I costi bassi sono più smart

Gli Etf hanno commissioni più basse dei fondi attivi. Ma conta anche la liquidità.

Ben Johnson 24/05/2010 | 10:46
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Minimizzare i costi è uno dei modi più efficaci per ottenere performance superiori rispetto alla media. La cosa più interessante è che tale aspetto è controllabile dall’investitore, mentre non lo sono, ad esempio, i trend delle Borse o gli shock di mercato.

I costi di gestione legati all’investimento sfidano la logica economica convenzionale. Un fondo caro è improbabile che riesca ad avere una resa superiore rispetto a un’offerta più economica, mentre ci aspettiamo che una Ferrari batta facilmente una Peugeot. Confrontando due opzioni d’investimento – una con un indice di spesa annuo (Ter) dell’1,5% e l’altra dello 0,25% – la sola certezza è che investendo nel primo dovrò pagare un costo superiore dell’1,25%. 

Tutti gli studi effettuati finora hanno mostrato che i fondi che fanno pagare maggiori fee tendono ad avere risultati inferiori rispetto a quelli più economici. Infatti, il Ter è l’unico elemento in grado di prevedere in modo valido le performance future del fondo – più dei risultati storici e del Morningstar rating (sebbene la combinazione, bassi costi e buon rating, si sia dimostrata ottima). Sia che si investa in azioni sia in obbligazioni, in società a grande o piccola capitalizzazione, i fondi caratterizzati da bassi costi hanno ripetutamente registrato risultati superiori rispetto ai concorrenti più cari. 

Gli Etf sono più economici
Una delle caratteristiche più interessanti degli Etf è l’economicità. Il Ter medio degli azionari europei è dello 0,37%, rispetto allo 0,87% dei fondi indicizzati e all’1,75% dei fondi attivi. Queste differenze sono considerevoli nel breve periodo, ma ancora di più nel lungo. Facciamo un esempio.

Ipotizziamo di avere un patrimonio di 10.000 euro che possiamo investire in tre diversi strumenti: un Etf che presenta un Ter dello 0,37%, un fondo indicizzato (0,87%) e un fondo attivo (1,75%). Per semplicità, ignoriamo i costi di transazione e le tasse, ipotizzando che tutte e tre le soluzioni d’investimento producano un rendimento annuale costante dell’8% al lordo delle spese. Dopo dieci anni, il valore dell’Etf sarà pari a 20.861 euro, mentre il comparto indicizzato si attesterà a 19.912 euro (il 4,5% in meno). Infine, il fondo attivo avrà un valore del 12% inferiore rispetto al replicante (18.335 euro).

La divergenza cresce all’aumentare dell’orizzonte temporale. Dopo 30 anni mantenendo le stesse ipotesi di partenza, il valore totale delle tre soluzioni sarà rispettivamente pari a 90.783, 78.947 e 61.641 euro. Nel corso di tre decenni la differenza tra i due casi estremi è del 32%. 

Dunque, tenere i costi sotto controllo fa bene al portafoglio. Considerando che i gestori più attivi tendono nel tempo a sotto-performare i loro benchmark, replicare il rendimento di un indice attraverso un Etf a basso costo è la scelta migliore per gli investitori con orizzonte di lungo termine.

Qualche esempio
In Europa, ci sono più di 1.000 Etf tra cui scegliere. Di seguito riportiamo alcune delle offerte più economiche.

db x-trackers DJ Euro Stoxx50 Etf. Con un Ter dello 0% non ha costi di gestione. Questo strumento, che replica l’andamento dei mercati azionari europei, utilizza contratti swap emessi da Deutsche Bank, il che permette al trading desk della banca tedesca maggiore flessibilità nell’ottenere un ritorno dai titoli in portafoglio e la condivisione di questi benefici con i sottoscrittori. L’utilizzo di swap espone i sottoscrittori al rischio di controparte, tuttavia il fondo accantona somme in garanzie collaterali per evitare il problema.

Come lo stesso indice, il replicante risulta molto esposto nei confronti dei finanziari (circa 31%), con Banco Santander, Bnp Paribas e Bbva tra i maggiori 10. Questo strumento è quotato su Borsa Italiana, Euronext Paris, Swiss Exchange, London Stock Exchange e Deutsche Börse.

iShares Ftse 100. Non vanta le minori commissioni di gestione tra i replicanti del benchmark azionario britannico (presenta un Ter dello 0,4%, mentre diverse offerte concorrenti hanno lo 0,3%). Tuttavia, è il più grande e liquido, il che si traduce in minori costi di transazione, che possono essere maggiormente importanti rispetto a piccole differenze a livello di Ter. Il Ftse è esposto molto sui finanziari e sulle risorse di base che costituiscono circa il 56% dell’indice. Il replicante è quotato su London Stock Exchange, Borsa Italiana, NYSE Euronext Amsterdam e Chi-X.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Ben Johnson  Ben Johnson è director of global exchange-traded fund research di Morningstar.

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