VIDEO: Emergenti, Messico e Russia su tutti

Per Francesc Balcells, portfolio manager di Pimco, i mercati in via di sviluppo continueranno a crescere anche se non ai ritmi del passato. Mosca e il paese centroamericano da tenere sotto osservazione. Indonesia e Turchia da evitare.  

Valerio Baselli 21/11/2013 | 10:19
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Valerio Baselli: Buongiorno, per Morningstar, sono Valerio Baselli. Oggi, all’Etf Investment Conference ho avuto l’opportunità di incontrare Francesc Balcells, portfolio manager di Pimco Europe, con cui abbiamo parlato di mercati emergenti.

Francesc, grazie di essere qui.

Francesc Balcells: Il piacere è mio.

Baselli: Dopo un decennio di successi i mercati emergenti stanno vivendo un periodo difficile. Qual è la tua previsione per l’anno prossimo su questa specifica asset class?

Balcells: Prevediamo una crescita per i principali paesi emergenti tra il 3 e il 3,5% nei prossimi 12 mesi. Questo è ovviamente un tasso di crescita molto più basso rispetto a quelli cui i mercati in via di sviluppo ci avevano abituati. Pensiamo ci siano tre ragioni principali. Innanzitutto la Fed diminuirà la sua politica monetaria accomodante, i mercati stanno già reagendo a questa possibilità e ovviamente i paesi emergenti sono stati tra le aree principali a beneficiare di questa liquidità che sarà bloccata. Ragione numero due, l’economia cinese si sta ribilanciando, sta cambiando il proprio modello: da investimenti fissi ed esportazioni a maggiori consumi. Questo avrà effetti sui valori delle materie prime e le economie emergenti ne risentiranno.

Numero tre: ci sono anche problematiche di natura politica in questi paesi, come abbiamo visto l’estate scorsa in Brasile, Turchia, Egitto. Pensiamo che queste situazioni resteranno presenti l’anno prossimo, perché se si dà un’occhiata al calendario politico ci si rende conto che sarà pesante.  

Baselli: Prendiamo le quattro principali macro regioni emergenti: Asia, Europa dell’Est, America Latina e Africa. Quale tra queste tu preferisci e quale secondo te è la più rischiosa? Perché?

Balcells: Penso sia molto difficile generalizzare in termini di regioni, perché si hanno paesi buoni e cattivi all’interno di ogni regione. Comunque direi che quando si guardano le asset class, prendiamo ad esempio l’America Latina, lì si vedono tassi d’interesse molti alti, curve dei rendimenti crescenti, ed emittenti di buona qualità. Direi quindi che il debito locale, nominato nelle valute locali, è piuttosto interessante in America Latina. Quando invece si pensa al debito nominato in dollari, pensiamo che ad esempio la Russia offra opportunità interessanti, perché ha grosse riserve di valuta forte e i tassi sono bassi. In Asia invece vediamo opportunità nell’azionario e nelle monete locali, secondo noi sottovalutate.

Baselli: C’è un particolare mercato su cui sei molto positivo e uno su cui sei molto negativo?

Balcells: Per quando riguarda l’aspetto negativo, direi che in questa situazione di liquidità che sarà ritirata, è meglio stare alla larga da paesi dipendenti da questi flussi, i quali soffriranno.

Baselli: Ad esempio?

Balcells: Paesi come la Turchia o l’Indonesia, che hanno problemi di deficit. Anche paesi che presentano riserve di valuta estera non sufficienti saranno vulnerabili alla volatilità prevista. E per quando riguarda l’aspetto positivo, occorre cercare economie con buoni bilanci, con una bilancia commerciale in attivo, che stanno facendo riforme strutturali. Pensiamo che il Messico sia il paese che spicca in questo senso.

Baselli: Gli Etf hanno spinto molto gli investimenti nei mercati emergenti, per diverse ragioni. Tuttavia, spesso si sente dire che la replica passiva in mercati non sviluppati sia più rischiosa rispetto alla gestione attiva. Qual è la tua opinione sulle qualità e sui rischi dell’ultizzo di Etf in mercati emergenti?

Balcells: Gli Etf sono buoni strumenti per investire nei mercati emergenti, senza dubbio. Ma, comunque, la replica passiva presenta dei problemi. Innanzitutto ci si espone ai mercati più indebitati, visto che la maggior parte degli indici sono ponderati per l’emissione di debito, e questo aumenta il rischio di portafoglio. Inoltre, alcuni titoli presenti negli indici sono molto illiquidi. Quindi, noi crediamo che per eliminare questi problemi si possano creare indici ponderati in base al Pil e non al debito e utilizzare strumenti che possono dare un’esposizione simile al benchmark ma che assicurano una liquidità maggiore.

Baselli: Perfetto. Grazie Francesc.

Balcells: Prego.

 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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