Le commodity frenano con Cina ed Europa

Il rallentamento delle due economie pesa sulla richiesta di materie prime. Preoccupa l'attendismo di Pechino. Gli Usa regalano speranze. 

Marco Caprotti 24/10/2012 | 10:12
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Le frenate di Cina ed Europa obbligano le commodity a rallentare. L’indice S&P delle materie prime nell’ultimo mese (fino al 22 ottobre e calcolato in euro) ha perso l’1,8%. La performance da inizio anno, tuttavia, resta positiva per il 5,9% anche se la situazione economica, da Oriente a Occidente inizia a pesare.

Cina ed Europa zavorrano
Pechino nei giorni scorsi ha comunicato che il terzo trimestre è stato il settimo periodo consecutivo di rallentamento (arrivando a toccare il livello più basso degli ultimi tre anni). Una brutta notizia per chi punta sulle risorse naturali, visto che il Paese del Drago è il primo acquirente al mondo di diversi prodotti (dal cotone al carbone passando per il rame di cui il Regno di mezzo consuma il 42% della produzione globale). A peggiorare la situazione (e le prospettive) è arrivata la notizia che la banca popolare cinese non ha intenzione di dare il via a un piano di stimolo dell’economia.

Dall’Europa, intanto, continuano ad arrivare conferme che aggiungono ulteriori nuvole all’orizzonte delle materie prime. Secondo le ultime previsioni del Fondo monetario internazionale, l’area euro quest’anno registrerà una contrazione dello 0,4%. Un brutto affare soprattutto per le compagnie petrolifere visto che il Vecchio continente consuma il 22% del petrolio estratto a livello mondiale (e il 18% del rame).

Torna la locomotiva Usa
Tutto male quindi? Non necessariamente. Barlumi di speranza arrivano dagli Stati uniti che sembrano riguadagnare la qualifica di locomotiva dell’economia mondiale che aveva perso dopo il primo trimestre dell’anno. I dati sulla costruzione di case nuove negli Usa a settembre ha mostrato una tonicità che non si vedeva da almeno quattro anni. E gli analisti sono concordi nel dire che la ripresa americana si avrà quando il comparto del real estate si sarà rimesso definitivamente in piedi. Segnali incoraggianti sono arrivati anche dal comparto manifatturiero.

Il ritorno di fiducia sul futuro dell’America (anche grazie al terzo round di aiuti deciso dalla Federal Reserve) è evidenziato anche dall’andamento dell’oro (un classico bene rifugio) che, nei giorni scorsi, ha registrato cali di un certo rilievo. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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