Il Sud America non si scoraggia

Stime di crescita più prudenti per il Brasile, ma la politica monetaria resta aggressiva. Il Messico rivede le previsioni economiche al rialzo.

Marco Caprotti 22/08/2012 | 15:47
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L’America latina continua a mostrare segni di tenuta nonostante il momento difficile delle economie più sviluppate. Nell’ultimo mese l’indice Msci Em Latin America ha guadagnato lo 0,56% (calcolato in euro, al 21 agosto 2012), portando a +7,8% la performance da inizio anno. Questo non significa, però, che i vari paesi della regione stiano procedendo tutti con lo stesso passo.

Il Brasile cerca una via per crescere
L’economia del Brasile, ad esempio, deve ancora convincere in termini di ripresa, dopo il rallentamento iniziato nella seconda metà dell’anno scorso. Colpa anche del calo globale della domanda di materie prime e dei deboli consumi domestici. Nonostante una serie di misure fiscali e monetarie volte a stimolare l’economia, la produzione industriale continua a dare segni di debolezza. In più, il calo delle vendite al dettaglio indica un ulteriore indebolimento della richiesta interna. In mezzo a questa situazione, la Banca centrale del Paese ha abbassato le stime di crescita per quest’anno, fissandole al 2,5%. Più prudenti, invece, gli economisti, interpellati dallo stesso istituto centrale, che si attendono un progresso di poco inferiore al 2%.

Le autorità locali, tuttavia, non hanno intenzione di restare con le mani in mano. Il Brasile, fra le economie maggiori a livello mondiale, è quella che ha la politica di tassi più aggressiva: da agosto dell’anno scorso ha tagliato il costo del denaro di 450 punti base. Il governo, intanto, ha annunciato nuove misure fiscali per stimolare la domanda interna che si andranno ad aggiungere all’equivalente di 35 miliardi di dollari di tagli alle tasse già annunciati. Si punta, poi, su un ulteriore indebolimento della valuta locale per dare una spinta in più alle esportazioni.

Strada sgombra per il Messico
Le cose vanno decisamente meglio in Messico. Il paese centroamericano può fare affidamento su una domanda costante da parte degli Stati Uniti (che pesano per l’80% delle esportazioni). Sta anche approfittando della crescita del costo del lavoro in altre economie emergenti (come la Cina), per poter offrire manodopera a più buon mercato alle grandi aziende globali, soprattutto manifatturiere, che stanno infatti aprendo nuovi impianti nel paese.

La Banca centrale messicana, intanto, ha migliorato le stime sulla crescita del Pil, prevista per quest’anno, che dovrebbe essere compresa in un range che va dal 3,25 al 4,25%, rispetto al 4% raggiunto l’anno scorso. Dalla recessione del 2009, il paese ha messo a segno 10 trimestri consecutivi di crescita. In una situazione del genere l’istituto monetario locale ha deciso di non toccare i tassi di interesse, fermi ormai da due anni. Ha fatto sapere, tuttavia, che la situazione, alla luce delle incertezze globali, potrebbe non durare. Gli economisti, comunque, non si aspettano di vedere manovre effettive, almeno fino alla fine del 2012.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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