Kering, il lusso si fa cedola

Grazie ai suoi marchi di alta gamma, il gruppo francese riesce a garantirsi margini di profitto elevati e a finanziare un dividendo stabile nel tempo. Il fatturato è visto in ripresa, ma il prezzo delle sue azioni viaggia su valori superiori al nostro fair value. 

Francesco Lavecchia 17/03/2015 | 10:22
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La cedola di Kering resiste anche al calo del fatturato. Negli ultimi sei anni il giro d’affari del gruppo francese del lusso è sceso da 17 a 10 milioni di euro (anche per effetto di dismissioni di attività marginali come Fnac), ma questo non ha impedito al management di staccare dividendi con grande regolarità. Gli investitori possono quindi contare su un rendimento sicuro, mentre le attuali quotazioni di Borsa indicano che il titolo difficilmente potrà garantire ulteriori guadagni in conto capitale.

Il valore è nella forza dei marchi
Il prezzo di mercato viaggia attorno ai 190 euro, su livelli superiori rispetto al nostro fair value che è pari a 186 euro. La nostra raccomandazione, quindi, è quella di mantenere un atteggiamento prudente ed esporsi solo in caso di un deprezzamento attorno a quota 112 euro.

Kering è proprietaria di un portafoglio di marchi di alta gamma come Gucci, Bottega Veneta e Yves Saint Laurent che le garantiscono la possibilità di produrre margini di profitto superiori alla media del settore. Negli ultimi anni i ricavi di questo segmento (che rappresenta oltre i 2/3 del giro d’affari complessivo) hanno risentito del rallentamento delle vendite in Cina e del negativo andamento del tasso di cambio euro/dollaro.

Le previsioni degli analisti
Tuttavia i nostri analisti sono convinti che il valore di questi brand permetterà al gruppo francese di tornare a tassi di crescita elevati e prevedono per i prossimi cinque anni un progresso medio dei ricavi del 6,3% e un miglioramento del margine Ebit, che nello stesso periodo, dovrebbe guadagnare circa 300 punti base (salendo dal 15,5% al 18,3%).

Un prezioso contributo a questo risultato sarà fornito anche dal segmento sportwear, rappresentato essenzialmente dal marchio Puma, le cui vendite sono viste in crescita a un tasso medio del 6% fino al 2019 nonostante la forte concorrenza da parte dei maggiori leader del mercato quali Nike e Adidas. Il peso sul fatturato complessivo è comunque destinato a scendere attorno al 20%. 

 

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Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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