Ucits V & C., le regole che verranno

La Commissione europea lavora per la nuova direttiva sui fondi. Ma in cantiere ne ha altre. Tutte queste norme sono eccessive o necessarie?

Sara Silano 21/04/2011 | 13:50
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La direttiva Ucits V arriverà a 2011 inoltrato. La Commissione europea, infatti, ha deciso di posticipare la pubblicazione, facendo tirare un sospiro di sollievo all’industria che è ancora alle prese con la IV.

Dopo la Ucits III, che ha ampliato la gamma di strumenti di investimento, e la IV, il cui focus è stato l’aumento dell’efficienza, la V mette l’accento sulle funzioni della banca depositaria e la remunerazione dei gestori. Quest’ultima, infatti, è figlia dello scandalo Madoff e del fallimento di Lehman Brothers.

La Ucits post crisi
Come si legge nel documento pubblicato dalla Commissione al termine delle consultazioni, l’attenzione è sui doveri e le responsabilità della banca depositaria, in particolare in casi di forti perdite da parte del fondo, sulla possibilità di un’azione collettiva degli investitori e sulla necessità di una maggior armonizzazione tra le autorità di controllo. Per quanto riguarda la remunerazione dei gestori, i partecipanti alla consultazione hanno messo in luce l’esigenza che essa sia coerente con il modello Ucits (ad esempio, non lo è la proposta che una parte consistente del variabile sia dato ai gestori in quote del fondo o della società di gestione).

I cantieri della Ucits IV
Mentre a Bruxelles si lavora per la nuova normativa, nei 27 Paesi dell’Unione l’industria e i regolatori sono alle prese con l’implementazione della Ucits IV che interessa oltre 30 mila fondi ed entrerà in vigore il 1° luglio. Come si legge in una nota di Andy Pettit, direttore della ricerca strategica di Morningstar Europe, il Lussemburgo è stato il primo a mettersi in regola, mentre altre nazioni come la Francia e il Regno Unito stanno pensando a come attrarre le società di gestione con proposte concorrenti a quelle di Lussemburgo e Dublino. (In Italia, il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha lanciato una proposta simile per Milano, durante il suo intervento al Salone del risparmio).

In effetti, sono molti gli attori coinvolti dalla Ucits IV. Le società di gestione dovranno introdurre il Kiid (Key investor information document) in sostituzione del prospetto semplificato. Per i fund manager dei fondi monetari, il 1° luglio inizierà il periodo di sei mesi entro il quale dovranno adeguarsi agli standard introdotti dall’Esma (l’autorità di vigilanza europea) per questi strumenti. In particolare le nuove regole riguardano i titoli che possono essere inseriti in portafoglio. Infine, anche le “Consob” del Vecchio continente dovranno coordinarsi e semplificare il processo di notifica per i comparti venduti in più Paesi. 

Non solo fondi comuni
Se per i fondi “armonizzati” si prospetta un periodo di continui aggiustamenti normativi, il mondo degli hedge non può dormire sonni tranquilli, perché è in arrivo la direttiva sugli alternativi (Alternative investment fund management directive, Aifmd) che dovrebbe entrare in vigore nel 2013. In più, la Commissione ha chiuso recentemente le consultazioni sulla proposta di regolamentazione dei prodotti strutturati e delle polizze, sempre in nome di una maggior tutela degli investitori.

C’è chi dice che tutto questo interventismo sia eccessivo e chi necessario. Ma il vero punto è: “Fino a che livello di dettaglio deve arrivare la normativa?”. Gli scandali degli ultimi anni e l’opacità di molti prodotti ci inducono a pensare che una maggior rigorosità possa servire in alcuni ambiti (ad esempio, quello degli strutturati), ma, come dice il detto, “il troppo stroppia”.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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