I bond parlano di ripresa globale

Gli investitori abbandonano le obbligazioni per comprare azioni e junk. Il nord Africa suggerisce prudenza.

Marco Caprotti 28/02/2011 | 15:26
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La ripresa mondiale sta diventando sempre più concreta. A indicarlo, secondo gli analisti, è l’andamento del mercato obbligazionario governativo. L’indice Citi del settore nell’ultimo mese (fino al 25 febbraio e calcolato in euro) ha perso lo 0,11%, portando a -2,3% la performance da inizio anno. In pratica, stanno diminuendo gli investitori che comprano bond per coprirsi da eventuali tempeste del mercato azionario. L’indice Global Broad Market elaborato da Bank of America Merrill Lynch (BofAML, che copre l’andamento di oltre 19mila titoli di debito government e corporate), ha toccato in questi giorni il minimo da giugno del 2008.

Il mercato crede nella crescita
“Studiando i grafici nel dettaglio salta all’occhio un fenomeno interessante”, spiega una nota di Morningstar. “Gli operatori stanno abbandonando le obbligazioni degli emittenti che hanno il rating più alto come quelle americane o quelle di Microsoft e stanno mettendo in portafoglio i debiti più rischiosi. Erano almeno otto anni che non si vedeva una strategia di questo tipo”. Un rally dei titoli di debito si è registrato settimana scorsa, quando la situazione di tensione in nord Africa e diventata incandescente. Tuttavia, da agosto i prezzi sono scesi del 3,5%, mentre l’indice Msci World, nello stesso periodo, è cresciuto del 24%.

“Gli investitori sono rassicurati dai dati sulla produzione che escono nei maggiori mercati mondiali che li spingono a puntare sull’equity”, continua la nota. Negli Stati Uniti l’indice elaborato dall’Institute for Supply Management Factory ha gennaio è arrivato a 60,8, il livello più alto da maggio del 2004. La Cina, intanto, nei gironi scorsi ha annunciato che la produzione manifatturiera nel 2010 è salita del 13,5%. E grazie alla corsa della Germania, l’Europa a febbraio ha avuto il periodo migliore degli ultimi quattro anni. Più in generale, secondo uno studio del Fondo monetario internazionale, il Pil mondiale quest’anno dovrebbe migliorare del 4,22% per poi passare al 4,54% nel 2012.

Più junk in portafoglio
La crisi dei bond non sembra aver toccato i cosiddetti junk bond (spazzatura). I titoli che hanno un rating al di sotto di Baa3 da parte dell’agenzia Mooy’s e meno di BBB- da parte di Standard&Poor’s da inizio anno in termini di prezzo hanno guadagnato il 3,48%. Si tratta del miglior risultato dal 2003 quando, nello stesso periodo di tempo, avevano fatto segnare +3,89%. Sempre dai primi di gennaio i rendimenti dei junk sono scesi fino al minimo del 7,29% fatto registrare il 22 febbraio. 

L’effetto nord Africa
Per quanto riguarda i mesi a venire gli operatori stanno tenendo sotto osservazione la situazione nelle zone calde dell’Africa. “Se la crisi dovesse continuare, diffondendosi anche nei Paesi vicini, un ulteriore incremento dei prezzi del petrolio sarebbe quasi certo. Se, invece, la situazione libica dovesse migliorare lasciandosi il peggio alle spalle, potremmo aspettarci una graduale riduzione del valore del barile”, dice una nota di Andreas Riegler, gestore del team Global Fixed Income di Raiffeisen Capital Management. “Considerata l’importanza dei prezzi dell’oro nero per l’economia ci aspettiamo che la percezione del rischio da parte degli investitori peggiori nel breve termine. Questa sarebbe una cattiva notizia per i prodotti come le obbligazioni corporate e il debito dei Paesi emergenti che, nel breve termine, tenderanno a sottoperformare. In sintesi, crediamo che sia necessario adottare un approccio più conservativo negli investimenti in generale, ancor più in questo momento”.  

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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