Al pharma fa male il 2011

Dopo i bilanci deludenti, quest'anno il settore farà i conti con la riforma sanitaria e la scadenza di molti brevetti. Gli investitori cercano le M&A.

Marco Caprotti 09/02/2011 | 16:18
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E’ partito con il piede sbagliato l’anno del comparto farmaceutico. L’indice Msci del settore nell’ultimo mese (fino all’8 febbraio e calcolato in euro) ha perso il 3,2%. Sul pharma, spiegano gli operatori, pesano diversi fattori. Il primo è la sua caratteristica anticiclica che lo fa finire in un cono d’ombra nei momenti in cui la Borsa tira. Poi c’è la riforma sanitaria americana, che fino a quando non entrerà a regime, aumentando il numero dei pazienti che hanno diritto all’assistenza e compensando in questo modo il calo dei profitti dovuto all’abbassamento dei prezzi, preoccupa gli investitori.

Risultati deludenti
A questo scenario si aggiungono i risultati di bilancio (presenti e stimati) che non stanno entusiasmando gli operatori. “Le grandi aziende del farmaco si stanno preparando a risultati in ribasso nel 2011”, spiega una nota di Morningstar. “Oltre che con le incognite della riforma sanitaria devono fare i conti anche con la scadenza di molti brevetti che aprirà il mercato di prodotti di valore ai generici”. Il 2010, comunque, non si farà ricordare con piacere. Bristol-Myers Squibb e la svizzera Novartis, ad esempio, non sono riuscite a raggiungere i risultati attesi dagli analisti. Il gruppo elvetico, in particolare, viene accusato dagli operatori di non aver saputo capitalizzare i guadagni realizzati grazie alla vendita del farmaco contro l’influenza suina che aveva spaventato il mondo intero. La società, tuttavia, è sicura di poter recuperare posizioni grazie ai mercati emergenti.

Eli Lilly nel quarto trimestre ha registrato un utile di 1,17 miliardi di dollari, sforando per un pelo il risultato atteso dal mercato. Il gruppo, tuttavia, ha già avvertito che la riforma sanitaria e la scadenza di alcuni brevetti (fra cui il best seller antipsicotico Zyprexa) quest’anno faranno perdere 500 milioni di dollari al fatturato. E’ andata meglio a Procter & Gamble che può contare su un’offerta diversificata fra farmaci e prodotti per la casa che, grazie all’allargamento sui mercati in via di sviluppo, nel 2010 ha visto crescere i profitti del 10% rispetto al 2009.

A caccia di M&A
Alla ricerca di un valido motivo per interessarsi all’healthcare, gli investitori potrebbero iniziare a guardare alle fusioni e acquisizioni nel comparto. A dare un nuovo impulso a questo tipo di operazioni straordinarie, secondo gli analisti, potrebbe essere l’operazione appena chiusa con cui Kindred Healthcare si è portata a casa per 877 milioni di dollari in contanti, la concorrente RehabCare Group. “I matrimoni potrebbero essere una risposta sensata agli sforzi dei governi per abbassare i costi dei servizi sanitari”, dice il report di Morningstar.

Fra le società che in un futuro prossimo potrebbero entrare nell’orbita di un gruppo più grande, il mercato indica Emergency Medical Services (servizi di ambulanza) e HealthSouth (riabilitazione). A confermare che l’ondata di M&A sta montando, il gruppo farmaceutico Teva ha appena comunicato di essere pronta a un’acquisizione simile a quella che l’anno scorso l’ha portata a comprare la tedesca Ratiopharm per 3,63 miliardi di euro.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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