Un po' di Balsamo di tigre per il pharma

Il comparto nell'ultimo mese ha tenuto, non solo grazie all'infuenza A. E guarda in Cina.

Marco Caprotti 28/05/2009 | 16:09
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C’è fermento nel comparto farmaceutico. L’indice Msci del settore nell’ultimo mese (fino al 28 maggio e calcolato in euro) ha guadagnato più del 4%. Ma la performance, spiegano gli analisti, è solo in parte imputabile alla grande paura per l’influenza suina che ha spinto molti investitori a sfruttare la situazione lanciandosi sull’healthcare.

Da qualche settimana, infatti, il mercato sta assistendo a manovre di posizionamento che, nel lungo termine, sperano possano dare buoni risultati. L’australiana Cls, per esempio, sta cercando di portare a termine l’acquisizione dell’americana Telecris Biotherapeutics. Se l’operazione da oltre 3 miliardi di dollari andasse in porto, il nuovo gruppo sarebbe leader mondiale nel segmento dei prodotti legati al plasma sanguigno (un mercato da 15

miliardi di dollari l’anno). L’operazione, in realtà, ha incontrato l’opposizione della Federal Trade Commission Usa. Ma il gruppo australiano si è detto disposto ad apportare i correttivi richiesti dalle normative antitrust americane e, eventualmente, a discutere la questione davanti a un tribunale.

Nel frattempo, la francese Sanofi-Aventis sta cercando di comprare dall’americana Exelixis, i diritti su alcuni farmaci sperimentali per la cura contro il cancro. Per ottenerli è disposta a sborsare fino a 1 miliardo di dollari più una parte di royalties se uno o più trattamenti dovessero rivelarsi efficaci. Ma l’America sta diventando terra di conquista soprattutto per gli indiani e per i loro farmaci generici (prodotti i cui diritti di produzione non sono più esclusiva dei colossi che li hanno studiati e creati). Ranbaxy Laboratories, ad esempio, sta cercando di ottenere dalla Food&Drug Administration (l’organismo che vigila sul comparto farmaceutico ed alimentare) il permesso di commercializzare alcuni farmaci. Più in generale, secondo un’analisi di Oxford Analytica le esportazioni negli Usa di farmaci non “griffati” da parte dell’India stanno crescendo a un ritmo del 46% l’anno.

E secondo gli analisti, il futuro del settore è sempre di più spostato verso Oriente. Soprattutto dopo che, nelle settimane scorse, Pechino ha annunciato un imponente piano di riforma del servizio sanitario. L’obiettivo è quello di portare una clinica medica in ogni villaggio e un ospedale in ogni regione entro il 2011. Costo dell’operazione: l’equivalente di 87 miliardi di euro. E sarebbe solo l’inizio. Il Paese, infatti, deve fare i conti con il crescente invecchiamento dei suoi abitanti. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità l’età media dei cinesi si sta avvicinando ai 35 anni, mentre gli over 60 saranno il 20% della popolazione entro il 2015 (nel 1990 rappresentavano il 10%). Tutto questo porterà ad un aumento della richiesta di strutture mediche e, più in generale, di farmaci.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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