Materie prime, la bolla sta per scoppiare?

Se gli hedge cambiassero idea o se i prezzi continuassero ad aumentare, la corsa delle commodity potrebbe finire.

Marco Caprotti 15/07/2008 | 15:57
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La bolla delle materie prime rischia di scoppiare. L’allarme viene lanciato dagli analisti, secondo cui è arrivato il momento di essere cauti quando si inseriscono commodity nel portafoglio. I primi segnali di rallentamento del comparto sono evidenti: l’indice Gsci di settore, che da inizio anno (e calcolato in euro) ha guadagnato il 31,7%, nell’ultimo mese (fino al 15 luglio) ha registrato un progresso dello 0,48%. E questo nonostante il prezzo del petrolio abbia fatto segnare nuovi record.

“L’idea di aggiungere altre materie prime nei portafogli sta tentando sempre più investitori”, scrive in uno studio Christine Benz, analista di Morningstar secondo cui, solo a maggio, i fondi legati all’energia e alle commodity sono riusciti a raccogliere 4 miliardi di dollari di nuovi asset.

“Del resto si tratta del tipo di investimento che dà tranquillità nei momenti di crisi del mercato immobiliare e di crescita dell’inflazione”.

Dall’inizio del 2002 fino a due mesi fa l’indice Gsci di categoria ha guadagnato, mediamente il 20% all’anno contro il +5% fatto segnare dall’S&P500. Secondo l’analista, tuttavia, dopo questa corsa è arrivato il momento di fare alcune considerazioni a mente lucida. “Divento molto nervosa quando tutti gli investitori si buttano a capofitto sulla stessa asset class”, continua il report. “Non posso fare a meno di domandarmi se ormai sia stato spremuto tutto il guadagno possibile. Ma c’è anche un altro fattore che mi preoccupa: gli hedge fund sono stati fra i maggiori scommettitori sulle commodity. Se dovessero iniziare a cambiare idea o a ritirare i loro soldi per renderli agli investitori, le fortune delle materie prime e delle società ad esse collegate potrebbero subire un rovescio. Infine, c’è da considerare che il continuo aumento dei prezzi, prima o poi, farà diminuire la domanda di energia e di altri materiali di base”.

Le stesse preoccupazioni sono state espresse da diversi money manager che hanno partecipato all’ultima Morningstar Conference di Chicago. Alcuni di quelli che hanno guadagnato di più con le materie prime, hanno deciso di intascare i profitti e investire in altri settori, come ad esempio nei farmaceutici. Dal punto di vista operativo, quindi, cosa conviene fare? “Indubbiamente le commodity rappresentano un ottimo mezzo di diversificazione” risponde Benz. “Tuttavia bisogna prima fare un attento check-up del portafoglio per capire cosa c’è dentro. Anche se un fondo non è specializzato sulle materie prime, magari ha all’interno già diverse aziende legate alle commodity perché il gestore ha deciso di seguire il trend di questi anni. Un metodo per scoprirlo è quello di verificare i rendimenti: se un portafoglio in particolare ha fatto meglio degli altri, ci sono buone possibilità che abbia seguito questa strada. Una eccessiva diversificazione, a questo punto sarebbe dannosa perché aumenterebbe in maniera incontrollabile la volatilità degli investimenti”.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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