La competizione rimane impari

Il documento di consultazione della Commissione europea su prodotti d’investimento è lacunoso su pensioni e modalità di vendita dei prodotti.

Valerio Baselli 22/12/2010 | 10:05
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Lo scorso 26 novembre la Commissione europea ha emesso il documento di consultazione sui Prip, acronimo di Prodotti d’investimento preassemblati. La normativa si pone come scopo di riequilibrare gli obblighi informativi a cui tutti gli strumenti finanziari devono provvedere. Infatti, le  Sgr (società di gestione del risparmio), che producono fondi d’investimento e prodotti assimilati, si sono sempre lamentate del fatto che altri strumenti molto meno trasparenti in materia di commissioni vengano venduti senza che questa discrepanza di trattamento sia chiaramente percepita dai risparmiatori.

Tutti contenti quindi? Non proprio. “A mio giudizio il raggio d’azione della direttiva è meno ambizioso di quanto avrebbe potuto essere e questo è davvero deludente, considerando che si è dibattuto molto sulla normativa negli ultimi mesi”, ha commentato Peter Grimmett, responsabile dello sviluppo normativo dei fondi per M&G Investments, in una nota.

Asimmetria di trattamento
Il nodo del problema è semplice: da tempo le Sgr sostengono che i prodotti d’investimento retail in competizione tra loro, dagli Ucits alle polizze unit linked, ai fondi pensione e i prodotti bancari strutturati, non sono in competizione “ad armi pari” all’interno dell’Unione europea. “Sono anche presenti incongruenze sugli obblighi informativi all’investitore”, prosegue Grimmett. “Da una parte ci sono gli Ucits, prodotti fortemente regolati, con elevati obblighi informativi. Inoltre, da luglio 2011 la direttiva Ucits IV introdurrà nuovi obblighi informativi nella forma di un documento di sintesi di facile consultazione, il KIID – Key Investor Information Document. Dall’altra, esistono prodotti retail caratterizzati da poca trasparenza su costi, commissioni, livello di rischio e così via”.

La consultazione della Commissione è un tentativo di rimediare a questa competizione impari, ma secondo Grimmett non affronta il problema in modo adeguato, né darà una risposta a come la vendita di questi prodotti possa essere regolata da un’unica direttiva armonizzata.

Il nodo pensioni
L’aspetto che forse ha maggiormente colpito riguarda la previdenza. La pensione è uno degli impegni più onerosi per gli investitori, eppure questi prodotti non sono ad oggi inclusi nel raggio d’azione della proposta di direttiva. “Non mi convince il fatto che il ritardo nell’affrontare la vendita dei prodotti previdenziali ai risparmiatori europei venga giustificato semplicemente dicendo che esistono molte altre iniziative in atto in questo ambito. Gli investitori non dovrebbero essere costretti ad aspettare degli anni per avere informazioni chiare e sintetiche sulla natura di tali strumenti d’investimento, specialmente perché nessuno è in grado di stabilire quando la complessa normativa previdenziale paneuropea sarà ultimata, se mai lo sarà”.

Un altro elemento di disappunto è che il documento si proponga di affrontare in modo armonizzato solo l’area degli obblighi informativi e non quella sulle modalità di vendita, con conseguente moltiplicazione delle normative a discapito della trasparenza.

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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