Etf, partire con il piede giusto

Hanno rivoluzionato l’industria degli investimenti. Presentano punti di forza, ma anche di debolezza.

Bradley Kay 09/04/2010 | 09:51
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La popolarità degli Etf (Exchange traded fund) è in crescita così come la loro complessità. Per dare agli investitori una fonte indipendente di dati e analisi, come già avviene per i fondi, Morningstar ha creato un nuovo team dedicato alla ricerca sugli Etf europei.

I replicanti sono un veicolo d’investimento relativamente recente. Hanno la caratteristica di essere fondi comuni d’investimento negoziati in Borsa. I primi Etf lanciati negli Stati Uniti e in Europa erano fondi passivi, indicizzati ai benchmark azionari più diffusi. In questo modo, per gli investitori è diventato possibile puntare su un intero paniere attraverso un solo fondo. Successivamente, sono nati strumenti con sottostante i lingotti d’oro, che hanno permesso di diversificare il portafoglio in un’ottica difensiva a un costo inferiore all’acquisto e conservazione del metallo giallo. Oggi l’offerta è ampia e comprende gran parte delle asset class del mercato dei capitali: le azioni europee, le obbligazioni societarie, i mercati emergenti, i futures, ecc. 

I vantaggi
Il principale punto di forza è rappresentato dagli oneri contenuti. Gli Etf tendono a seguire passivamente gli indici di mercato, per cui gli emittenti non devono sostenere gli ingenti costi per un team di gestori e analisti che sono tipici di una società di gestione. Inoltre, non necessitano di sistemi di back-office, per trattare gli acquisti e le vendite che avvengono durante la giornata, in quanto sono fondi quotati e possono contare su un ristretto gruppo di market makers, che mantengono in via continuativa la liquidità. Questi meccanismi semplificano notevolmente le operazioni di gestione e negoziazione degli Etf e permettono ai privati di comprarli a costi che in passato riuscivano ad ottenere solo le grandi istituzioni, come i fondi pensione e le società di assicurazione.

Gli Etf presentano anche il vantaggio di garantire un facile accesso a classi di investimento, che in passato potevano essere acquistate solo dagli istituzionali, come ad esempio le obbligazioni sui mercati emergenti o in valuta.  Inoltre, diversamente dai fondi comuni gestiti attivamente, gli Etf sono replicanti passivi, per cui quello che si compra oggi sarà lo stesso che si deterrà domani.

I replicanti hanno indubbi vantaggi, ma questo non vuol dire che siano adatti sempre e a tutti i portafogli nello stesso modo. In alcuni casi, sul lungo termine, possono rivelarsi meno redditizi rispetto alle buone e vecchie obbligazioni e azioni. Nelle mani di un investitore coscienzioso, però, gli Etf aprono una vasta gamma di nuove opportunità strategiche per integrare un portafoglio bilanciato.

Le differenze rispetto ai fondi tradizionali
Il fatto che gli Etf siano negoziati in Borsa rappresenta una differenza sostanziale rispetto ai fondi comuni d’investimento tradizionali. Gli acquisti e le vendite avvengono quasi all’istante, cosicché gli investitori sanno precisamente quale prezzo pagano per la sottoscrizione, senza dover aspettare la fine della giornata. Come per le azioni, esiste un costo di negoziazione, che va a remunerare l’intermediario, ossia il soggetto che permette l’acquisto e la vendita di quote.

Gli Etf differiscono anche dai fondi chiusi (ad esempio quelli immobiliari) quotati in Borsa, perché possono emettere e riscattare continuamente le azioni, senza correre il rischio di quotare eccessivamente a sconto a causa dello scostamento tra il prezzo di Borsa e il valore del sottostante. Infatti, se il prezzo di negoziazione di un Etf differisce sensibilmente dal paniere di riferimento, perché gli investitori lo stanno vendendo, allora interviene lo specialist, una società che ha il compito di mantenere certe quantità minime in acquisto e in vendita. Il processo inverso vale in caso di quotazioni eccessivamente a premio.

I punti deboli
Come tutti gli strumenti finanziari, anche gli Etf hanno punti deboli. In particolare, è bene prestare attenzione a quelli che impiegano derivati o strategie più sofisticate (ad esempio vanno a leva o corti), perché sostengono un rischio di controparte. Inoltre non bisogna sottovalutare i costi di negoziazione: in alcune circostanze possono renderli più cari rispetto ai fondi comuni d’investimento.

Morningstar è convinta che gli Etf forniscano agli investitori privati un potente strumento per essere allo stesso piano delle grandi istituzioni, sia a livello di offerta sia di costi. Il nuovo team europeo di ricerca aiuterà gli investitori a comprendere ed utilizzare questi strumenti in modo profittevole con articoli e analisi che saranno pubblicati con regolarità sul sito italiano e su quelli europei.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Bradley Kay  Bradley Kay is Director of the European ETF Research team.

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