Orso batte Toro 16 a 11

Di fronte all’infuriare del dibattito tra ottimisti e pessimisti, in questa analisi si passano in rassegna le ragioni degli uni e degli altri. Dal punteggio loro assegnato vince la tesi di chi crede che le Borse non saliranno ancora per i prossimi mesi.

Jonas Lindmark 07/08/2001 | 12:15
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Le Borse americane hanno sovraporformato rispetto alle altre principali Borse mondiali nel corso dell’ultimo mese. Merito, in gran parte, del riposizionamento dei portafogli dei gestori a favore degli Stati Uniti e a danno dell’Europa. Secondo l’ultimo sondaggio di Merrill Lynch di metà luglio, la maggior parte dei money manager è ottimista sul futuro degli Usa e crede che l’anno prossimo le Borse americane supereranno le colleghe europee. Sarà probabilmente necessario aspettare ancora la fine di questo terzo trimestre per capire realmente dove andrà l’economia e per il momento, per chi voglia investire, la prima mossa da fare è analizzare le ragioni degli ottimisti e dei pessimisti. Con una accortezza: errori ci sono stati e ci potranno essere da parte degli uni come degli altri. E’ per q

uesto che, in questo articolo, si analizzano argomenti pro e contro Orso e Toro, elaborati dall’ultimo report di Lansforsakringar, uno dei principali asset manager svedesi, a ognuno dei quali sono stati assegnati punti da uno a cinque che giudicano della validità, o meno, delle singole posizioni.

Le ragioni del Toro

1. Una politica monetaria espansiva di continui tagli dei tassi aumenta la quantità di moneta in circolazione con effetti positivi sui corsi azionari.

Questa argomentazione ha una forte valenza: secondo gli economisti gli effetti sull’economia degli ultimi sei tagli dei tassi di interesse della Federal Reserve si avranno con un ritardo tra i sei e i nove mesi, quindi a partire dai prossimi mesi autunnali. Il punto è se i tagli decisi finora sono sufficienti a far riprendere gli investimenti e dunque a fermare la crescita della disoccupazione. (5 punti)

2. Comprare dopo una correzione significativa dei prezzi il più delle volte si dimostra una buona strategia.

Quest’argomentazione non è valida: non c’è evidenza alcuna del fatto che il ribasso delle Borse sia finito. Se ci vorrà un anno ancora per raggiungere i minimi, ovviamente non è una buona idea investire oggi. Solo dopo che il minimo è stato toccato si può dire che quello è stato proprio il minimo. (0 punti)

3. Quella di questi mesi è soltanto una debolezza economica funzionale, ma in autunno il trend si capovolgerà anche perché i profitti hanno già raggiunto il loro punto di minimo.

Quest’argomentazione nasce dall’analisi dei primi cicli economici negli Usa dopo la seconda guerra mondiale, tutti cicli che sono durati in media un anno. Gli economisti evidenziano alcune differenze fondamentali, in particolare puntano sul fatto che questo ciclo non è cominciato con un surriscaldamento della domanda bensì è nato a ruota della bolla finanziaria che ha investito il Nasdaq. Ma non si può dire che il sentiero di questa crisi sia simile a quello delle precedenti. (3 punti)

4. Gli investitori stanno ricominciando a prendere posizioni rischiose.

C’è ancora incertezza se questo sia vero già oggi, anche se i primi segnali a favore di questa tesi risalgono a un mese fa: i prezzi delle azioni e di altri investimenti rischiosi sono più alti oggi che in aprile, segno questo che ci sono investitori che credono che il fondo sia già stato toccato. Questo però non testimonia di un qualche legame dell’andamento borsistico dell’ultimo mese con lo sviluppo futuro delle quotazioni di Borsa. (0 punti)

5. Le attese sulle società attive nei settori della tecnologia e delle telecomunicazioni sono molto basse: siamo all’inizio di una nuova era tecnologica.

Le nuove tecnologie porteranno indubbi e numerosi benefici, tra cui un incremento della produttività. Ma la storia è un lungo concatenarsi di nuove scoperte ed invenzioni ed è difficile dire che stiamo entrando in una nuova era. I prezzi delle azioni sono più bassi rispetto a un anno fa, quando è scoppiata la bolla sul Nasdaq, ma continuano ad essere più alti di quelli di due anni fa. (3 punti)

Le ragioni dell’Orso

1. Gli investimenti in tecnologia sono risultati insostenibilmente alti in questi ultimi anni. La normalizzazione delle Borse dopo la forte speculazione sui titoli Internet richiede tempo.

Anche se l’attuale contrazione del settore tecnologico finisse il prossimo anno e gli investimenti ricominciassero copiosi, i prezzi, la profittabilità e i margini di guadagno ci impiegherebbero del tempo a tornare su livelli sufficienti. E –va ricordato- i titoli telecom e tecnologici oggi contano per una grande percentuale sulla capitalizzazione delle Borse mondiali. (3 punti)

2. I consumatori americani non spenderanno più come prima.

I consumatori statunitensi sono la chiave di sviluppo dell’economia, non solo degli Stati Uniti, ma anche mondiale. E’ chiaro oggi che il livello dei consumi sta crescendo a tassi inferiori rispetto a un paio di anni fa, ma non si può dire se continuerà a scendere negli anni a venire. Riduzioni delle tasse potrebbero ridare fiato ai consumi, ma la crescente disoccupazione, l’aumento del tasso di risparmio, corsi azionari più bassi e bonus in calo a fine anno implicano necessariamente una riduzione dei consumi. (5 punti)

3. La maggior parte degli investitori si aspetta una ripresa in autunno. Questo vuol dire che i prezzi di oggi già scontano queste attese e c’è il rischio che le attese siano sbagliate.

Si tratta di un’argomentazione forte: quando Alan Greenspan, il governatore della Federal Reserve, ha invitato alla cautela parlando di una ripresa rinviata, le Borse sono scese. (5 punti)

4. Un livello elevato dei profitti non sarà sostenibile su un orizzonte temporale lungo.

Il boom delle Borse negli anni 90 è stato causato in gran parte dall’incremento di profitti e dalla redditività in crescita delle società quotate. Secondo la teoria economica la redditività è destinata a scendere. Se è valida l’indicazione del fatto che il trend di profitti in crescita non può durare all’infinito, nulla si dice sul tempo che ci vorrà perché questo fenomeno si inneschi. (1 punti)

5. L’insostenibile fiducia sul futuro dei listini ha dato alle Borse la forza più duratura della storia, conducendo a un rialzo dal 1992 fino al 2000. Potrebbero essere necessari anni prima che le attese tornino a livelli sostenibili.

E’ una delle argomentazioni più complesse da analizzare. Esiste un potenziale per un rafforzamento ulteriore delle attese, con la conseguenza di un nuovo rialzo delle Borse, ma c’è anche la possibilità che le attese si indeboliscano con un conseguente ribasso dei corsi azionari. Poiché il livello delle quotazioni è tra i più alti della storia, oggi sembra maggiore il rischio di un ribasso. (2 punti)

Più Orso che Toro, dunque (11 punti al rialzo contro i 16 di un ribasso).

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Jonas Lindmark

Jonas Lindmark  has been editor and head of fund analysis at Morningstar Sweden since August 2000. Before that he was personal finance editor and designed fund ratings during 9 years at the weekly business magazine Affärsvärlden.

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