Decidere da quale parte stare non è facile. Gli ultimi dati dell’Unione europea mostrano che il tasso di disoccupazione di Eurolandia a novembre si è assestato al 10%, il livello più alto da quando è stata introdotta la moneta unica nel 1999. La maglia nera va alla Spagna con il 14,9%, mentre la più virtuosa è l’Olanda con il 3,9%. Chi vede rosa preferisce invece concentrarsi sugli ultimi numeri forniti da Eurostat, secondo cui l’area Euro, alla fine del 2009, è finalmente riuscita ad uscir
e dalla recessione. Nell’ultimo trimestre dell’anno scorso, infatti, il Pil della regione è cresciuto dello 0,4% rispetto ai tre mesi precedenti e dopo cinque periodi consecutivi di contrazione. A guidare la carica è stata la Germania con il suo +0,7%, mentre in coda resta la solita Spagna ancora alle prese con gli effetti dello scoppio della bolla immobiliare (la stessa che sta pesando sull’occupazione).
Sul fronte corporate, intanto, si inizia a guardare qualche numero di bilancio. I primi a fornirli sono le catene di grande distribuzione che possono già fare un primo bilancio dopo le vendite natalizie. Il colosso inglese Tesco ha comunicato che, nelle sei settimane chiuse il 9 gennaio, ha registrato una crescita del fatturato vicina al 5% nei supermarket aperti da almeno un anno. Si tratta del risultato migliore degli ultimi tre anni e, secondo gli analisti, anche di un buon segnale per quanto riguarda la ripresa generale dei consumi. L’aumento del volume d’affari, infatti, è stato guidato dagli acquisti per prodotti di alto livello. Indice che, almeno gli inglesi, stanno ricominciando a spendere. La spagnola Telefonica, invece, dovrà fare i conti con la decisione del Venezuela di svalutare del 50% la moneta locale. Una decisione che, secondo alcune analisi, potrebbe costare al gruppo iberico la metà dei 2 milioni di dollari che sperava di rimpatriare dal mercato sudamericano e che renderà più difficile raggiungere gli obiettivi previsti per il 2010.
In Grecia, nel frattempo, è arrivata una squadra del Fondo monetario internazionale per aiutare il Paese ad uscire dal rischio di bancarotta nel quale era caduto prima di Natale. La visita servirà al primo ministro George Papandreou per affinare il piano con cui conta di convincere l’Unione europea che è in grado di ridurre il deficit nazionale entro il limite del 3% nel 2012.
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