Perché i gestori obbligazionari europei ora puntano su Italia, Grecia e Spagna

I Paesi “periferici” dell’eurozona sono in testa alla classifica della crescita economica.

Sara Silano 23/06/2025 | 08:14
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illustrazione di una bandiera con icone di grafici e linee di serie temporali.

Punti-chiave

- Italia, Grecia e Spagna sono stati tra i Paesi più colpiti dalla crisi del debito sovrano nel 2010-2012.

- Questi Paesi hanno ora un profilo economico migliore, che attrae i gestori di fondi obbligazionari governativi.

- La spesa per la difesa e gli sforzi per sostenere la crescita dell’eurozona stanno attirando flussi di capitale.

C’erano una volta i PIGS - Portogallo, Italia, Grecia e Spagna – e l’acronimo stava ad indicare i Paesi periferici dell’eurozona a rischio o in default. Erano i tempi della crisi del debito sovrano nel 2010-2012, quando la recessione mise a dura prova le finanze pubbliche già traballanti di questi Paesi dell’Europa mediterranea altamente indebitati, a cui si aggiunse anche l’Irlanda e l’acronimo divenne PIIGS.

Oggi i titoli di Stato di questi Paesi sono passati da essere dispregiati e temuti ad asset da avere in portafoglio. La crescita economica e le solide politiche fiscali sono alla base di questa rivalutazione del debito sovrano dell’Europa meridionale, che si riflette nei portafogli dei fondi obbligazionari. Secondo i dati di Morningstar, molti gestori di fondi sono attualmente sovrappesati su Italia, Spagna e persino Grecia, il cui debito è tornato investment grade nel 2023.

In alcuni casi, il sovrappeso è significativo: il fondo Generali Investment Sicav-Euro Bond ha un’esposizione ai titoli di Stato italiani vicina al 50%, con i titoli spagnoli al 23,68% e quelli greci al 7,68% del portafoglio, al 30 aprile 2025. A titolo di confronto, l’Italia rappresenta il 21,57% dell’indice Morningstar Eurozone Treasury Bond, la Spagna il 14,99% e la Grecia l’1,17%.

La crisi dell’eurozona è un lontano ricordo

“Lo scenario attuale è ancora favorevole allo spread italiano, che continua a muoversi sotto i 100 punti base e potrebbe consolidarsi ulteriormente nelle prossime settimane, a condizione che non si verifichino fasi di risk-off o picchi di volatilità dovuti a notizie internazionali o geopolitiche”, spiega Massimo Spagnol, fixed income portfolio manager di Generali Asset Management, il quale aggiunge anche che la Spagna è il Paese migliore dell’eurozona dal punto di vista macroeconomico. Secondo le proiezioni di giugno della Banca di Spagna, la crescita del PIL sarà del 2,5% nel 2025 rispetto allo 0,9% previsto dalla BCE per il resto della regione.

Anche la Grecia è ben posizionata dal punto di vista macro, afferma Spagnol. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, il PIL greco crescerà del 2,1% nel 2025, al di sopra della media dell’area.

Nella sua ultima analisi degli investimenti pubblicata questo mese, Eurizon Asset Management ha espresso un giudizio positivo sul debito periferico, in particolare sull’Italia.

Tra le strategie con la maggiore esposizione all’Italia c’è Epsilon Qincome, con circa il 42% del patrimonio in titoli di Stato del Belpaese. La Spagna, invece, pesa meno del 6% del portafoglio e la Grecia l’8%, secondo i dati Morningstar al 30 aprile 2025.

Il debito italiano e greco è più attraente di quello dei paesi nordici?

Tra i fondi più esposti all’Italia e alla Grecia c’è il Nordea 1 – European Bond, che ha il 28% del suo portafoglio in titoli di Stato italiani e l’11,53% in titoli greci, mentre la Spagna è sottopesata rispetto all’indice Morningstar Eurozone Treasury Bond, con un’esposizione del 9,07% contro il 14,99%, al 31 maggio.

“Nel contesto dei nostri portafogli obbligazionari europei, al momento abbiamo una posizione sovrappesata in obbligazioni garantite e governative dell’Europa meridionale rispetto a quelle dei Paesi nordici e della Germania. Ciò riflette fondamentali economici e nazionali più attraenti”, spiega a Morningstar Fabio Angelini, senior investment specialist di Nordea Asset Management, il quale evidenzia l’interesse anche per i covered bond dell’area, ossia le obbligazioni bancarie garantite. “Le banche locali dell’Europa meridionale presentano una minore esposizione al settore immobiliare commerciale e i livelli di debito privato restano contenuti, riducendo il rischio sistemico e rafforzando la resilienza creditizia”.

“Questi fattori supportano la nostra convinzione che le obbligazioni garantite e governative dell’Europa meridionale offrano un profilo di rendimento corretto per il rischio più interessante rispetto a quelle dei Paesi nordici e della Germania”, conclude l’investment specialist di Nordea.

Titoli di Stato, la selezione del paese è importante

L’asset manager RBC BlueBay ha recentemente assunto una posizione più neutrale sui Paesi periferici. Tuttavia, vede ancora molti motivi di ottimismo.

“Dopo esserci espressi positivamente su Grecia e Italia (rispetto alla Francia) all’inizio dell’anno, in questa fase siamo sostanzialmente neutrali dopo il recente rally degli spread”, dice a Morningstar Neil Mehta, portfolio manager sui titoli investment grade. “Rimaniamo sovrappesati sulla Croazia, dove i fondamentali positivi e la liquidità limitata potrebbero determinare un ulteriore restringimento degli spread, mentre siamo sottopesati sull’Irlanda a causa dei rischi legati ai dazi settoriali statunitensi. A livello paneuropeo, restiamo positivi sulla Romania grazie alle valutazioni favorevoli e alla situazione politica”.

In base ai dati Morningstar, il fondo BlueBay Investment Grade Euro Government Bond, che ha un Morningstar Medalist Rating pari a Bronze nella classe di azioni I esaminata in questo articolo, è esposto per il 19,90% all’Italia (contro il 21,57% dell’indice Morningstar obbligazionario governativo euro), per il 2,04% alla Grecia (versus 1,17% dell’indice) e per il 14,96% alla Spagna, in linea con l’indice (dati al 30 aprile 2025).

Storicamente, la selezione dei Paesi è stata “il principale driver della generazione di alpha”, afferma Giovanni Cafaro, analista di Morningstar sulle strategie a reddito fisso, il quale ricorda come nel 2020 Italia e Grecia erano stati i maggiori contributori ai rendimenti, mentre nel 2024 sono state premianti le posizioni lunghe sui titoli di Stato ellenici e quelli rumeni.

Secondo Metha di RBC BlueBay, le ragioni per essere ottimisti sull’eurozona non mancano. “L’aumento dei rischi geopolitici sta determinando un aumento della spesa per la difesa non solo a livello degli Stati membri, ma anche una maggiore integrazione a livello istituzionale”, spiega. “Ciò sta anche stimolando il potenziale di crescita dell’eurozona in un momento in cui molti investitori globali stanno rimpatriando capitali in Europa dopo anni di investimenti ridotti”.

Tra i titoli di Stato periferici, BTP più interessanti?

Mohammed Kazmi, chief strategist di Union Bancaire Privée (UBP), dice sì ai Buoni del Tesoro poliennali italiani, perché “i rendimenti complessivi del 3,5% circa dei BTP a 10 anni e del 4,3% dei BTP a 30 anni appaiono interessanti”, considerato il fatto che la traiettoria del deficit di bilancio dell’Italia “è stata chiaramente la migliore all’interno dell’eurozona negli ultimi anni”.

Per Kazmi, se ci fossero fasi di ampliamento degli spread BTP-Bund, la Banca Centrale europea potrebbe adottare una politica più accomodante, contribuendo a contenere parte della volatilità dal punto di vista del rendimento totale.

“Molti dei motivi che ci portano ad avere un’opinione positiva sull’Italia sono validi in generale per gli asset dei Paesi periferici, se consideriamo il tema della ripresa europea che riguarda anche Spagna e Grecia”, afferma lo strategist, il quale però precisa che il focus sull’Italia è dovuto non solo ai progressi nel debito pubblico ma anche, “al premio che ancora esiste in questo Paese rispetto al credito investment grade tradizionale”.


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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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