La Fed preferisce il contropiede

La Banca centrale ha sorpreso lasciando nel cassetto i piani di stimolo e tagliando le previsioni. Ma la carta Usa resta migliore di quella europea.

Marco Caprotti 26/06/2012 | 15:35
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Un tiro del genere dalla Federal Reserve gli operatori non se l’aspettavano proprio. I mercati avevano scommesso che dall’ultima riunione di due giorni del Federal Open Market Committee (Fomc, il braccio operativo della Banca centrale Usa) sarebbero usciti piani importanti di rilancio dell’economia americana. I governatori guidati da Ben Bernanke, invece, non solo non hanno partorito alcun progetto di stimolo alla congiuntura (limitandosi solo ad estendere fino a fine anno l’acquisto di bond a breve per finanziare l’acquisto di obbligazioni a lunga scadenza, il cosiddetto Operation Twist) ma hanno anche rivisto al ribasso le stime sulla crescita della prima economia mondiale, costringendo gli operatori a studiare nuove strategie.

Fra rallentamento e rischi
Le nuove proiezioni dicono che il Pil degli Stati Uniti quest’anno vedrà un progresso compreso fra +1,9 e +2,4%, mentre prima si parlava di una forchetta che andava da +2,4 a +2,9%. Per il 2013 le previsioni sono state tagliate di mezzo punto percentuale arrivando a +2,2/+2,8%. Non contenta la Fed ha anche aggiornato l’outlook sulla disoccupazione, portandolo dall’8% secco all’8,2%. “Per cercare una buona notizia bisogna guardare le stime sull’inflazione che, secondo l’istituto centrale, nei prossimi cinque anni dovrebbe rimanere ferma intorno al 2,6%”, spiega Dave Sekera, analista di Morningstar. “Questo, almeno in teoria, lascia uno spazio di manovra alla Fed per ulteriori politiche monetarie accomodanti e per nuovi Quantitative Easing (Qe, la manovra di alleggerimento con cui gli istituti centrali acquistano titoli, soprattutto tossici, dalle banche per immettere liquidità nel sistema finanziario, Ndr). Va sottolineato, tuttavia, che l’ammontare del taglio o del nuovo Qe sarebbe limitato, visti sia il livello del costo del denaro che dei programmi di alleggerimento fatti finora”.

C’è poi una questione di controllo dei rischi. Il Twist non fa altro che pompare liquidità nel sistema. Le manovre di alleggerimento, invece, di solito spingono gli investitori a risistemare i portafogli puntando su asset più pericolosi. “La scelta della Banca centrale di continuare con il Twist indica che i numeri del rallentamento congiunturale Usa non sono ancora tali da giustificare una risposta con l’arma del Qe”, spiega uno studio di Jeffrey Rosenberg, responsabile degli investimenti nel reddito fisso di BalckRock. La Fed ha detto comunque di essere “pronta a intraprendere ulteriori azioni adatte a promuovere un forte recupero economico e un miglioramento sostenibile del mercato del lavoro”. Il tutto, sempre in un contesto di stabilità dei prezzi e, quindi, di controllo dell’inflazione. “In pratica, se i prossimi numeri sull’occupazione dovessero essere deludenti, gli investitori dovranno aspettarsi una forte risposta da parte della Fed”, continua Rosenberg.

Le scelte operative
Cosa significa tutto questo dal punto di vista operativo? Le scelte, secondo Sekera di Morningstar, vanno fatte tenendo un occhio piantato sulla situazione delicata dell’Europa dove i rendimenti crescenti dei bond governativi indicano uno scenario di pericolo. “Noi continuiamo a preferire le emissioni americane rispetto a quelle del Vecchio continente”, spiega. “La crisi del debito europeo è ancora lontana dall’essere risolta. E questo potrebbe avere un effetto negativo anche sulle obbligazioni corporate europee”.

Da BlackRock arriva l’invito ad essere più audaci. “L’annuncio della Fed indica che la Banca centrale manterrà la sua politica accomodante e questo rinforza la nostra opinione secondo cui il porto sicuro dei Tbond offre poco valore”, dice Rosenberg. “Gli investitori dovrebbero muoversi un po’ più in alto nella scala del rischio e andare a caccia nel territorio degli high yield”.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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