Quali effetti avrà il conflitto fra Israele e Hamas sui mercati azionari?

Gli analisti di Morningstar analizzato le possibili ripercussioni sulle aziende dei settori energia, difesa e dei fertilizzanti.

Francesco Lavecchia 17/10/2023 | 07:38
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esplosione

- Gli effetti del conflitto sul settore della difesa

- Quali lsaranno e ripercussioni sul prezzo del petrolio

- Cosa aspettarsi sul mercato dei fertilizzanti

 

Dallo scoppio del conflitto, con l’attacco di Hamas partita sabato 7 ottobre, il settore della difesa a livello globale ha guadagnato il 5,42% (rendimento dell’indice MSCI World/Aero&Defense in euro al 13 ottobre), sovraperformando di quasi cinque punti percentuali il benchmark dei mercati azionari globali.

Gli investitori sembrano scontare una crescita della domanda di armi e dunque un aumento del fatturato e degli utili per le aziende produttrici, ma gli analisti di Morningstar sono più cauti sulle prospettive del comparto nel breve/medio termine.

 

 

“Ci sono due narrazioni solitamente utilizzate per giustificare i forti acquisti sui titoli della difesa. In base alla prima, lo scoppio di una guerra implica maggiori acquisti di armi e dunque un aumento delle vendite e dei profitti per le aziende del settore. Ma questa visione ignora il fatto che gli eserciti si procurano le loro armi molto tempo prima che inizi il conflitto e che queste forniture sono soggette a vincoli strategici e politici. La seconda, punta sul fatto che il materializzarsi di uno scenario di guerra nel Medioriente aumenterebbe l’instabilità geopolitica della regione, cosa che dovrebbe tradursi in un aumento degli investimenti nella difesa. Ma anche questa ipotesi non tiene conto del fatto che tutte le nazioni, e in particolare le superpotenze mondiali, hanno delle strategie di lungo periodo relativamente ai loro investimenti nella difesa che difficilmente vengono modificate”, dice Nicolas Owens analista azionario di Morningstar.

Gli analisti ribadiscono che non c’è una corrispondenza diretta tra lo scoppio di nuovi conflitti e la crescita dei profitti per le aziende della difesa e confermano la stima del fair value dei titoli del comparto coperti da Morningstar.

Le ripercussioni sul prezzo del barile

Il conflitto tra Israele e Hamas ha spinto al rialzo anche il prezzo del petrolio, salito da quota 81,9 dollari del 6 ottobre ai quasi 87 dollari di lunedì 9 ottobre. Le preoccupazioni del mercato sono legate al fatto che il Medioriente è una regione dove transita quasi un barile su cinque a livello globale e che il conflitto potrebbe estendersi anche all’Iran, paese che sostiene la causa di Hamas e che produce circa 3 milioni di barili al giorno (dati al luglio 2023), ma gli analisti di Morningstar predicano cautela anche per il settore energetico.

“Questa eventualità rappresenterebbe una significativa escalation rispetto ai precedenti conflitti israelo-palestinesi e fornirebbe agli Stati Uniti l’occasione di inasprire le sanzioni contro l’Iran che limiterebbero la produzione di greggio di Teheran. Tuttavia, anche nel caso che si verifichi questo scenario, siamo fiduciosi che il mercato del petrolio sia in grado di rispondere a una riduzione delle forniture iraniane, ad esempio reintegrando i tagli temporanei alla produzione di 1,3 milioni di barili al giorno da parte dell’Arabia Saudita e della Russia. A questo, poi, si devono aggiungere le considerazioni sul lato della domanda della materia prima: i numeri macro provenienti da Stati Uniti, Europa e Cina alimentano le preoccupazioni sul futuro andamento dell’economia globale, ma dall’altro lato allentano i timori che un forte scompenso sul lato dell’offerta di petrolio possa tradursi in un nuovo balzo del prezzo del barile. Per queste ragioni crediamo che questo conflitto produca effetti limitati sul mercato dell’oro nero”, dice Stephen Ellis Sector Strategist di Morningstar.

Gli effetti sul mercato dei fertilizzanti

Se le ripercussioni sul mercato della difesa e del greggio possono essere di facile lettura, lo sono meno quelle che hanno riguardato il balzo delle quotazioni delle società leader nel settore dei fertilizzanti. I titoli Nutrien, The Mosaic e CF Industries hanno guadagnato rispettivamente il 3,59%, l’8,28% e il 4,85% nella scorsa settimana (in euro dal 9 al 13 ottobre), ma gli analisti di Morningstar non si aspettano cambiamenti significativi sul lato della domanda e dell’offerta di fertilizzanti e hanno confermato la stima del loro fair value.

La reazione del mercato si spiega con il fatto che Israele è uno dei maggiori esportatori di potassio, anche se gli analisti non prevedono che possa concretizzarsi uno squilibrio dell’offerta sul mercato di questo fertilizzante nel caso in cui, a causa del conflitto, venisse meno la fornitura garantita da Israele.

“Non ci aspettiamo che si verifichino squilibri sul mercato poiché dopo il drastico calo della domanda registrato nel 2022, in risposta alla crescita record del prezzo, le richieste non sono ancora tornate ai livelli del 2021. Inoltre, il possibile ritorno alle esportazioni di potassio da parte di Russia e Bielorussia e un piccolo aumento della produzione da parte di Nutrien e Mosaic dovrebbero essere sufficienti a compensare le forniture israeliane”, dice Seth Goldstein Strategist di Morningstar.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Nome TitoloPrezzoCambio (%)Morningstar Rating
CF Industries Holdings Inc80,00 USD0,04Rating
Nutrien Ltd52,55 USD0,96Rating
The Mosaic Co30,25 USD-0,10Rating

Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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