L’Italia gioca su troppi fronti

La congiuntura, l’uscita del Regno Unito dall’Ue e i problemi delle banche hanno condizionato l’andamento della categoria Morningstar dedicata alla Penisola. 

Marco Caprotti 07/07/2016 | 14:22
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Un po’ è la situazione macro che non va come dovrebbe; un po’ sono le preoccupazioni legate a Brexit; un po’ sono i timori sulla tenuta del sistema bancario su cui si sta scatenando la speculazione. Troppi fronti sui quali si devono muovere gli investitori e che nelle ultime settimane hanno pesato sull’andamento dei fondi dedicati all’Italia. Quelli raccolti nella categoria Morningstar Italy equity in un mese (fino al 5 luglio e calcolati in euro) hanno perso poco più del 10%.

“Segnali meno favorevoli provengono dai consumi, dal clima di fiducia delle famiglie e dalle imprese dei servizi. In questo quadro, l'indicatore composito anticipatore dell'economia italiana ha segnato un'ulteriore discesa, prospettando un rallentamento nel ritmo di crescita dell'attività economica nel breve termine”, spiega l’Istat nella sua ultima Nota mensile sull'andamento dell'economia.

In presenza di persistenti segnali di rallentamento dell'economia mondiale, in Italia prosegue la fase di crescita moderata sostenuta dal miglioramento dei ritmi produttivi dell'attività manifatturiera e dai primi segnali di ripresa delle costruzioni, in presenza di un recupero della redditività delle imprese e di un aumento dell'occupazione. “Sul lato delle famiglie, invece le informazioni disponibili per il secondo trimestre indicano una stasi dei consumi e un peggioramento del clima di fiducia”, dice il documento. A giugno le attese degli imprenditori sull'occupazione erano in peggioramento nei servizi e nelle costruzioni, stabili nella manifattura e in aumento nel commercio; in peggioramento anche le aspettative delle famiglie sulla disoccupazione. Sui prezzi le previsioni degli operatori non evidenziano orientamenti differenti rispetto al recente passato, confermando prospettive di una inflazione ancora debole. Nel secondo trimestre, l'evoluzione degli indici di fiducia è modesta. “In assenza di una quantificazione dei possibili effetti economici della Brexit, l'indicatore composito anticipatore dell'economia italiana ha evidenziato un'ulteriore decelerazione, proseguendo la tendenza in atto da inizio anno”, prosegue la nota.

Banche e speculazione
In mezzo a questo quadro gli investitori di Piazza Affari si trovano ancora a fare i conti con i crolli delle banche che condizionano il listino. “Dopo Brexit, la speculazione sta travolgendo le banche italiane esattamente come ha attaccato i Btp nel 2011 prima che arrivasse il paracadute del Quantitative easing di Draghi”, spiega una nota firmata da Roberto Russo, amministratore delegato Assiteca sim. “La stessa politica sta nuovamente strozzando il nostro paese con l'attacco speculativo alle banche accompagnato dalla minaccia degli stress test. E' necessaria un'azione definitiva che risolva per sempre la questione dei crediti deteriorati delle banche. Quest'arma può essere rappresentata da un mega fondo (sull'esempio di Atlante), dotato di almeno 40 miliardi di euro, da costituire subito, che compri prima dell'esito degli stress test almeno 100 miliardi euro di crediti deteriorati delle nostre banche (e subito almeno 10 miliardi di crediti deteriorati di Mps) ai valori iscritti in bilancio, ovvero al 40-50% del corrispondente valore nominale. In un sol colpo ci troveremmo con i migliori istituti di credito d'Europa”. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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