Quali assetti per l’industria

La separazione netta delle sgr dai gruppi bancari non è la panacea di tutti i mali. In un documento di lavoro, Assogestioni ipotizza cinque modelli organizzativi anticrisi. E all’ITForum che si è svolto a Rimini la scorsa settimana, gli operatori hanno detto: è necessario recuperare la centralità dell’interesse del cliente a tutti i livelli.

Sara Silano 22/05/2008 | 14:15
Facebook Twitter LinkedIn
Nell’ultimo Bollettino economico, la Banca d’Italia dedica un breve paragrafo ai fondi, che titola: “Accelera il deflusso”, nel quale sottolinea come i riscatti siano quasi raddoppiati nel quarto trimestre rispetto al precedente, toccando sia i prodotti di diritto italiano sia gli esteri. L’istituto centrale aggiunge, inoltre, che il rendimento medio nel periodo è stato negativo per azionari e flessibili e lievemente positivo per gli obbligazionari e i monetari. Si tratta di un’ulteriore prova, se ce n’era bisogno, del fatto che la crisi del settore non è temporanea o ciclica, ma strutturale.

In attesa del prossimo incontro tra tutti gli attori presso la Banca d’Italia, Assogestioni ha pubblicato un “documento di lavoro” con le proposte sul riassetto dell’industria per superare la

crisi. Per anni, è stato additato come principale problema per i fondi italiani rispetto agli esteri lo svantaggio fiscale, legato alla tassazione sul maturato, anziché sul realizzato (cioè all’atto del disinvestimento). Un’altra ipotesi sostenuta da tempo è quella del “campo di gioco” non livellato rispetto ad altri strumenti finanziari con minori obblighi di trasparenza, che proprio per la loro opacità sono stati collocati in grande quantità e con facilità dalle banche e dalle reti.

Più recentemente, l’attenzione si è spostata sugli assetti proprietari e sull’esigenza di separare la produzione dalla distribuzione, tema molto caro al governatore della Banca d’Italia Mario Draghi. Nel documento di Assogestioni, questa soluzione non è considerata la panacea di tutti i mali; al contrario potrebbe portare al “progressivo svuotamento di funzioni strategiche, se non all’estinzione delle ‘fabbriche’ del risparmio gestito”. Inoltre, in altri Paesi europei con una struttura simile alla nostra, la crisi non è così accentuata, per cui non si può dire che tutta la questione sia riconducibile a tale aspetto.

L’associazione ipotizza cinque modelli organizzativi che considera coerenti con l’attuale struttura dell’industria italiana e che potrebbero emergere in seguito ai cambiamenti in atto nel settore. Il primo è costituito da poche sgr di grandi dimensioni con un’ampia gamma di prodotti, quotate e controllate da gruppi bancari o assicurativi ma con piattaforme distributive semi-aperte; il secondo è composto da un insieme di sgr quotate di medie dimensioni, specializzate e indipendenti, con network sia chiusi che aperti. Il terzo è rappresentato da sgr non quotate, più piccole, molto specializzate e del tutto svincolate da gruppi e, infine, gli ultimi due sono caratterizzati da sgr ancora interamente controllate da banche o assicurazioni ma con piattaforme semi-aperte o, in alternativa, chiuse.

Rispetto a scenari più radicali, che prevedono la netta e immediata separazione tra produzione e distribuzione, quello delineato da Assogestioni ha il merito di essere “realistico”, perché parte dalla condizione attuale dell’industria e tiene conto dei vincoli e delle peculiarità del sistema italiano. Al di là degli assetti societari, però, esiste un connotato che l’industria deve assumere per poter rilanciarsi e di cui si è dibattuto nel corso dell’ITForum che si è svolto la scorsa settimana a Rimini. Si tratta della centralità dell’interesse del cliente tanto a livello di fabbrica quanto di distribuzione. Questo significa che la “produzione” deve essere di qualità, così come il servizio al cliente ed è auspicabile che i processi di consolidamento in atto e le nuove disposizioni normative, a partire dalla Mifid, servano a fare un po’ di pulizia degli operatori meno performanti.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

Facebook Twitter LinkedIn

Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures