Il gestore e amministratore delegato di Zenit sgr, Marco Rosati, non nasconde la preoccupazione di una “bolla” sul mercato dei titoli di Stato ai primi cenni di reale ripresa economica, dal momento che sono stati spinti dalla loro natura di beni rifugio. Mostrano un andamento relativamente indipendente, invece, le emissioni societarie, che pesano per circa il 50% nel portafoglio contro il 35% dei governativi.
“Abbiamo inizia
to ad accumulare corporate circa sei-sette mesi fa, diversificando per settori e tipologia di emittenti, con un’attenta selezione e un occhio particolare alle storie di ristrutturazione”, spiega Rosati. “La telefonia europea, con in testa France Telecom, Deutsche Telekom e Olivetti-Telecom Italia, ha un grosso peso. Siamo interessati anche al comparto automobilistico e a qualche titolo privo di rating, che è stato ingiustamente penalizzato dal caso Cirio, come ad esempio Impregilo e Astaldi”.
L’investimento in corporate non è considerato un’alternativa alle azioni, ma ai titoli di Stato, perché i rendimenti sono più elevati e possono oscillare tra il 4 e l’8% contro il 2-4% per i governativi. Per regolamento il peso dell’equity nel fondo non può superare il 10% e Rosati predilige due filoni, quello delle blue chip, con bassa volatilità e rendimenti elevati e quello delle società a media capitalizzazione e una buona solidità.
Il profilo di rischio di Zenit obbligazionario, che nell’ultimo anno ha reso quasi il 4%, è più basso della media di categoria, mentre le commissioni di gestione sono in linea (1,20% annuo).
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