Etf, una competizione leale

La forte crescita del mercato lascia spazio a nuovi player. Ma la strada dello sviluppo passa dal rispetto delle regole di trasparenza e liquidità.

Sara Silano 07/02/2011 | 14:05
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L’industria europea degli Etf (Exchange traded product) è concentrata nelle mani di tre emittenti (iShares, Lyxor asset management e db x-trackers), che hanno oltre il 70% del mercato (dati BlackRock). Seguono, distaccati, gli altri player, 36 in tutto. Dunque, i giochi sono fatti o c’è spazio per nuovi operatori?

Se si guarda ai tassi di crescita del 2010 e alle previsioni per gli anni futuri, le opportunità non mancano. Nel 2010, il patrimonio gestito è aumentato del 25,2%, contro il +0,8% dell’Msci Europe. Questo significa che a trainare è stata la raccolta prima ancora che le performance dei mercati finanziari. Le stime parlano di un incremento a due cifre anche nel 2011. David Gardner, responsabile iShares Emea, si spinge oltre, parlando di un trend di sviluppo che proseguirà per almeno tre-cinque anni.

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I fattori-guida della crescita sono diversi. Innanzitutto, gli investitori utilizzano sempre più gli Etf per tutte le esigenze di portafoglio, non solo per accedere a classi di attivo o aree geografiche difficilmente raggiungibili. Lo prova il fatto che questi strumenti sono diventati un indicatore-chiave del cambiamento di sentiment sui mercati. Nel 2010, la raccolta degli azionari che replicano indici di mercati sviluppati ed emergenti è stata maggiore rispetto a quella del reddito fisso. E tra gli obbligazionari, c’è stato uno spostamento verso i titoli più rischiosi (high yield). Per Gardner, il crescente uso degli Etf, per molteplici impieghi, sarà un driver fondamentale di espansione dell’industria.

Innovare nel rispetto delle regole
Un secondo fattore-guida è rappresentato dall’innovazione. In questo campo, c’è più spazio per i nuovi operatori, non solo perché ci sono nicchie non ancora coperte, ma anche perché il “prodotto” può evolversi, come insegna l’esperienza americana. E’, però, fondamentale, come sottolinea Gardner, che non si perdano le caratteristiche specifiche degli Etf che ne hanno sancito il successo. Dunque, non deve solo essere la domanda a determinare l’aumento dell’offerta, ma anche il rispetto dei requisiti essenziali, quali la liquidità e la trasparenza.

Il ruolo della distribuzione
Un terzo fattore-guida della crescita, sul quale c’è ancora molta strada da fare, è rappresentato dai canali distributivi. Negli Stati Uniti, gli Etf si sono diffusi prima tra gli investitori istituzionali, perché quelli retail non avevano accesso, poi sono aumentate le piattaforme e i supermercati online che li offrivano, i broker hanno adottato strategie di marketing più attive e i consulenti indipendenti hanno cominciato a consigliarli agli investitori. In Europa, questo processo è agli inizi e probabilmente ci vorranno due o tre anni perché entri a regime.

Fair play
Molto dipenderà anche dalla regolamentazione, che è in fase di evoluzione. Tutti gli sforzi nella direzione di una maggior trasparenza possono portare un beneficio all’industria e metterla al riparo da comportamenti che potrebbero danneggiarla, come l’opacità sui portafogli o il non fornire i prezzi in tempo reale. Per Gardner (e noi condividiamo), il fair play è una questione fondamentale perché il mercato possa continuare a crescere. Altrettanto importante è che sia sempre più chiara la distinzione tra ciò che l’investitore paga rispettivamente per il prodotto, l’acquisto e la consulenza; tre voci che remunerano differenti servizi.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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