Etf strutturati, serve più trasparenza

Gli investitori dovrebbero conoscere le controparti swap, la composizione del paniere collaterale e ogni quanto gli swap vengono ristabiliti.

Hortense Bioy, CFA 05/08/2010 | 10:49
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Da quando la crisi del credito ha scosso la finanza globale nel 2007-2008, gli investitori sono divenuti sempre più dubbiosi verso i prodotti che utilizzano derivati. Gli Etf swap-based non fanno eccezione. Le due critiche più frequenti verso i replicanti sintetici riguardano la loro complessita e la loro mancanza di trasparenza. In questo articolo, cercheremo di fare luce su alcuni rischi legati al loro utilizzo.

Cos’è un Etf Swap
A differenza di un Etf classico, i replicanti sintetici non acquistano direttamente i titoli che costituiscono l’indice sottostante. Invece, possiedono un paniere di titoli (detto “paniere collaterale”), i quali sono di norma slegati dall’indice che replicano e a cui gli investitori potrebbero ricorrere in caso di fallimento dell’emittente. Gli emittenti di Etf sintetici, normalmente, accendono un contratto swap in cui forniscono la performance del paniere collaterale contro la performance dell’indice da replicare. La controparte swap è di norma una banca d’affari.

Questo tipo di struttura (nata in Usa) è ormai ampiamente utilizzata anche in Europa, in quanto riduce fortemente il tracking error e garantisce anche costi più bassi. Infatti, ad oggi gli Etf sintetici sono in numero superiore agli Exchange traded fund che utilizzano la replica fisica, anche se questi ultimi gestiscono un patrimonio superiore, almeno in Europa. Nonostante gli Etf sintetici presentino numerosi vantaggi, i rischi ad essi legati non devono essere sottovalutati.

Bilanciare i danni potenziali
Nel contesto della replica sintetica, il “rischio di controparte” indica la possibilità che l’emittente dello swap non onori i suoi obblighi. In base alla normativa Ucits III, questo rischio è limitato al 10%, il che significa che l’emittente dell’Etf o la controparte swap devono fornire un ammontare collaterale pari almeno al 90% del Net asset value (Nav) dell’Etf. Il paniere di titoli collaterali è rivalutato ai prezzi di mercato su base giornaliera al fine di assicurare che il suo valore non scenda al di sotto della soglia legale. In pratica, ogni emittente di Etf mantiene una soglia minima di sicurezza, che varia da provider a provider, ma che deve essere come minimo pari al 90% del valore netto del replicante.

Tutti gli emittenti hanno un valore minimo di copertura prestabilito. Ogni volta che il paniere collaterale scende sotto ad esso, il provider annulla il contratto swap e chiede alla controparte di fornire maggiore copertura (attraverso liquidità o altri titoli). Azzerando gli swap l’esposizone al rischio di controparte si elimina e il valore del paniere collaterale torna ad essere pari al 100% del Nav.

È opportuno notare come i limiti minimi prestabiliti cambino a seconda delle varie asset class. Ad esempio, i fondi a reddito fisso presentano soglie più basse dei fondi azionari, perchè sono meno volatili. Ovviamente, più è alta la soglia minima (per legge ricordiamo che è il 90%) più l’investimento è protetto in caso di default della controparte.

Qualità del collaterale e frequenza negli annullamenti degli swap
Il livello di “collaterizzazione”, o di copertura, non è l’unico parametro che dovrebbe essere preso in cosiderazione. Entrano in gioco vari aspetti, tra cui la qualità del paniere collaterale e la frequenza con cui un emittente annulla i vari swap. Il paniere entrerà in gioco solo se la controparte fallisce. In questa ipotesi, l’emittente dell’Etf dovrà velocemente liquidare i titoli del paniere collaterale, che dovrebbero essere scorrelati dall’indice replicato. Ecco perchè, di norma, i panieri sono composti da titoli molto liquidi, come le blue chip, e preferibilmente scambiabili allo stesso fuso orario del mercato in cui è quotato l’Etf.

Gli emittenti di Etf sintetici hanno definito diversi criteri per stabilire che tipologia di titoli accettare nei panieri collaterali. Alcuni, infatti, sono più conservativi di altri. Per esempio, Amundi e Lyxor detengono solo titoli azionari europei, mentre Source e Db X-Trackers accettano anche azioni giapponesi. Il principale problema dei titoli asiatici è che potrebbero essere non scambiabili in tempo, a causa del diverso fuso orario con l’Europa.

Tutti gli emittenti europei, tranne Etf Securities, forniscono lo snapshot (cioè la scheda sintetica) del paniere collaterale periodicamente. Etf Securities, invece, fornisce la scheda del paniere indicando solo le restrizioni ad esso che le controparti accettano. Come risultato, gli investitori non conosco il numero di controparti coinvolte (se due o quattro). Noi pensiamo che ci dovrebbe essere più trasparenza e che gli investitori dovrebbero essere a conoscenza della composizione del paniere e dei nomi delle varie controparti.

Un altro fattore a cui conviene prestare attenzione è la frequenza dei vari reset dei contratti swap. Lo swap viene annullato in tre casi: quando si raggiunge la soglia minima di copertura, ogni volta che avviene un riscatto o una sottoscrizione, oppure periodicamente. Resettare lo swap significa annullare il rischio controparte, quindi più è frequente più è alta la protezione per gli investitori, anche se questo fa aumentare i costi.

C’è spazio per una maggiore trasparenza
In conclusione, tutti i principali emittenti di Exchange traded fund hanno Etf sintetici; perfino iShares, famoso per la replica fisica, offre 19 Etf swap-based sulla piattaforma di Monaco. Una replica più fedele e un accesso a diverse asset class sono i vantaggi principali. Tuttavia, gli investitori devono comprendere il rischio controparte insito nel contratto swap e determinare il livello di rischio accettabile per loro.

Perciò, hanno bisogno di conoscere le politiche di gestione. Nella maggior parte dei casi, pensiamo che le informazioni fornite dai provider non siano sufficienti per formulare decisioni d’investimento pienamente consapevoli. Pensiamo che gli emittenti di Etf debbano essere completamenti trasparenti. Gli investitori non dovrebbero essere costretti a chiamare o mandare una e-mail per richiedere informazioni sul paniere collaterale. Dati come i nomi delle controparti, la composizione del paniere e la frequenza dei reset dovrebbero essere sempre disponibili.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Hortense Bioy, CFA

Hortense Bioy, CFA  è responsabile della ricerca sulle strategie passive e sostenibili in Europa per Morningstar

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