Alla ripresa piace farsi attendere

Le scorse settimane non hanno portato i segnali di crescita mondiale che i mercati si aspettavano. Poi è arrivato l'allarme dell'Fmi. 

Marco Caprotti 10/10/2012 | 17:46
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Il mercato ha aspettato con pazienza. Ma nemmeno le settimane scorse hanno portato quei segnali di ripresa economica mondiale che gli operatori stanno attendendo da inizio anno. Il risultato è che l’indice Msci World nell’ultimo mese (fino al 9 ottobre e calcolato in euro) ha perso lo 0,4%. La performance da inizio anno resta comunque positiva per il 14%, a testimoniare che gli investitori stanno prendendo posizione in attesa che la situazione migliori.

L’Asia preoccupa
I segnali che arrivano dalle maggiori economie, almeno per il momento non sono confortanti. Le zone più a rischio sono quelle asiatiche. Le case di investimento hanno rivisto al ribasso le previsioni di crescita della Cina, peraltro già limate nel corso dell’anno. Se prima si attendeva per il 2012 un +7,8% ora le stime parlano (mediamente), di un +7,6%. Fra gli ultimi dati arrivati dal Paese del Drago uno di quelli che ha fatto preoccupare di più è stato quello sull’attività manifatturiera di agosto, crollata al livello più basso dal marzo 2009. L’indicatore, elaborato dalla banca Hsbc, ha confermato quindi il forte rallentamento accusato dalla crescita della seconda economia mondiale. Una frenata confermata anche dal crollo delle vendite di auto. Anche il Giappone viene guardato con sospetto. Ora gli economisti si aspettano che il Sol levante comunichi, per il terzo trimestre dell’anno, un calo della produzione industriale superiore all’1%. Questo, unito alla fine degli incentivi per l’acquisto di auto ecologiche e al calo degli investimenti per la ricostruzione seguita al terremoto, non depone bene per la parte finale dell’anno nell’arcipelago.

L’Occidente non è una sorpresa
Le prospettive, intanto, continuano ad essere poco confortanti anche per l’Occidente. Secondo l’ultimo rapporto del Fondo monetario internazionale nelle economie avanzate il Pil salirà dell’1,3% nel 2012 (con una revisione al ribasso dello 0,1%) e dell’1,5% (-0,3%) nel 2013. “Troppo poco per intaccare in modo sostanziale il tasso di disoccupazione”, dice l’Fmi. A preoccupare i tecnici di Washignton continua a essere la zona dell’euro che “rimane la più ovvia minaccia alle prospettive globali”. In Eurolandia il Pil si contrarrà dello 0,4% quest’anno (-0,1%) per poi risalire di appena lo 0,2% (-0,5%) il prossimo. L'economia a stelle e strisce rimane comunque la più brillante tra quelle avanzate. Il Pil salirà del 2,2% (+0,1%) quest’anno e del 2,1% (-0,1%) il prossimo.

 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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