Multinazionali a sconto

Ibm, Pfizer, Western Union, Unilever e General Electric sono tra le migliori idee di investimento sui mercati globali, secondo gli analisti di Morningstar.  

Francesco Lavecchia 21/10/2014 | 09:33
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Morningstar ha studiato le società multinazionali e ha individuato i titoli con un forte vantaggio competitivo (Economic moat), che quotano a sconto, e rappresentano una buona opportunità di investimento per chi vuole esporsi ai mercati globali.

Ibm guida i tecnologici
Con un rapporto prezzo di mercato/fair value di 0,86, Ibm è senza dubbio uno tra i tecnologici più scontati dal mercato. Il gruppo americano, che ricava fuori dai confini nazionali circa il 60% del suo giro d’affari complessivo (dati al primo trimestre del 2014), è riuscito a superare con successo i cambiamenti che hanno caratterizzato il settore negli ultimi vent’anni, in particolare la progressiva standardizzazione della componente hardware, e si è mostrato inoltre capace di orientare la propria offerta verso prodotti e servizi a maggiore valore aggiunto in modo da mantenere alto il livello della sua profittabilità (con il margine operativo che dal 2004 è cresciuto ad un tasso medio del 12%).

Ibm è leader di mercato non solo nel segmento hardware, ma anche in quello dei servizi di information technology e dei software per l’impresa ed è proprio la combinazione di queste posizioni rilevanti che le garantisce, secondo i nostri analisti, un elevato Economic moat.

Nonostante la concorrenza di Oracle e Cisco e gli effetti negativi dell’affermazione della tecnologia del cloud computing sul business hardware, ci aspettiamo per i prossimi cinque anni una crescita media del fatturato e del reddito operativo rispettivamente del 2% e del 3% annuo grazie all’espansione del segmento dei servizi e stimiamo un prezzo obiettivo pari a 212 dollari per azione.

Pfizer, portafoglio da prima della classe
Nel settore farmaceutico una delle nostre migliori idee di investimento nel comparto global equity è Pfizer. Per il gruppo statunitense il mercato interno rappresenta solo il 39% del fatturato complessivo (dati a fine 2013), mentre oltre il 20% è generato sui mercati emergenti. Nonostante la crescente concorrenza da parte dei produttori di farmaci generici, il gruppo americano è riuscito a sviluppare un portafoglio prodotti molto competitivo con alcuni farmaci di punta, come ad esempio lo Xeljanz, che a nostro avviso ha le potenzialità per cambiare i rapporti di forza all’interno del mercato delle terapie per l’artrite reumatoide.

Le sue dimensioni le garantiscono economie di scala inarrivabili per molti altri concorrenti e grazie agli elevati flussi di cassa riesce a primeggiare in un settore in cui sono necessari ingenti capitali per finanziare la ricerca, i test dei prodotti e una capillare rete di vendita. Per queste ragioni i nostri analisti le riconoscono una posizione di vantaggio rispetto ai suoi competitor e stimano un prezzo obiettivo pari a 30 dollari per azione ipotizzando per i prossimi dieci anni un tasso medio di crescita del fatturato dell’1%.

Western Union più forte della recessione
Nel segmento finanziario, Western Union è tra le società maggiormente esposte ai mercati internazionali. Nonostante negli ultimi anni la quota dei ricavi generati negli Usa sia aumentata, essa rappresenta comunque meno del 40% del giro d’affari complessivo, mentre è in espansione il fatturato prodotto nella regione Asia-Pacifico (pari al 15%). A favore dell’azienda giocano fattori demografici che sono destinati a persistere nel tempo. La popolazione nei Paesi in via di sviluppo continuerà a crescere a tassi superiori rispetto a quella dei Paesi occidentali e questo renderà necessario, per i primi, spostarsi verso regioni più ricche e, per i secondi, attirare nuova forza lavoro per sostenere la crescita delle proprie economie. 

Nonostante l’azienda non sia immune all’andamento del ciclo economico, poiché meno lavoro implica necessariamente un minor flusso di trasferimenti di denaro, Western Union ha retto bene all’ultima fase di recessione a testimonianza della solidità sul suo modello di business.

I nostri analisti si aspettano un 2014 debole, in seguito al negativo andamento dei tassi di cambio e alla riduzione del prezzo dei suoi servizi, mentre negli anni successivi dovrebbero rafforzarsi i driver della crescita del gruppo, facendo così salire il fatturato ad un tasso medio di poco inferiore al 5%. I margini di profitto sono calati in maniera significativa negli ultimi esercizi a causa dei problemi che hanno danneggiato la sua attività in Messico (il margine netto è sceso dal 21% del 2012 al 13,7% previsto per quest’anno), ma a nostro avviso il mercato sembra molto negativo sull’andamento della profittabilità futura e sconta il titolo di circa il 30% rispetto al nostro prezzo obiettivo che è di 22 dollari per azione.

Unilever cresce nonostante il cambio
A prezzi molto convenienti sono scambiate anche le azioni Unilever (il 20% circa in meno rispetto al nostro obiettivo di prezzo che è pari a 46 dollari). I conti continuano a essere danneggiati dal negativo andamento del tasso cambio, ma a nostro avviso il titolo paga in maniera eccessiva le stime dell’effetto valutario sulla crescita del fatturato nei prossimi anni.

La grande capacità di gestire e valorizzare al massimo il portafoglio marchi (che vanno dal cibo, alla cura del corpo, alla pulizia per la casa), unita a una rete di distribuzione globale che le permette di generare elevate economie di scale, garantiscono a nostro avviso a Unilever una forte posizione di vantaggio rispetto ai propri competitor.

Negli ultimi anni l’azienda ha ridotto la sua complessità operativa, razionalizzando i marchi in portafoglio, ma al tempo stesso ha investito in maniera massiccia in marketing riuscendo in questo modo a registrare incrementi di prezzo sui prodotti che le hanno permesso di migliorare i margini di profitto. Nei prossimi cinque anni i nostri analisti stimano una crescita media del fatturato di poco inferiore al 4% annuo e a dare la spinta alle vendite saranno ancora una volta i mercati emergenti, nonostante il loro peso sul totale dei ricavi continuerà ad essere diluito dall’avverso andamento dei tassi di cambio.

General Electric, la forza è nelle sinergie
Diversificato dal punto di vista geografico è il modello di business del conglomerato industriale General Electric. Il gruppo americano è fortemente esposto ai mercati internazionali, producendo fuori dai confini nazionali circa il 60% del suo giro d’affari e questo contribuisce a dare ancora maggiore stabilità al proprio business. Quello che però differenzia General Electric da altri grandi gruppi industriali sono le forti sinergie tra le attività che compongono la sua offerta. Queste le permettono di realizzare economie di scopo e quindi di ridurre in maniera significativa i costi operativi.

Negli ultimi tempi l’azienda è stata capace di dismettere le attività ormai non più redditizie per concentrare le proprie risorse in quelle a maggior valore aggiunto come le energie rinnovabili. Nei prossimi anni ci aspettiamo che il gruppo americano possa crescere a un tasso medio del 7% e registrare una significativa espansione dei margini di profitto. In base a queste ipotesi i nostri analisti stimano un prezzo obiettivo pari a 29 dollari per azione, una valutazione superiore alle attuali quotazioni di mercato di circa il 15%. 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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