Il petrolio scalda i vettori

I bilanci delle compagnie aeree stanno approfittando del calo del prezzo del barile e segnano profitti record. In Borsa le valutazioni sono interessanti. Ma andare a caccia di questi titoli non è facile. 

Marco Caprotti 03/02/2016 | 16:42
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Il portafoglio dei viaggiatori non sembra essersene accorto. Quello degli investitori, per ora, pare non averci fatto molto caso. Ma il mix formato dal calo del petrolio e dalle tariffe alte potrebbe essere il vento di coda utile per dare una ulteriore spinta ai bilanci delle compagnie aeree e, a ruota, alle loro quotazioni in Borsa.

Delta Airlines ha comunicato che, grazie al calo del prezzo del barile, nel 2015 ha risparmiato più di 5 miliardi di dollari in costi di carburante. E non è la sola. Secondo uno studio di Credit Suisse i vettori Usa, grazie ai prezzi dell’oro nero ai minimi degli ultimi 13 anni, hanno risparmiato fra il 50% e il 75% rispetto all’anno precedente. Secondo i dati della International Air Transport Association (Iata) le grandi compagnie mondiali hanno speso nel 2015 poco più di 180 miliardi di euro per riempire i serbatoi dei loro velivoli: 46 miliardi in meno rispetto all’anno precedente.

Benefici che, visti i chiari di luna per greggio e Wti, potrebbero vedersi anche quest’anno. Nel complesso le linee aeree nel 2015 hanno registrato utili netti per 33 miliardi di dollari: una crescita del 90% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (Iata). I profitti potrebbero salire a 36 miliardi nel 2016.

Anche perché, nel frattempo, le aziende del settore non hanno toccato, se non di poco, i prezzi. Il costo medio dei biglietti nel 2015 secondo la Iata è sceso del 5%. I dati raccolti da fonti indipendenti dicono che le tariffe domestiche sul mercato Usa - quello che di solito anticipa i trend globali - sono calate nel primo semestre del 2015 dell'1% (fonte: Dipartimento ai trasporti di Washington). Per FareCompare, il prezzo dei biglietti è oggi in linea con quello del 2014, malgrado nello stesso periodo il greggio sia sceso del 70%. A tutto questo va aggiunto un aumento degli spostamenti a livello mondiale. “I segnali che arrivano da diverse fonti, comprese le compagnie aeree, indicano che la domanda per i viaggi, sia d’affari che di piacere, sta aumentando, nonostante alcuni passi indietro registrati in occasione di eventi eccezionali come gli attentati terroristici a Parigi. In generale si registra una crescita dei passeggeri presenti sugli aerei”, spiega Dan Wasiolek, analista azionario di Morningstar.

Dividendi e buyback
Le compagnie aeree hanno due modi per utilizzare la montagna di soldi sulla quale si trovano (e resteranno, se le stime sono esatte). La prima è quella di ammodernare le loro flotte. La seconda è quella di rendere un po’ di valore agli azionisti. Una strada che gli investitori in questo segmento conoscono bene. Nel 2015 le compagnie aeree americane hanno reso ai loro soci circa 10 miliardi di dollari attraverso dividendi e riacquisto di azioni proprie. Una cifra doppia rispetto a quanto versato nel 2014. Secondo un articolo di Barron’s quest’anno pagheranno ricchi dividendi Delta, American Airlines, Alaska AIR Group e Soutwhwest Airline (rating 4 stelle), solo per rimanere negli Stati Uniti. In Europa le più generose su questo fronte hanno dimostrato di essere le linee low cost.

Valutazioni e categorie
Dal punto di vista delle valutazioni i titoli dei vettori coperti dalla ricerca Morningstar a livello globale, hanno un rapporto fra prezzo e fair value di 0,89. Un valore che ne fa uno dei segmenti più interessanti del settore industriale. Il comparto Aerospazio, per fare l’esempio di un’area collegata, ha un rapporto price/valore obiettivo di 0,93, mentre il Transport di 0,98.

Andare a caccia di questi titoli attraverso i fondi di investimento è, però, meno agevole del previsto. Non esistendo prodotti specializzati sul singolo settore si potrebbe essere costretti a mettere in portafoglio asset che non collimano esattamente con gli obiettivi di investimento di lungo periodo. Una presenza superiore al 2% di titoli aerei, ad esempio, si trova nella categoria Morningstar US Flexible o, per quanto riguarda il Vecchio continente, nei prodotti dedicati al Regno Unito (nel segmento Large cap growth). La prima, dai massimi degli ultimi tre anni, ha perso più 15%; i secondi si sono lasciati dietro il 14,6%.

Una strada più agevole potrebbe essere l’Etf (Exchange traded fund). Fra quelli quotati in Borsa Italiana, nella categoria dei tematici settoriali l’unico è Lyxor Ucits Etf Stx EU 600 Trav&Leisure. Il replicante, che ha un rating Morningstar di 5 stelle, segue il sotto-indice Travel & Leisure dello Stoxx600. Fra i 24 componenti del paniere figurano Ryanair, EasyJet, Lufthansa e Air France-Klm.

 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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