La recessione c’è, ma non durerà a lungo

Per Roland Calvo, chief strategist di CDC Ixis am, la ripresa è rimandata ai primi mesi del 2002. Anche se molto dipende dallo scenario politico dei prossimi giorni.

Frédéric Lorenzini 20/09/2001 | 18:33
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Cosa è cambiato per i mercati dopo gli attacchi terroristici della scorsa settimana?

Il primo effetto è di aver aumentato l’insicurezza e l’incertezza. Al di là della morte di migliaia di persone, la distruzione e la tragedia umana, quanto è avvenuto ha rappresentato soprattutto un punto di svolta.

Quando l’insicurezza prende il sopravvento, consumatori e società diminuiscono la spesa per consumi. Per esempio, le vendite di automobili la scorsa settimana è stata per gli Usa estremamente bassa. Le società stanno pianificando i budget, ma la mancanza di visibilità e di certezze per i prossimi mesi le

scoraggia a mettere in bilancio grandi investimenti.

Si può dunque parlare di recessione ?

Dobbiamo ammettere che stiamo percorrendo una fase di recessione. La maggior parte dei broker americani ha modificato le previsioni in questa direzione.

Ma questo alla fine può costituire un punto a nostro vantaggio: fino ad oggi i mercati crollavano senza che la gente avesse coscienza del fatto di essere in una fase recessiva dell'economia. Qualsiasi cattiva notizia metteva sotto pressione i titoli, mentre le buone notizie non avevano un impatto positivo. Adesso possiamo almeno affermare che la situazione è più chiara.

Così non possiamo attenderci niente di nuovo dai mercati?

Più ci si avvicina al punto di minimo, più forte sarà il rimbalzo il prossimo anno, dal momento che le autorità monetarie hanno utilizzato tutte le risorse a loro disposizione. La Federal Reserve, la Banca Centrale Europea e la Banca del Giappone hanno immesso liquidità nel sistema con 100 miliardi di dollari negli Stati Uniti, 110 miliardi di euro in Eurolandia e 40 miliardi di dollari in Giappone. A ciò va aggiunto l’allentamento monetario che avrà anch’esso un impatto positivo sui mercati.

Il punto è adesso capire se i mercati azionari hanno toccato il fondo o meno. Negli Stati Uniti, anche se i titoli azionari sono decisamente convenienti -almeno se si confrontano le valorizzazioni con gli ultimi price-earnings-, i prezzi non sono così bassi come si potrebbe pensare. Un ulteriore storno del 10% potrebbe essere giustificato se confrontiamo i prezzi attuali con i minimi toccati negli anni ’90. Se invece ci basiamo sulle attese per i prossimi 12 mesi, i mercati azionari hanno già toccato il loro punto più basso.

Quali aree del mondo saranno più influenzate dalla recessione?

Il Giappone è già in recessione. Il prodotto interno lordo del paese continuerà a scendere nell’ultimo trimestre dell’anno e soffrirà anche a causa di uno yen troppo forte, di un Nikkei al di sotto dei 10.000 punti e di un deficit pubblico di grandi dimensioni. Non sono assolutamente fiducioso nella ripresa economica del Giappone.

Se poi non vi sarà alcuna avventura militare, la caduta americana non dovrebbe durare oltre la fine dell’anno in corso. I consumatori non avrebbero infatti motivi per giustificare una riduzione nella loro spesa. Si è parlato a lungo del debito della popolazione americana, ma la situazione è controversa. Se guardiamo alle statistiche della Fed e dividiamo la popolazione in cinque fasce, osserviamo che il primo 20% della popolazione, quello più ricco, possiede il 62,9% della ricchezza, composta per l’88% da azioni.

Negli anni tra il 1992 e il 2000, la propensione al risparmio di questa fetta di popolazione è scesa dal 4,9% al 4,4% come quella della fascia successiva che è diminuita dal 2,7% all'1,1%. Nello stesso periodo, invece, il tasso di risparmio della fasce più povere è salito: per il successivo 20% di americani è infatti cresciuto dall'1,3% al 4,4%, così come per l'ulteriore 20% - dal 2,6% al 5,5%- e per l’ultima fetta di popolazione il cui tasso di risparmio è salito dal 2,1% al 4,4%. Se consideriamo l’entrata di 40 miliardi di dollari dalle tasse, possiamo affermare che la situazione patrimoniale degli americani è migliorata.

Riguardo alla zona Euro, lo scenario previsto è di una crescita pari a zero per l’ultimo periodo dell’anno. Abbiamo infatti ridotto le nostre previsioni su base annua dall’1,8% all’1,5%. Così anche per il 2002, le previsioni sono state riviste al ribasso dal 2,4% al 2%.

Quindi le vostre strategie di asset allocation sono a favore del mercato azionario?

Poiché il prossimo futuro non è affatto chiaro, a livello globale siamo tornati su posizioni neutrali tra prodotti a reddito fisso e azioni e siamo leggermente negativi sui tassi di interesse a tre mesi. I tassi di interesse a 10 anni sono crollati e la loro volatilità ci consentirà di ottenere guadagni a breve termine.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Frédéric Lorenzini

Frédéric Lorenzini  est Directeur de la Recherche de Morningstar France.

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