La locomotiva Usa si rimette in marcia

Sono gli Stati Uniti il Paese su cui vengono riposte le maggiori speranze di ripresa per il 2003. Il 75% dei gestori intervistati nell’ultimo European Fund Trends del 2002 di Morningstar ritiene che ci sarà un aumento del Pil Usa tra il 2 e il 3%.

Germana Martano, 19/12/2002 | 13:34
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Sono meno rosee le previsioni per l’area euro, dove solo il 6% dei fund manager stima una crescita analoga a quella statunitense, mentre l’83% la vede compresa fra l’1 e il 2%. E’ ancora più difficile la situazione per il Giappone, dove il 7% del campione pensa ci sarà una variazione negativa del Pil e il 73% è convinto che il tasso di crescita non supererà l’1%. Queste previsioni sono in linea con quelle recentemente pubblicate dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), che ha previsto un aumento del Pil del 2,6% negli Stati Uniti, dell’1,8% nell’area euro e dello 0,8% in Giappone.

Wall Street sempre più in alto

Sfiora il 40% la percentuale di gestori che indica Wall Street come la borsa da preferire nei prossimi dodici mesi (31% a novembre), mentre l’Europa ex Regno Unito perde posizioni, passando dal 23 al 16%. America Latina e Giappone restano i listini peggiori per il 2003 secondo la maggioranza dei gestori.

Ritorno ai fondi growth?

Per il secondo mese consecutivo, i gestori sembrano tornare a credere che il prossimo anno lo stile di investimento orientato alla crescita (growth) darà rendimenti migliori rispetto a quello value. Anche se il più del campione, il 51%, si dichiara ancora neutrale, cresce al 31% la percentuale dei gestori che punterà sullo stile growth. Risultato in linea con il fatto che il 38% dei money manager ritiene che tecnologici, media e telecom saranno i best performer del 2003. C’è da tenere presente però che il rialzo degli ultimi due mesi dei titoli growth potrebbe aver influenzato le risposte al sondaggio.

Nuovi prodotti

Il 2002 è stato un anno difficile per l’industria dei fondi, che ha dato il via a un processo di trasformazione e consolidamento. Tale fenomeno è destinato ad accentuarsi nel 2003 per l’83% dei gestori (75% a novembre). La quasi totalità delle società (88%), comunque, continua a pianificare il lancio di nuovi fondi nei prossimi dodici mesi, sia azionari (34%) che obbligazionari (19%) e bilanciati (36%), mentre i prodotti che si ritiene potranno dominare la scena sono quelli a capitale garantito, almeno fino a quando non diminuirà la volatilità dei mercati. Inoltre, riscontrano un interesse crescente i fondi tradizionali: il 29% degli intervistati pensa che saranno quelli di maggior successo il prossimo anno.

Gestori più cauti

L’ottimismo generato dai rialzi delle Borse tra ottobre e novembre si è attenuato. Il 22% degli investitori (dal 30% di novembre) stima una crescita dell’indice Msci World (in euro) tra il 10 e il 15%, mentre è raddoppiata la percentuale di gestori che prevedono una crescita non superiore al 5%. In particolare, incontrano un minor favore le blue chip (40% contro il 53% del mese scorso) e aumentano i gestori neutrali sullo stile large-small. Quanto ai prodotti a reddito fisso, la maggior parte dei fund manager (62%) preferisce quelli a breve termine (1-3 anni) rispetto a quelli a lungo (oltre tre anni).

Hanno partecipato al sondaggio questo mese 71 società di gestione europee, le più grandi per asset under management, che gestiscono in media 55,2 miliardi di euro e hanno in batteria 87 fondi. L’indagine, svolta dalle sedi locali di Morningstar in Italia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Norvegia, Olanda, Spagna, Svezia illustra i trend dell’industria del risparmio gestito nel Vecchio Continente e le attese sull’andamento dei mercati nei successivi 12 mesi. Per l’Italia hanno partecipato Aletti Gestielle, Banca Fideuram, Bipiemme Gestioni, Fineco AM, Monte Paschi AM, Nextra, Pioneer Global AM e Sanpaolo Imi.

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