Sarà a settembre? Le elucubrazioni e le scommesse su quando la Federal Reserve alzerà i tassi di interesse per la prima volta dal 2006 continuano a tenere in attività febbrile le sale operative anche in un periodo tradizionalmente calmo per le Borse come il mese di agosto. I ragionamenti degli operatori ruotano attorno a due elementi: la situazione dell’occupazione in Usa e, da qualche giorno, le incognite aperte dalla Cina con la decisione di svalutare la sua moneta contro il dollaro.
Il nodo occupazione
Per quanto riguarda il primo punto, il rapporto sull'occupazione di luglio dice che il mese scorso in Usa sono stati creati 215mila posti di lavoro e che il tasso di disoccupazione è rimasto al 5,3%. Sulla base di questi numeri è iniziata a ingrossarsi la pattuglia degli economisti che si aspettano una stretta già a settembre piuttosto che a dicembre. Il rapporto, infatti, è la dimostrazione di una lenta ma costante ripresa del mercato del lavoro anche se tra gli analisti, qualcuno fa notare che il tasso di partecipazione alla forza lavoro è rimasto al 62,6% (cioè ai minimi dell'ottobre 1977).
Il lato positivo è che la contrazione del dato, in atto dall'inizio degli anni 2000, sta rallentando anche se un tale andamento potrebbe indicare un'assenza di slancio in un mercato del lavoro incapace di attrarre coloro che hanno rinunciato a cercare un impiego. Altri esperti sottolineano che in generale, un rialzo dei tassi sarebbe positivo per l'azionario perché implicherebbe una crescita dell'economia, che migliorerebbe l'outlook dei profitti aziendali.
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