Francia: rischio, opportunità o solo rumore?

Le elezioni transalpine non sono mai state così importanti per il futuro dell’Europa. Gli investitori si trovano a scommettere tra una visione pro e una anti Europa. Ma quello che conta è il lungo periodo e i fondamentali.

Valerio Baselli 26/04/2017 | 09:49
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Passata l’euforia del giorno dopo il primo turno delle elezioni francesi, che ha visto Emmanuel Macron in testa col 24% dei voti davanti a Marine Le Pen col 21,8%, le Borse europee si muovono ora più caute. L’attenzione è per il ballottaggio del 7 maggio (anche in previsione delle elezioni legislative di giugno, fondamentali per dare una maggioranza solida al neo presidente).

Nonostante gli ultimi sondaggi diano Macron vincente contro Le Pen con un ampio margine (62% contro 38%, secondo Ipsos/Sopra), per gli osservatori politici sarebbe un errore per lui pensare di avere la vittoria già in tasca. Non a caso, molti commentatori francesi hanno bacchettato l’ex ministro dell’economia per aver parlato domenica sera come se avesse già vinto. Circa il 42% dei votanti, infatti, ha scelto comunque una proposta politica chiaramente anti-Europa, che si tratti di Marine Le Pen o del candidato di estrema sinistra Jean-Luc Mélenchon.

Mentre la vittoria di Macron rassicurerebbe i mercati e non cambierebbe le prospettive sugli utili societari, l’ascesa del Front National potrebbe aprire diversi scenari. “Una delle conseguenze più importanti riguarderebbe lo spread tra i titoli di Stato francesi e tedeschi, il che potrebbe poi portare a possibili downgrade creditizi”, spiega Cyrique Bourbon, portfolio manager di Morningstar Investment Management (MIM). Il grafico seguente mostra l’evoluzione dello spread tra i bond governativi francesi e tedeschi a tre mesi e a 10 anni, dal 1998 a oggi.

Grafico Ele FR 2

Con Marine Le Pen all’Eliseo, inoltre, i mercati prezzerebbero anche una possibile “Frexit” (l’uscita della Francia dall’euro, che comunque, secondo quanto promesso dalla leader del FN, sarebbe sottomessa a un referendum). Le esperienze della Brexit e delle elezioni americane, ad ogni modo, dimostrano che questi periodi sono anche ricchi di opportunità di entrata per gli investitori fondamentali.

Tra paura e attendismo, quello che conta è il lungo periodo
Detto questo, le speculazioni su chi vincerà e sulle due visioni opposte riguardo il futuro dell’Europa e della moneta unica, portano sempre alla stessa conclusione, almeno secondo Cyrique Bourbon: “Gli investitori tendono a dare troppa importanza a questi appuntamenti politici”, commenta il gestore di MIM, il quale distingue quattro approcci possibili ai periodi pre-elettorali.

Il primo riguarda gli investitori scommettitori, quelli che provano ad anticipare il risultato del voto, cosa molto difficile, come hanno insegnato la Brexit e l’elezione di Donald Trump, e che molto spesso rimangono bruciati. Ci sono poi quelli che preferiscono uscire dal mercato e aspettare di vedere cosa succede; il problema di questa filosofia – spiega Bourbon –  è che il mercato presenta sempre dei potenziali pericoli. Il grafico sottostante dimostra proprio questo: quegli investitori che evitano i listini durante fasi delicate, possono perdere importanti rialzi o comunque ritrovarsi seduti su una montagna di liquidità per lunghi periodi di tempo.

Grafico Ele FR 1

Il terzo approccio è quello del buy & hold, secondo cui le scelte d’investimento devono essere scollegate dall’attualità politica e seguire altri fattori, su tutti minimizzare i costi, la rotazione di portafoglio e l’impatto fiscale. Il problema – continua Bourbon – è che la maggior parte degli investitori non riesce ad aderire perfettamente a questa disciplina. A nessuno piace perdere il 40 o il 50% dei propri asset, il che spesso porta a liquidare le posizioni in rosso, monetizzando le perdite e ritornando ai problemi dell’approccio precedente.

Infine, c’è l’analisi fondamentale, che considera quale impatto i diversi risultati di un’elezione o di un referendum possono avere sul valore intrinseco di un investimento e agire di conseguenza. Questo richiede ovviamente un approccio razionale e degli strumenti di analisi efficaci. “La maggior parte delle volte, gli investitori che seguono questo cammino concludono che è molto improbabile che un’elezione abbia un effetto significativo sulle metriche fondamentali. Inoltre, un aspetto positivo di tale analisi è che permette di valutare quanto i prezzi di mercato si discostino dal valore intrinseco di un titolo ed eventualmente di trovare buone opportunità d’investimento, sfruttando proprio l’irrazionalità di questi movimenti. Noi, senza grosse sorprese, sosteniamo una combinazione degli ultimi due approcci, perché crediamo che l’investimento fondamentale a lungo termine dia i migliori risultati”, conclude il gestore di MIM.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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