Londra spedisce i saluti, gli investitori no

Brexit per il momento non ha portato svantaggi all’economia e alla Borsa Uk. Alcuni fondi dedicati alle aziende del Regno Unito hanno una gestione che si può adattare al mutare della situazione dell’Isola quando si arriverà all’addio definitivo. 

Marco Caprotti 29/03/2017 | 14:57
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L’addio del Regno Unito all’Ue non implica che gli investitori debbano abbandonare gli asset di Sua Maestà. “Nove mesi dopo il referendum per Brexit il mercato e l’economia Uk sembrano sorprendentemente forti”, dice Karen Kwok, analista di Morningstar. “Non abbiamo ancora assistito alla recessione o al crollo dei listini che molti prevedevano”. Certo, la sterlina – ad esempio - è scesa a minimi record rispetto alle altre valute maggiori. “Questo ha eroso il potere di acquisto all’estero, ma ha fatto bene all’industria del turismo che è uno dei segmenti chiave dell’economia del Regno”, spiega Kwok. Il pound debole ha dato una spinta anche alle aziende inglesi più grandi quotate a Londra. “Nella maggior parte dei casi si tratta di società internazionali”, dice l’analista. “Circa il 70% dei guadagni delle aziende che fanno parte di questo gruppo vengono dall’estero e sono in valuta straniera”. Risultato, dal 24 giugno 2016, l’indice Morningstar UK Large Cap è salito del 26,5% (in sterline, +15,12% in euro).

Indice Morningstar UK da giugno 2016
uk

 

Dati in sterline aggiornati al 28 marzo 2017
Fonte: Morningstar Direct 

Più delicata la situazione per le small cap che, dopo il referendum con cui è iniziato il divorzio, hanno sofferto.

E’ ancora presto per capire cosa succederà in futuro. Il Regno Unito e la Ue, dopo la lettera del premier inglese, Theresa May, che ha dato il via ufficiale al processo di addio, avranno due anni per stabilire i termini della separazione. A seconda delle modalità ci saranno impatti diversi sulle società dell’Isola, ma nessuno è in grado di prevedere esattamente quali saranno.

Large e small cap
Fra gli strumenti venduti in Italia dedicati alle aziende Uk ce ne sono un paio che, guardando all’Analyst rating, hanno uno stile di gestione che si può adattare al mutare delle situazioni di mercato. Nel segmento UK large cap blend uno dei fondi tenuti d’occhio dagli analisti di Morningstar è Threadneedle UK Retail Income GBP (Rating 5 stelle, Analyst rating Bronze) che ha guadagnato il 3,12% da inizio anno e ha perso il 2,89% nel 2016. “Le analisi sulle azioni sono prodotte studiando la qualità delle aziende prese in considerazione, gli elementi finanziari, la posizione di mercato, le prospettive di lungo termine e le capacità del management”, spiega Simon Dorricott, fund analyst di Morningstar. “Le discussioni all’interno del team di gestione sono importanti in ogni fase del processo di selezione per fare in modo che ogni idea sia analizzata a fondo. Le valutazioni sono effettuate con un modello di discounted cash flow prudente. Vengono calcolati i target price sia al rialzo che al ribasso. Il manager preferisce cercare nuove idee che non piacciano al mercato nel breve termine ma che possono avere potenzialità nel lungo periodo. Le aziende devono avere una buona elasticità in caso di cambiamento sia che questo riguardi il management, i bilanci, il modello di business, (ad esempio un disinvestimento) o, meno frequentemente, la situazione macro”.

Nel comparto dedicato alle small cap c’è Old Mutual UK Smaller Companies Focus A GBP Inc che ha segnato +12,2% da inizio anno e +6,28% nel 2016 (5 stelle, Neutral). “Almeno l’80% del portafoglio del fondo deve essere costituito da società presenti nell’indice Numis Smaller Companies, il paniere che comprende l’ultimo 10% delle società Uk per capitalizzazione di mercato”, spiega Dorricott. “Il team di gestone cerca società che possano essere riscoperte grazie a una forte crescita a un miglioramento della stabilità finanziaria. Il fondo non ha limitazioni per quanto riguarda l’esposizione settoriale ma il gestore monitora deviazioni eccesive dall’indice di riferimento e i rischi che queste possono comportare. Taglia posizioni se le prospettive di un settore sembrano meno favorevoli, se una società non rispetta le previsioni del consensus sui guadagni o annuncia risultati negativi. Tutti elementi che possono far crescere il livello di turnover all’interno del portafoglio. Per gestire meglio il rischio, l’esposizione a una singola società è limitata al 5%”.

 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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