Gestori, ancora acquisti in Giappone

Nonostante abbia superato quota 13.000, i manager europei continuano ad avere fiducia nel listino nipponico. Le Borse cresceranno tra il 5 e il 10%, peggio farà Wall Street. Dall'analisi dell'industria, emerge che i gestori restano in carica 4-6 anni e lasciano la società per gestire hedge fund.

Maria Grazia Briganti 29/09/2005 | 11:52
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Ha toccato i livelli massimi degli ultimi quattro anni, ma il mercato giapponese può andare ancora più in alto. È il parere del 44% degli asset manager intervistati da Morningstar nel sondaggio mensile svolto tra le maggiori case di gestione del Vecchio Continente.

Un risultato molto diverso da quello di giugno, in cui era appena l’11% a dichiararsi disposto a investire nel Nikkei. Alla base della rinnovata fiducia vi è indubbiamente la rielezione del premier Junichiro Koizumi e la ripresa economica del Paese del Sol Levante.

Un gestore su due ritiene, invece, che quello americano sarà il mercato peggiore dei prossimi dodici mesi

. Un pessimismo riflesso anche sul dollaro, che per il 45% degli intervistati sarà la divisa più debole del prossimo anno.

Borse in rialzo tra il 5 e il 10%

Più in generale, il sentiment sull’andamento dei mercati azionari si conferma positivo. Tutti i gestori concordano per una crescita delle Borse e, per il 61% degli intervistati, il rialzo sarà superiore al 5% e per un gestore su cinque sarà superiore al 10%, perché la buona performance di Asia e Giappone dovrebbe bilanciare l’andamento negativo delle borse USA.

Per il 67% dei gestori, le opportunità vanno rintracciate tra le società a larga capitalizzazione, mentre il 53% preferisce i titoli con multipli prezzo/azione elevati. A livello settoriale, i manager sono ottimisti su farmaceutici ed energetici (entrambi con il 23% delle preferenze), pessimisti sulle utilities.

Bond, meglio gli emergenti

Nonostante le previsioni sull’andamento dei tassi di interesse continuino a preoccupare, il 39% degli intervistati preferisce i titoli governativi, percentuale in calo dal 62% di maggio. Per ottenere margini di guadagno più elevati, secondo il 22% (erano l’11%), è preferibile rivolgersi ai mercati emergenti che offrono buoni differenziali di rendimento, ma rischi contenuti.

In fuga verso gli hedge funds

Il tema del mese riguarda il tasso di turnover dei fund manager europei. Rispetto alla rilevazione di dodici mesi fa, quando ai gestori sono state rivolte le stesse domande, risultano in aumento e pari al 17% le fughe di manager verso gli hedge fund. Il 27%, invece, lascia la società per andare in realtà più piccole o di nicchia. Solo nel 15% dei casi, i gestori restano in carica per più di 6 anni. Nel 35% delle società il sistema d’incentivi è calcolato sulle performance a un anno, mentre l’aumento salariale è uno dei fattori più utilizzati per trattenere il gestore per il 45%. Più incoraggiante è la percentuale, il 27% contro il 18% dello scorso anno, di chi crede nella necessità di usare altri strumenti per fidelizzare il gestore, diversi dai bonus di breve periodo, quali esperienze all’estero o corsi di formazione.

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Maria Grazia Briganti  è stata editor & analyst di Morningstar Italy

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