Investimenti ESG, le strategie di esclusione giocano ancora un importante ruolo

Molti pensano che l’investimento sostenibile sia progredito dall’essere “solo” una questione di esclusioni, in realtà queste strategie hanno ancora un ruolo importante nella costruzione dei portafogli.

Catherine Elliott 17/07/2023 | 09:58
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Simboli ESG

L'appetito per gli investimenti sostenibili non è mai stato così alto. Che si tratti di un'accresciuta consapevolezza sociale derivante dalla pandemia di Covid-19, da eventi meteorologici avversi che popolano i notiziari o dall'ultimo episodio della serie tv, Blue Planet, le persone sono diventate più consapevoli dei problemi di sostenibilità e vogliono usare il loro potere d'acquisto per sostenere le aziende che si preoccupano di creare un futuro più green.

Ma in che modo gli investitori allineano effettivamente le loro preferenze di sostenibilità con le decisioni finanziarie?

L'universo degli investimenti sostenibili può essere visto da molti come uno spazio confuso e pieno di termini gergali. Non esiste un approccio unico, ma più strategie che hanno continuato a evolversi nel corso degli anni.

Per rendere le cose più chiare, abbiamo sviluppato il Morningstar Sustainable Investing Framework, un modo semplice per comprendere le motivazioni degli investitori alla ricerca di investimenti sostenibili e la gamma di attività associate a ciascun approccio.

Morningstar Sustainable Investing Framework

Morningstar Sustainable Investing Framework

Le strategie di esclusione

Le strategie di esclusione sono generalmente considerate uno degli approcci più diretti che gli investitori possono adottare quando scelgono di investire in modo sostenibile.

Come mostrato nel grafico qui sopra, si trovano a sinistra della linea, sul lato delle strategie che mirano ad evitare i risultati negativi. Sul lato opposto ci sono le strategie volte a generare impatti positivi. L’esclusione consiste nell’evitare gli investimenti in aziende, industrie o settori che potrebbero influire negativamente sul pianeta o sulla società, come il settore dei combustibili fossili o il tabacco.

Anche le strategie di esclusione si sono evolute nel corso degli anni, man mano che sempre più investitori si sono resi conto di come un comportamento aziendale negativo sulle questioni ESG potesse danneggiare il valore per gli azionisti e avere un effetto negativo sul mondo che ci circonda.

Durante quello che alcuni potrebbero definire il periodo di investimento "etico" dal 1700 agli anni '60, l'applicazione delle esclusioni in genere significava escludere i settori considerati "peccaminosi" come alcol, tabacco, gioco d'azzardo, intrattenimento per adulti ed esclusioni basate sulla fede.

L'era degli investimenti cosiddetti "socialmente responsabili" è iniziata negli anni '60 ed è durata fino all'inizio degli anni 2000, concentrandosi su aspetti di investimento relativi a specifiche questioni sociali dell'epoca come armi controverse, energia nucleare, diritti civili ed etica negli affari. Questo approccio era una risposta a vari conflitti, disastri industriali o regimi oppressivi in tutto il mondo in quel momento.

Solo all'inizio degli anni 2000 è diventato prevalente il concetto di “esclusioni sostenibili e ESG". Ma c’è voluto oltre un decennio perché il mondo della gestione dei fondi iniziasse davvero a prenderne atto. Le case di fondi che vantano un track record di cinque anni nel campo ESG sono considerate quelle di più lunga esperienza, ma cinque anni non sono tanti negli investimenti.

In ogni caso, il fenomeno deve molto ai tentativi del settore dei servizi finanziari di allinearsi agli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite, un quadro riconosciuto a livello globale per la valutazione dell'impatto ambientale e sociale.

Le esclusioni comuni nell'ambito di questo approccio includono il carbone termico e altri combustibili fossili, nonché i trasgressori del Global Compact delle Nazioni Unite che promuove i diritti umani, la protezione dell'ambiente e le misure anticorruzione.

In pratica, l'applicazione di un qualsiasi tipo di esclusione dall'universo investibile, oggi, può essere effettuata su base assoluta o relativa. Per quanto riguarda il clima, ad esempio, gli investitori possono considerare le emissioni assolute o possono scegliere di considerare la percentuale dei ricavi connessi ad attività inquinanti in determinati settori. In ogni caso, la grande domanda da farsi è questa: come possono gli investitori essere sicuri che le loro intenzioni di essere sostenibili corrispondano alla realtà dei loro investimenti?

Intenzioni vs realtà: da dove arrivano i dati?

L'adozione dell'approccio di esclusione richiede l'accesso a dati ESG di buona qualità. Questo perché, in una fase in cui la sostenibilità è molto popolare, è altrettanto alto il rischio di greenwashing.

Quando si tratta di applicare le esclusioni, quindi, un investitore che sceglie un fondo sulla base dei criteri dichiarati (ad esempio, l’esclusione dei combustibili fossili o del tabacco), ha bisogno di un modo accurato per verificare quanto affermano i gestori.

I dati ESG per le strategie di esclusione

Morningstar ha un'offerta completa per aiutare investitori e gestori professionisti a integrare con successo i dati ESG nel processo di investimento, inclusa l'applicazione di politiche di esclusione.

Gli investimenti vengono analizzati utilizzando diversi set di dati-chiave, nonché i rating di sostenibilità proprietari, per garantire che le specifiche preferenze ESG si riflettano correttamente negli investimenti finali.

Per saperne di più su come utilizzare le esclusioni per investire in modo sostenibile e sulla suite completa di dati e ricerche ESG disponibili in Morningstar, puoi scaricare la nostra nuova Guida all'applicazione delle esclusioni.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Catherine Elliott  è content writer di Morningstar

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