A chi serve il Qe

Il piano di stimolo economico Usa, dicono gli operatori, non aiuta l'economia né le Borse. Ma può dare una mano a risolvere la questione del fiscal cliff. 

Marco Caprotti 09/01/2013 | 14:34
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Il Quantitative easing fa davvero bene all’economia americana e ai mercati? La domanda sull’effettiva utilità del piano di stimolo economico portato nei giorni scorsi a 85 miliardi di dollari dalla Federal Reserve sta circolando dal giorno della pubblicazione, subito dopo Capodanno, dei verbali dell’ultima riunione della Banca centrale Usa dell’11 e 12 dicembre che ha rivelato una profonda spaccatura all’interno dell’istituto. Sembra infatti che un certo numero di membri del Fomc (Federal Open Market Commitee, il braccio operativo della Fed) abbia intenzione di porre fine al programma di acquisto dei bond entro il 2013. L’intenzione, però, cozza con le dichiarazioni del numero uno della Fed, Ben Bernanke, che, a pochi giorni dalla rielezione alla Casa Bianca di Barack Obama, aveva annunciato che la Fed avrebbe fatto tutto il possibile per sostenere la ripresa.

La medicina Qe dura poco
L’idea di Bernanke è di continuare con questa strategia fino a quando il tasso di disoccupazione non scenderà al 6,5% o le attese di crescita dell’inflazione a 2 anni non supererà il tetto del 2,5%. Secondo uno studio di Hussman Strategic Growth, gli interventi monetari della Fed (ma il discorso vale anche per l’Outright Monetary Transaction lanciato dalla Bce per abbassare lo spread dei paesi periferici di Eurolandia) hanno l’effetto, limitato nel tempo, di far recuperare ai mercati le perdite registrate nei sei mesi precedenti al lancio del programma di aiuto. Dal punto di vista macroeconomico le conseguenze sono anche meno tangibili: manovre di questo tipo portano a un miglioramento della fiducia dei consumatori e delle imprese solo per un trimestre.

La scelta e i dubbi della Fed forse devono essere visti sotto un’altra luce, di colore più squisitamente politico, che parte dalla questione del fiscal cliff (l’insieme dei tagli alla spesa e la fine degli sgravi fiscali che rischiavano – e rischiano – di portare il paese in recessione sul quale è stato trovato un accordo solo temporaneo. “La decisione di estendere l’ammontare del fiscal cliff potrebbe segnalare l’intenzione della politica di mettere temporaneamente da parte il problema del precipizio fiscale, fino a quando non sarà trovato un terreno di intesa a fine gennaio”, spiega in una nota di Virginie Maisonneuve, responsabile dell’azionario globale di Schroders. “La Fed, in pratica, sta fornendo una soluzione di breve periodo per evitare una stretta fiscale. Saltare il precipizio per un certo periodo potrebbe aiutare i partiti politici americani ad affrontare le nuove trattative e arrivare a una soluzione definitiva con la mente sgombra da preoccupazioni”.

Le scelte operative
Chi non vuole (e non può permettersi di) lasciare nel cassetto la questione del fiscal cliff sono gli investitori. “L’accordo raggiunto all’ultimo momento fra Casa Bianca e Congresso è meglio di niente, ma la sua portata limitata e la necessità di ulteriori negoziati si tradurranno in un aumento della volatilità sui mercati finanziari”, spiega un report firmato da Russ Koesterich, responsabile globale degli investimenti di BlackRock. “Per quanto riguarda le opportunità di investimento chi cerca quelle made in Usa dovrebbe concentrarsi sulla large e mega cap. Siamo convinti che la crescita mondiale supererà quella americana favorendo le aziende che hanno una visione globale. In generale, comunque, consigliamo di ridurre ogni eventuale sovraesposizione all’equity statunitense. È vero che le aziende americane hanno buoni profitti e valori ragionevoli, ma sono comunque più care di quelle di altri mercati. Gli investitori dovrebbero invece guardare ai mercati emergenti e agli esportatori degli stati dell’Europa periferica. È vero che queste zone hanno tutte dei problemi, tuttavia le valutazioni sono più interessanti e le stime di crescita lasciano meno spazio a possibili delusioni”. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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