetti sull’andamento di Ue e Russia della crisi Ucraina e l’impatto dell’aumento della tassa sui consumi in Giappone”. Secondo Brunner, tuttavia ora sulla carta ci sono tutte le condizioni per vedere un miglioramento del Pil mondiale. “Gli Stati Uniti dovrebbero dare il contributo maggiore al raggiungimento del risultato”, continua l’analista. “Ma una mano la daranno anche le politiche monetarie accomodanti delle banche centrali in Europa, Cina e Giappone, una diminuzione delle misure di austerità fiscale e alcuni stimoli alla congiuntura. Il crollo del prezzo del petrolio potrebbe dare una spinta in più al Pil globale, visto che in molti paesi agisce come un taglio delle tasse che si traduce in maggiore ricchezza da utilizzare per i consumi”.

I rischi sono abbondanti. “Le politiche monetarie divergenti possono portare una grande volatilità, soprattutto per quanto riguarda i mercati emergenti”, dice Brunner. C’è poi il pericolo di una stagnazione del Vecchio continente, mentre il Giappone è già entrato in recessione tecnica. Le tensioni geopolitiche continuano e alcuni commentatori sono convinti che l’instabilità finanziaria in Cina potrebbe portare a forti frenate”.

Le previsioni per aree geografiche
-L’economia Usa dovrebbe passare dal 2,3% di quest’anno al 3% secco. “Molti segmenti dell’economia hanno raggiunto una crescita normale, ma è essenziale che i consumi privati aumentino intorno al 3% (annualizzato) perché il Pil migliori come sperato”, dice Brunner. “I salari non sono saliti, ma un incremento di questa voce nel 2015 potrebbe essere l’ultima tessera del puzzle per mostrare una crescita sostenibile”.

-Gli stimoli monetari da parte delle Banche centrali dovrebbero assicurare all’Area euro e al Giappone la spinta necessaria per provare a far ripartire l’economia. “In ogni caso i tassi di crescita resteranno modesti, probabilmente intorno all’1%”, dice l’analista di Morningstar.

-Dopo una crescita del 3% durata più o meno un anno, il Regno Unito potrebbe rallentare il passo. “E’ difficile sostenere un ritmo degli investimenti aziendali del 10% all’anno”, dice Brunner. “Se consideriamo anche il raffreddamento del mercato real estate, i consumi per continuare a crescere dovranno contare su un aumento degli stipendi. In questo modo il Pil potrebbe aumentare in una forchetta compresa fra il 2,5% e il 3%”.

-Il governo in Cina continuerà a supportare l’economia attraverso tagli ai tassi di interesse, investimenti in infrastrutture e misure specifiche per far passare l’economia a un modello basato sui consumi interni. “Questi sforzi dovrebbero aiutare a mitigare l’impatto del rallentamento del settore immobiliare, ma la crescita del Pil dovrebbe comunque fermarsi al 7%”, spiega l’economista di Morningstar.

-Come sempre le previsioni per quanto riguarda i mercati emergenti sono diversi, così come sono differenti le caratteristiche delle varie aree che formano l’asset di investimento. “Volendo generalizzare possiamo dire che l’Asia (Cina esclusa) potrebbe accelerare grazie a una ripresa dell’attività in India”, dice Brunner. “L’andamento in America latina e nell’area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) sarà condizionato dalla discesa dei prezzi delle commodity, soprattutto in Brasile e Russia. Nel complesso ci aspettiamo una crescita intorno al 4,5%.

-Per quanto riguarda le Banche centrali: “La Bce teme abbastanza una situazione di deflazione da far partire - come prossimo passo della sua politica monetaria - un piano di Quantitative easing che dia una mano alla congiuntura della regione”, conclude Brunner. “La Bank of Japan sta già lavorando per uscire da una situazione di continuo ribasso dei prezzi e i mercati iniziano a incorporare, in una parte delle valutazioni dell’equity nipponico, il successo dell’operazione. Una spinta maggiore ai mercati potrebbe arrivare se i due istituti dovessero farcela già l’anno prossimo. Negli Stati Uniti l’inflazione è vicina ai target della Fed”. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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