Gli Usa rallentano ma piacciono al mercato

Il Pil del secondo trimestre è stato sotto le aspettative. Gli operatori attendono di sapere quali saranno le prossime mosse della Fed.

Marco Caprotti 17/08/2016 | 11:28
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L’appannamento degli Usa preoccupa la Fed, ma non gli investitori. I fondi raccolti nelle diverse categorie Morningstar dedicate agli Stati Uniti nel mese di luglio hanno segnato tutti discreti rialzi (si va dal +3,4% delle large cap value al +5,57 delle large cap growth). E non importa se l'economia americana è cresciuta nel secondo trimestre a un passo molto più lento di quanto anticipato dagli analisti. Così come non fa niente se gli investimenti solo cauti delle aziende hanno annullato un più robusto rialzo delle spese per consumi. In un quadro del genere, dicono gli operatori, aumentano i dubbi sulle prossime mosse della Banca centrale Usa.

Il Pil
I dati macro dicono che il Pil è aumentato dell'1,2%. Gli analisti attendevano un rialzo del 2,6%. Nel primo trimestre il dato era salito dello 0,8%, in progressivo ribasso dal +1,4% del quarto trimestre 2015. L'economia cresce meno del 2% da tre trimestri consecutivi. La congiuntura americana ha comunque rallentato il passo all'inizio del 2016, dopo che nel 2015 la crescita si è attestata al 2,6%, l'anno migliore dal 2006, sopra la media del 2,1% all'anno registrata dal 2010, il primo anno intero dopo la recessione. Per fare un paragone, la crescita media negli anni Novanta era stata del 3,4% all'anno. La Federal Reserve per il 2016 prevede un rialzo del 2% (rivisto al ribasso dal +2,2% stimato durante la riunione del 14 e 15 giugno, mentre in quella di luglio non era in calendario un ulteriore aggiornamento). A mettere il freno al dato sono stati come detto gli investimenti aziendali: quelli fissi non residenziali, metro di misura del settore, sono scesi del 2,2%, segnando il terzo calo trimestrale consecutivo. Anche le scorte sono diminuite, sottraendo 1,16 punti percentuali al Pil. Questo ha limato l'apporto positivo delle spese per consumi, che generano due terzi dell'output e che sono balzate del 4,2%, il trimestre migliore dalla fine del 2014 (le spese per beni sono cresciute del 6,8%, quelle per servizi del 3%). Il commercio con l’estero ha inciso in modo positivo per 0,23 punti percentuali: le esportazioni sono salite dell'1,4%, mentre le importazioni sono calate di misura. Va ricordato che un deficit commerciale inferiore incide in modo positivo sul Pil. Gli investimenti fissi residenziali, che includono la costruzione di case e lavori di ristrutturazione, sono calati del 6,1%, invertendo la tendenza rispetto ai periodi precedenti (la componente ha contribuito in modo positivo al Pil in modo costante dal 2014 in poi). Le spese federali sono calate dello 0,9%, sulla scia del ribasso nel comparto della difesa. 

Pil USA - 2 trimestre 2016

Fed al palo
“Alla luce di questi dati sembra difficile che la Federal Reserve possa alzare i tassi di interesse nella riunione di settembre”, spiega Robert Johnson, responsabile della ricerca economica di Morningstar che, in un report del 30 luglio 2016, ha ridotto di mezzo punto percentuale, la sua previsione sul Pil Usa (che ora è compresa fra l’1,5 e il 2%). “E’ quasi impossibile, anche dal punto di vista matematico che gli Stati Uniti possano recuperare dalla debolezza del primo semestre.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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