Barile a picco, ecco cosa aspettarsi nel breve periodo

Il mancato accordo tra OPEC e Russia ha fatto crollare il prezzo del petrolio. L'allarme Coronavirus lo ha fatto precipitare ai livelli del 2016. Gli effetti negativi sui conti delle aziende del settore si esauriranno nei prossimi due anni, dicono gli analisti di Morningstar, secondo cui però non sono esclusi molti tagli al fair value delle società energetiche.  

Francesco Lavecchia 10/03/2020 | 13:28
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Il braccio di ferro tra Russia e Opec sul prezzo del barile ha cambiato le prospettive di breve periodo del settore energetico. Il mancato accordo tra i paesi del cartello (con l’Arabia in testa) e Mosca sul calmieramento dell’offerta aveva dato un duro colpo alle quotazioni dell’oro nero. Il resto lo ha fatto la paura per l’espansione dell’epidemia da Coronavirus che ha portato il prezzo dell’oro nero ai minimi dal 2016 registrando il peggior ribasso giornaliero degli ultimi 20 anni (-20%).

Le ragioni del crollo del prezzo
“La scorsa settimana, l'opinione prevalente degli analisti era che il cartello dei paesi dell’OPEC e i suoi partner, compresa la Russia, avrebbero continuato a sostenere il prezzo del petrolio date le negative prospettive di crescita sul lato della domanda a causa dell'epidemia di Coronavirus a livello mondiale. L’idea del cartello dei produttori di greggio era quella di estendere gli attuali tagli alla produzione fino al 2020, ma il rifiuto della Russia ha avuto l’effetto di lasciare mano libera a tutti nell’aumentare la propria capacità di produzione. L'Arabia Saudita ha dunque iniziato a vendere petrolio a prezzi altamente scontati innescando una vera e propria guerra dei prezzi e scatenando il panico sui mercati petroliferi”, dice Dave Meats, analista azionario di Morningstar.

Questo non significa che ci si aspetti un drastico aumento della produzione di greggio. “Per alcuni produttori, infatti, i recenti cali di produzione sono stati involontari: l’Iran è stato frenato dalle sanzioni americane, il Venezuela soffre di una cattiva gestione della sua industria petrolifera e la Libia è alle prese con una guerra civile”, dice l’analista. “Di fatto Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti sono gli unici paesi dell’OPEC in grado di aumentare i volumi di produzione quest'anno e le nostre previsioni indicano un incremento di 1 milione di barili al giorno fino alla fine dell'anno. Dall’altra parte ci aspettiamo che la Russia riporti il suo output ai livelli precedenti l’ultimo accordo con l’OPEC, che significa un ulteriore aumento della produzione mondiale di 500mila barili al giorno. Questo shock all’offerta impatterà negativamente sulle prospettive di crescita del mercato dello scisto negli Usa. Le nostre previsioni indicano un aumento inferiore a 1 milione di barili al giorno, la metà rispetto allo scorso anno, e alcune società leader nel settore come Diamondback Energy e Parsley Energy hanno già annunciato dei tagli alla loro attività tra il 10% e il 20%”.

Le previsioni nel breve termine
Quest’anno la domanda di greggio ha risentito delle ripercussioni economiche prodotte dall’epidemia di Coronavirus, ma gli analisti sottolineano come essa reagisca velocemente alle variazioni del prezzo e per questo si aspettano nei prossimi due anni una crescita di circa 1,5 milioni di barili al giorno. Questo movimento dovrebbe bilanciare la risalita della produzione da parte dell’OPEC e della Russia e lasciare un piccolo spazio anche all’incremento dell’output da parte dei produttori Usa che sarebbe prevalentemente assorbito dall’aumento delle scorte di greggio da parte della Cina.

“Negli anni a venire le aspettative di Morningstar sono per una robusta crescita della domanda, considerato che le richieste di auto elettriche non avranno un effetto immediato sul mercato del greggio, e riteniamo che sarà la produzione di shale oil americano a bilanciare il lato dell’offerta”, conclude l’analista.

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Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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