Per i gestori la discesa non è finita

Nel primo sondaggio Morningstar del 2008, scende ai minimi dal 2001 il numero di fund manager ottimisti sulle Borse mondiali.

Sara Silano 17/01/2008 | 15:42
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I gestori vedono lontana la fine della crisi finanziaria e toccano con mano ogni giorno l’indebolimento dell’economia. Il mix dei due fattori li induce al pessimismo sul futuro delle Borse o quanto meno alla prudenza. Il risultato, che emerge dal primo sondaggio 2008 di Morningstar, è un sensibile peggioramento delle previsioni per i prossimi sei mesi.

Borse alla prova della Bce

Il calo di consensi per le Borse europee dura ormai da un trimestre. A gennaio, i gestori che prevedono un rialzo sono scesi passando dal 39% di dicembre al 27,3%, la percentuale più bassa di ottimismo dal 2001, primo anno in cui è stato svolto il

sondaggio. Per contro, i pessimisti sono saliti dal 26 al 40,9%. E’ convinzione diffusa che l’intenzione della Banca centrale (Bce) di non tagliare i tassi, per mantenere sotto controllo l’inflazione, possa penalizzare i listini. Negli ultimi mesi, i mercati del Vecchio continente hanno perso più di quello statunitense e i fund manager sono convinti che l’atteggiamento dell’istituto guidato da Jean Claude Trichet sia stato la causa principale. Sul fronte degli utili aziendali, il giudizio è più ottimista: il tasso di crescita sarà minore, ma lo scenario scontato dalle Borse appare eccessivo.

Italia quasi come l’Europa

La percentuale di gestori ottimisti sull’Italia è scesa sensibilmente rispetto a gennaio, passando dal 55% di dicembre al 27,8%. Il giudizio su Piazza Affari si è allineato a quello sull’Europa, anche se i pessimisti sono un po’ meno (33%). Secondo alcuni fund manager, il calo dell’S&P/Mib è stato eccessivo (-7% nel 2007), dal momento che le banche, che rappresentano una grossa fetta dell’indice, hanno avuto uno scarso coinvolgimento nella crisi dei mutui di bassa qualità americani. Qualche preoccupazione riguarda i titoli legati all’economia domestica, anche se si spera in un impatto positivo sulla redditività aziendale della Finanziaria 2007. In generale, però, le valutazioni di diverse società risultano contenute o addirittura basse.

A Wall Street crescono i pessimisti

Per il 45,5% dei gestori, la Borsa statunitense scenderà nei prossimi sei mesi (erano il 27% a dicembre). Per contro, il 31,8% degli intervistati stima un apprezzamento (45% a dicembre). A preoccupare è l’incertezza sull’entità del rallentamento economico e sulla possibilità che gli Stati Uniti cadano in recessione. I fund manager, però, confidano sull’attivismo della Federal Reserve, che ha annunciato una politica aggressiva di taglio dei tassi di interesse. Le valutazioni sono considerate interessanti perché incorporano una crescita nulla o leggermente negativa degli utili. Inoltre, la debolezza del settore immobiliare è controbilanciata dalla forza delle esportazioni, soprattutto verso i mercati emergenti.

Fiducia ai minimi sul Giappone

Nell’ultimo mese è cambiato il sentiment sulla Borsa di Tokyo, che salirà nei prossimi sei mesi solo per il 22,7% dei gestori (erano oltre la metà a dicembre). Il 41% si attende stabilità attorno agli attuali livelli, mentre il 36,4% è pessimista. Il mercato nipponico è stretto nella morsa di un’economia anemica, di una crescita degli utili deludente (il 40% delle società ha ridotto le stime per il 2008) e di vendite sostenute da parte degli investitori esteri, che preferiscono altri listini asiatici. Uniche note positive sono le valutazioni, scese bruscamente, e un rendimento da dividendi (dividend yield) superiore a quello delle obbligazioni governative.

Obbligazioni, la curva non è più piatta

Gli investitori stanno ricominciando a domandare un premio per detenere titoli con scadenza lunga, dal momento che l’inflazione ha rialzato la testa. Per questo motivo la curva dei rendimenti è tornata ad inclinarsi positivamente sia in Europa sia negli Stati Uniti. Tra le due sponde dell’Oceano, però, esistono differenze sostanziali nella politica monetaria. Mentre la Bce non sembra intenzionata ad alzare i tassi, almeno nel primo semestre, la Fed ha annunciato nuovi tagli che potrebbero portare il saggio al 3,5-3% entro giugno. In questo contesto, oltre il 36% dei gestori è convinto che i prezzi delle obbligazioni europee saliranno nei prossimi sei mesi, percentuale che supera il 40% per i titoli dell’area dollaro, nonostante gran parte delle mosse delle banche centrali sia già incorporata nelle quotazioni.

Riscatto del dollaro vicino

Sul rapporto tra l’euro e il dollaro, i gestori hanno confermato il giudizio espresso nei mesi scorsi. Pochi, meno del 10%, prevedono un ulteriore apprezzamento della moneta comunitaria, mentre il 43% stima una ripresa del biglietto verde a partire da metà anno. Le principali ragioni sono il miglioramento della bilancia commerciale americana, la possibilità che l’economia Usa, ora in forte rallentamento, possa riprendersi prima di quella del Vecchio continente, l’eccessivo deprezzamento del dollaro e il fatto che molte notizie negative sono già inglobate nelle quotazioni.

Hanno partecipato al sondaggio, condotto tra l’8 e il 15 gennaio, 22 delle principali società di diritto italiano ed estero operanti sul territorio, che contano per circa il 75% degli asset gestiti in Italia. Si tratta di Aberdeen AM, Aletti Gestielle, Alpi fondi Sgr, American Express, Anima Sgr, Banca Profilo, Bnp Paribas AM, Bsi, Dws Investments, East Capital, Euromobiliare Sgr, Fideuram investimenti Sgr, Henderson global investors, Horatius sim, Ing Im, Investitori, Julius Baer, Morley fund management, Mps Am, New Star, Pioneer Im, Sgam.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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