La convergenza fa bene ai mercati dell’est

I dieci Paesi prossimi ad entrare nell’Unione europea godranno dell’apertura a est, ma non ne beneficeranno le Borse del Vecchio continente. Torna forte l’interesse su Asia e tlc.

Sara Silano 31/01/2003 | 11:24
Facebook Twitter LinkedIn
I gestori sono ottimisti sulle prospettive dei dieci Paesi dell’Europa dell’est candidati ad entrare a far parte dell’Unione europea. Circa l’81% dei gestori si attende che la convergenza avrà un effetto positivo, o molto positivo, sulle Borse dell’area orientale e il 78% è convinto che ne trarranno beneficio anche i mercati obbligazionari. Per l’81% dei fund manager, tuttavia, l’allargamento avrà un impatto neutrale sugli attuali membri dell’Ue.

In luce l’Asia

L’ottimismo sul futuro dell’Europa emergente è in contrasto con l’andamento dei mercati azionari globali in questo primo mese del 2003. Solo pochi listini hanno regi

strato rialzi, tra cui Australia, Nuova Zelanda e alcuni Paesi asiatici e dell’America Latina.

Proprio sull'Asia escluso il Giappone conta la maggior parte dei gestori per i prossimi 12 mesi. Il 39% pensa addirittura che sarà l’area migliore, mentre il 43% si attende che il Giappone avrà la maglia nera tra le Borse mondiali.

Il favore che riscontra il continente asiatico è legato alle attese di ripresa dell’economia americana, da cui dipende, e alle aspettative di una crescita sostenuta del Pil in alcune regioni, prima fra tutte la Cina. Tuttavia il dato va inteso come un miglioramento più generale del sentiment più che come una vera e propria direttrice degli investimenti. In un portafoglio azionario, infatti, a quest’area va dato il peso che può avere un mercato emergente, caratterizzato da elevata volatilità e alto profilo di rischio.

Un cauto ottimismo

Nonostante il pessimo inizio d’anno, cresce il numero di gestori ottimisti sul futuro dei mercati azionari. Circa il 53% ritiene che le Borse mondiali, rappresentate dall’indice Msci World, guadagneranno tra il 5 e il 10% nei prossimi dodici mesi, contro il 51% di dicembre. Un altro 24% stima un incremento tra il 10 e il 15% (22% il mese scorso) e solo il 3% si attende un calo.

Quanto ai mercati obbligazionari, il 52% dei gestori è convinto che le migliori performance verranno dalla parte a breve della curva dei tassi (1-3 anni) contro il 62% di dicembre. Tra titoli di Stato e corporate bond, la preferenza è netta (91%) per le emissioni societarie, dal momento che quelle governative sono ai minimi storici.

Su i titoli telecom, giù l’energia

A livello settoriale, tornano i consensi sui travagliati titoli delle telecomunicazioni. Circa il 32% dei gestori lo considera come il comparto da preferire nei prossimi dodici mesi, mentre un altro 19% è convinto che le migliori performance arriveranno dai titoli industriali.

Sui farmaceutici e finanziari si concentra, invece, una percentuale analoga di consensi (13%). Dopo la forte crescita nel corso del 2002, è previsto in rallentamento il settore energetico, che sarà il peggiore nei prossimi dodici mesi secondo il 17% dei manager.

Non si ferma la corsa dell’euro

Il rafforzamento dell’euro su tutte le principali valute spinge il 79% dei manager a ritenere che la moneta unica performerà meglio delle altre nei prossimi dodici mesi. Il 48%, invece, è convinto che il biglietto verde sarà la peggior divisa, seguita dallo yen (34%).

I gestori non nascondono le preoccupazioni per le ripercussioni che l’euro forte potrà avere sulle società fortemente dipendenti dalle esportazioni, tra cui quelle italiane.

Nuovi prodotti, ma alternativi

Rispetto a dicembre, è in leggero calo, dall’88 all’82%, la percentuale di società che pensa di lanciare nuovi fondi nel corso dell’anno. E’ chiaro tuttavia l’aumento di interesse per i prodotti alternativi, che riscontrano il 26% delle preferenze contro l’11% del mese scorso.

Per quanto riguarda le altre classi di investimento si è invece assistito a un riequilibrio. In particolare, scendono dal 34 al 23% le società che pensano di lanciare soprattutto fondi azionari, mentre salgono dal 19 al 21% le preferenze per gli obbligazionari. In calo anche i bilanciati, che passano dal 36 al 30%.

Hanno partecipato al sondaggio questo mese 68 società di gestione europee, la più grandi per asset under management, che gestiscono in media 53 miliardi di euro e hanno in batteria 77 fondi. L’indagine, svolta dalle sedi locali di Morningstar in Italia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Norvegia, Olanda, Spagna, Svezia, illustra i trend dell’industria del risparmio gestito nel Vecchio Continente e le attese sull’andamento dei mercati nei successivi 12 mesi. Per l’Italia hanno partecipato Aletti Gestielle, Banca Fideuram, Bipiemme Gestioni, BNL Gestioni, Fineco AM, Monte Paschi AM, Nextra, Pioneer Global AM e Sanpaolo Imi.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

Facebook Twitter LinkedIn

Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures