Sul debito dovremmo “rilassarci”

Fabrizio Pagani (Muzinich & Co.), invitato alla Morningstar Investment Conference, parla della fine del mandato di Draghi e del nuovo corso targato Lagarde, di Brexit e di come le misure monetarie accomodanti potrebbero cambiare le politiche di bilancio dei paesi europei, Italia inclusa.

Valerio Baselli 13/11/2019 | 10:28
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Valerio Baselli: Buongiorno e benvenuti alla Morningstar Investment Conference 2019. Sono Valerio Baselli e oggi ho il piacere di trovarmi in compagnia Fabrizio Pagani, capo economista e responsabile strategie di Muzinich. Grazie di essere qui.

Fabrizio Pagani: Buongiorno a voi.

Baselli: Lo scorso 28 ottobre è stato l’ultimo giorno di Mario Draghi alla guida della Banca centrale europea. Qual è la sua opinione sul suo operato e cosa si aspetta dal nuovo corso targato Christine Lagarde?

Pagani: E’ sempre difficile commentare l’opera di una persona che giustamente è stata definita il salvatore dell’euro. Io credo che Draghi in certi momenti sia stato cruciale nel garantire la continuità della moneta unica e quindi della costruzione europea, che sono ormai inscindibili almeno per i paesi core dell’Ue. Credo che in due o tre momenti, Draghi sia stato effettivamente determinante.

Per quanto riguarda la Lagarde, è una donna di grande esperienza, di grande vigore, viene dal Fondo monetario quindi conosce il mondo della finanza internazionale e delle Banche centrali perfettamente. Ha inoltre l’esperienza da ministro delle finanze e credo che cercherà, lo spero, di far sì che vi sia un maggiore continuum tra le politiche monetarie, le politiche fiscali e le politiche di riforma strutturale. Nel suo bagaglio di ministro delle finanze ha dovuto fare più volte la legge di bilancio della Francia, un paese maggiore, e quindi conosce bene qual è il legame tra politica di bilancio e politica monetaria.

Baselli: Un altro tema di attualità di cui volevo chiederle è Brexit. Ennesimo rinvio, ennesima puntata di una telenovela che sembra non finire mai. Si aspettava un pantano del genere? E come se ne esce?

Pagani: Penso che fosse assolutamente prevedibile. Districarsi da un’unione forte come quella dell’Ue è estremamente complesso dal punto di vista giuridico, istituzionale, politico ed economico. Il Regno Unito lo sta facendo con grande fatica e tempi più lunghi di quelli previsti. Penso che ormai i mercati stanno fortunatamente prezzando una Brexit ordinata, penso che i timori di un no deal stiano scemando, non azzardo previsioni su tempi perché Brexit le ha smentite tutte. Però, credo che dovremo riuscire a garantire questo distacco in maniera ordinata nei prossimi mesi.

Baselli: Chiudiamo rimanendo in tema di Unione Europea e BCE. Le misure accomodanti di politica monetaria hanno fatto felici i mercati, il fatto è che delle misure che avrebbero dovuto essere eccezionali, come i tassi negativi o il Qe, sembrano ormai stabili. Che conseguenze ci sono o ci dovrebbero essere per le finanze pubbliche dei vari paesi, e dell’Italia in particolare?

Pagani: Effettivamente la Bce, ma non è la sola, ormai tutte le Banche centrali sono su delle posizioni di politiche estremamente accomodanti, come appunti i tassi nulli o negativi e politiche non ortodosse quali appunto il quantitative easing. Questo a mio avviso deve porre un dibattito, cioè quali sono le conseguenze di questo sulle politiche di bilancio. Mi domando se vi siano più spazi per politiche espansive, anche per paesi che hanno un forte debito come l’Italia.

Questo dibattito è stato lanciato in maniera più autorevole anche da economisti molto famosi, come Blanchard e Larry Summers. Blanchard è arrivato a dire che sul debito bisogna essere un po’ più “rilassati”.

Baselli: Grazie ancora a Fabrizio Pagani.

Pagani: Grazie a voi.

Baselli: Per Morningstar, Valerio Baselli, grazie per l’attenzione.

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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