L’industria del software è in crisi?

Dan Romanoff, analista azionario di Morningstar esporto del settore, è convinto che il peggioramento delle trimestrali e i numerosi licenziamenti si giustificano con fattori di breve termine che sono destinati ad esaurirsi col tempo. Relativamente a Microsoft: il deal con OpenAI è strategico e la candida a leader del mercato.

Francesco Lavecchia 31/01/2023 | 15:38
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Francesco Lavecchia: Benvenuti a Morningstar. Sono Francesco Lavecchia e oggi sono in compagnia di Dan Romanoff, equity analyst di Morningstar ed esperto nell’industria del software.

Dan, leggendo le ultime trimestrali di molte società produttrici di software ho individuato alcuni elementi comuni che vorrei discutere con te per avere un quadro generale di ciò che sta accadendo in questo settore. La prima cosa che ho evidenziato nei tuoi commenti è il cattivo contesto macro che sta influenzando i risultati trimestrali. Puoi spiegarci meglio i motivi per cui sta avendo un impatto così forte sul settore e quali sono, secondo te, le aziende più esposte?

Dan Romanoff: Grazie per l’invito. Relativamente ai fattori macro, il rafforzamento del dollaro ha pesato per circa 500-600 punti base sul tasso di crescita del settore. Un impatto considerevole, il più forte degli ultimi 20-25 anni. Si tratta, in questo caso, di un ostacolo artificiale alla crescita del settore che dovrebbe però normalizzarsi nel breve termine. Infatti, già negli ultimi mesi abbiamo iniziato a vedere dei miglioramenti in questo senso. Ci sono anche altri fattori macro all’opera come l’inflazione, che riduce il potere d’acquisto dei clienti rendendo più complicata la finalizzazione dei deal commerciali e rallentando gli acquisti. Ci sono anche problemi di natura geo-politica, come la guerra in Ucraina, che per certi versi ha contribuito a rallentare la domanda in Europa. A questo si aggiunge il fatto che i costi dell’energia sono aumentati drasticamente, cosa che ha colpito in particolare Microsoft e Amazon.

Quello che è successo è che l’industria ha registrato un aumento artificiale della domanda durante la prima fase del Covid e una successiva attenuazione della stessa in seguito alla normalizzazione della pandemia. Questo ha fatto sembrare gli ultimi risultati del settore peggiori di quanto non siano in realtà. Allo stesso tempo, le azioni di queste società hanno registrato performance eccellenti nel 2020 e nel 2021. Quindi, il fatto che nel 2022 si sia registrato un rallentamento della crescita del settore fa apparire il quadro generale più negativo di quanto non lo sia. 

Lavecchia: Un altro elemento comune è l’elevato numero di licenziamenti. Molte aziende stanno tagliando la propria forza lavoro, ma nel tuo ultimo report affermi che il settore verrà sostenuto da fattori positivi che faranno da traino alla crescita nel lungo termine. Puoi spiegarci perché stiamo assistendo a tutti questi licenziamenti e quali sono questi fattori positivi di cui parli? 

Romanoff: Negli ultimi sei mesi, più della metà delle aziende che copro ha deciso di provvedere a una riduzione del personale e a una razionalizzazione delle proprie strutture operative al fine di realizzare una migliore gestione dei costi. Alcune società come Salesforce, Shopify, RingCentral e Twilio, per fare alcuni nomi, hanno tagliato il personale del 10%. Altre società importanti come Microsoft e Amazon hanno ridotto la loro forza lavoro di quasi il 5%.

Quello che è successo è che durante la fase acuta del Covid abbiamo assistito a un’impennata della domanda. Le aziende hanno ipotizzato una forte crescita del settore e dunque hanno iniziato ad assumere personale, ad esempio nel customer service e nelle vendite. Nel post-Covid, invece, stiamo assistendo a un rallentamento della domanda e molte aziende hanno scoperto che la crescita degli anni scorsi era artificialmente alta e che ora si sta normalizzando. Dunque, quelle società che avevano assunto in maniera così aggressiva ora stanno provvedendo a ridimensionare il personale. Questo è un problema nel breve termine, ma nel lungo termine penso che l’industria del software sia molto interessante.

Credo che le difficoltà di questo periodo non siano dettate da un peggioramento della domanda, ma piuttosto da fattori macro di breve termine, anche se potrebbero persistere per tutto il 2023. In realtà ci sono molti elementi che ci fanno essere positivi sull’industria del software. Da un punto di vista del Moat, queste aziende sono in grado di costruirsi una posizione di vantaggio competitivo. Nessuna azienda potrebbe funzionare senza software. Inoltre, in una fase in cui razionalizzare i costi è molto importante, i software permettono alle imprese di aumentare la produttività dei dipendenti. Da un punto di vita dei fondamentali, le aziende del software hanno tendenzialmente bilanci solidi, un basso livello di indebitamento, una buona liquidità e generano elevati flussi di cassa. Questo consente loro di operare normalmente anche in un contesto di recessione. Per questi motivi sono ottimista sull’industria del software nel lungo termine.

Lavecchia: L'ultima domanda riguarda l'intelligenza artificiale. Dato che Microsoft ha recentemente annunciato investimenti per dieci miliardi di dollari in OpenAI, puoi spiegare qual è il piano che Microsoft ha per questo mercato e quali sono le altre aziende che stanno investendo maggiormente nell’intelligenza artificiale?

Romanoff: Molte società nell’industria del software investono da anni nell’intelligenza artificiale. Anche tra quelle analizzate da me ci sono diverse aziende che hanno introdotto questa tecnologia per aiutare gli utenti in compiti di routine e ne hanno fatto un brand, come nel caso di Salesforce con Einstein, ad esempio. Ma anche Microsoft, Amazon e Apple hanno adottato l’intelligenza artificiale per aiutare gli utenti in alcune operazioni, ma via via che questa tecnologia diventerà più potente aumenteranno anche le sue applicazioni.

Relativamente a Microsoft, l’azienda ha investito dieci miliardi di dollari in OpenAI, anche se il management non ha precisato la somma ma ha parlato di un investimento multimiliardario. Questo deal fa diventare Microsoft uno dei maggiori candidati alla leadership del settore, insieme ad Amazon e Google e credo che quando i clienti si sentiranno più a proprio agio con questa tecnologia aumenterà il suo utilizzo e questo spingerà la crescita dei ricavi di Microsoft non solo per effetto dell’aumento del numero di utenti e di licenze del software, ma anche grazie al lancio di nuovi prodotti e all’aumento del prezzo di quelli già esistenti che in futuro incorporeranno la nuova tecnologia. Penso, inoltre, che potranno esserci degli sviluppi ancora maggiori per l’intelligenza artificiale, anche se dipenderà da come evolverà la sua adozione. 

Lavecchia: Molto bene Dan, grazie mille per il tuo tempo. Per Morningstar, sono Francesco Lavecchia. Grazie per la visione.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Nome TitoloPrezzoCambio (%)Morningstar Rating
Alphabet Inc Class A158,22 USD1,24Rating
Amazon.com Inc179,66 USD1,37Rating
Apple Inc166,75 USD0,55Rating
Microsoft Corp407,21 USD1,56Rating
RingCentral Inc Class A30,64 USD3,83Rating
Salesforce Inc275,39 USD0,58Rating
Shopify Inc Registered Shs -A- Subord Vtg74,42 USD5,49Rating
Twilio Inc Class A60,30 USD2,88Rating

Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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