Gestori divisi sulla corporate governance

La maggior parte delle case d’investimento vuol far sentire di più la voce nelle assemblee degli azionisti, ma molti sono convinti che non debbano esserci interferenze. Diminuisce l’importanza attribuita alle questioni del governo societario.

Sara Silano 24/03/2005 | 12:54
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I gestori devono avere un ruolo più attivo nelle società in cui investono. Ne è convinto il 57% delle case di investimento europee che hanno partecipato all’European Fund Trends condotto da Morningstar tra il 14 e il 21 marzo. Ma sulle modalità i pareri sono discordi e un significativo 36% degli intervistati è convinto che non debbano esserci interferenze, perché ai fund manager spetta la gestione dei fondi e agli amministratori quella delle società e non ha senso mischiare le competenze.

La corporate governance resta un tema importante per l’industria del risparmio europea, ma meno di un anno fa, quando Morningstar condusse un’indagine analoga. Nel marzo 2004, il 67% dei gestori sosteneva che l’importanza delle questioni legate al governo societario era cresciuto molto nel trienn

io. Nell’ultimo sondaggio, tale percentuale è scesa al 52%, mentre è salito dal 2 al 7% il numero di coloro che pensano non siano avvenuti mutamenti.

Oltre un gestore su due, comunque, afferma di voler far sentire di più la sua voce nelle assemblee societarie e il 71% delle case di investimento intende accrescere nel corso dell’anno le risorse da destinare alle questioni legate al governo societario.

Rispetto a un anno fa, non si sono attenuate le differenze tra i mercati. Il Regno Unito si conferma il Paese dove i gestori hanno un ruolo più attivo, l’Italia quello dove la sensibilità è minore.

Più fusioni nell’industria del risparmio

Per l’industria del risparmio europea, la fase di ristrutturazione non è finita. Il 65% delle case di investimento è convinta che le fusioni tra società continueranno nei prossimi dodici mesi contro il 56% del mese scorso. La quasi totalità degli asset manager pensa, tuttavia, che il numero di nuovi fondi supererà le liquidazioni. A dominare saranno i prodotti azionari per il 52% degli intervistati, mentre appena il 2% punta sugli obbligazionari e il rimanente su bilanciati e strumenti alternativi.

Cresce l’ottimismo sulle Borse

Per il 60% dei gestori, i mercati internazionali guadagneranno tra il 5 e il 10% nel corso dell’anno (erano il 55% a febbraio). Un altro 27% stima un rialzo fino al 5%, mentre nessuno è negativo. L’Europa raccoglie il maggior numero di preferenze (30%), seguita dal Giappone (26%). Passa dal 10 al 19% la percentuale di fund manager che considerano i mercati emergenti del Vecchio continente come i migliori nei prossimi dodici mesi, mentre gli Stati Uniti restano il peggiore per un intervistato su due. A livello settoriale, i giudizi più positivi riguardano energetici e telecom a discapito delle utilities.

Il sondaggio è stato condotto tra il 14 e il 21 marzo 2005. Hanno partecipato questo mese 45 società di gestione europee, le più grandi per asset under management, che gestiscono in media 55 miliardi di euro e hanno in batteria 92 fondi. L’indagine, svolta dalle sedi locali di Morningstar in Italia, Benelux, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Norvegia, Spagna, Svezia e Svizzera, illustra i trend dell’industria del risparmio gestito nel Vecchio Continente e le attese sull’andamento dei mercati nei successivi 12 mesi. Per l’Italia hanno partecipato Aletti Gestielle, Banca Fideuram, Bipiemme Gestioni, BNL Gestioni, Pioneer IM.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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