Sì alle large cap, meglio se growth

Secondo le previsioni dei gestori europei, la fase di sovraperformance delle azioni value rispetto ai titoli con elevate potenzialità di crescita è alla fine. Non solo, saranno le società a larga capitalizzazione a rendere di più nel prossimo anno. I mercati saliranno ancora, ma con ritmi più contenuti. Il dollaro farà retromarcia nei confronti di euro e yen.

Maria Grazia Briganti 24/11/2005 | 15:15
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Investire è sempre più una questione di stile. È il giudizio condiviso dall’83% dei gestori interpellati da Morningstar nel consueto sondaggio tra i maggiori asset manager europei. Ma una percentuale ancora più stringente (il 93%) definisce importante il fatto che gli investitori ricevano informazioni adeguate sullo stile di investimento dei loro prodotti.

L’interesse da parte dei risparmiatori è aumentato nel corso degli ultimi anni e per soddisfare tale necessità, Morningstar ha di recente introdotto una serie di nuove categorie basate sulle caratteristiche di stile dei prodotti. La coerenza per stile di investimento nella strategia di gestione è una variabile importante per l’83% degli intervistati e, nell’88% dei casi, le società offrono prodotti differenziati in base alle ca

ratteristiche value/growth o large/small.

Small al capolinea, torna di moda il growth

Circa due gestori su tre sono convinti che le società a piccola capitalizzazione abbiano corso molto negli ultimi anni e che sia tornato il momento di puntare sulle grandi aziende. Meglio se presentano anche indicatori p/e (prezzo/utili) e p/cf (prezzo/cash flow) elevati e quindi sono qualificabili come growth.

La ripresa del ciclo economico, infatti, di solito favorisce le società che presentano maggiori investimenti e che operano in settori meno maturi e con più ampie potenzialità di sviluppo del business.

I listini cresceranno, ma in tono minore

Le Borse mondiali si muoveranno ancora all’insegna del Toro nei prossimi dodici mesi, ma i tassi di crescita saranno su livelli più bassi di quelli registrati nel 2005. Il 91% dei gestori ritiene che i mercati non guadagneranno più del 10%, mentre i più pessimisti, pari al 2%, si attendono una performance negativa delle Borse.

Sono confermate, invece, rispetto ai sondaggi precedenti, le previsioni relative alle aree geografiche. Sul Giappone come miglior mercato del 2006 concorda il 51% dei gestori, così come è del 40% la percentuale di chi non punterà su Wall Street.

Posizioni divise sull’euro, con il 35% dei manager che si attende una divisa comunitaria più forte da qui a un anno, contro il 32% che invece si aspetta ulteriori ribassi. Yen e dollaro, al contrario, mettono i gestori d’accordo: la valuta giapponese sarà la migliore del prossimo anno (38% dei pareri positivi) contro il 47% che vede ormai vicina la fine dell’apprezzamento del dollaro.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Maria Grazia Briganti  è stata editor & analyst di Morningstar Italy

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