L’arte del cassettista

Tenere titoli che si apprezzano nel lungo periodo e intanto danno rendimenti permette di superare tutte le fasi di mercato e risolve il problema della mancanza di opportunità. Ma non è un mestiere che si improvvisa. Ecco la lezione di Buffett.

Marco Caprotti 17/03/2015 | 09:36
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Cassettisti non ci si improvvisa. L’arte di investire in titoli da tenere in portafoglio con un’ottica di lungo e lunghissimo periodo, capaci di navigare in qualsiasi condizione di mercato e che, nel frattempo, danno rendimento con i dividendi e un costante aumento del valore si affina attraverso tentativi ed errori. Lo sa bene Warren Buffett, soprannominato l’Oracolo di Omaha e uno degli investitori di maggior successo dell’ultimo mezzo secolo che ha fatto di questo tipo di strategia un successo copiato da money manager di tutto il mondo.

Dal mozzicone a Coca Cola
Ma non è stato sempre così. Come ha ricordato anche lui nell’ultima Lettera agli investitori (quella che, insieme al suo partner d’affari Charlie Munger, manda tutti gli anni ai suoi azionisti e che, in questo caso, segna i 50 anni alla guida della società di investimenti Berkshire Hataway), la sua carriera come finanziere è iniziata ai tempi dell’università con una strategia chiamata “delle cicche di sigarette”. In pratica si trattava di cercare aziende quasi completamente bruciate ma che, come certi mozziconi non del tutto esauriti, dessero la possibilità di fare almeno un altro tiro. Fu un mezzo fallimento. “La mia strategia della cicca di sigaretta funzionava bene con la gestione di piccole somme, ma aveva dei limiti”, spiega nella Lettera. “Aziende quasi decotte che costano poco possono dare qualche soddisfazione nel breve termine, ma sono fondamenta sbagliate sulle quale costruire un successo duraturo”.

La svolta avvenne nel 1957, quando Buffett entrò in società con Munger per acquistare Berkshire. “A quel punto cambiammo la nostra filosofia: dalla ricerca di buoni business a prezzi meravigliosi a quella di meravigliose aziende a buon prezzo”, scrive. Le “meravigliose aziende” citate da Buffett sono quelle che tendono a comportarsi bene anche quando le cose sui mercati vanno male e sono in grado, nel frattempo, di dare dei rendimenti. Nel caso di Berkshire, inoltre, si tratta di società capaci di generare flussi di cassa da poter investire in altre imprese. Nel 1972 la società di Buffett acquistò See’s Candy: “Aveva un grande asset che non appariva nei suoi bilanci: un ampio e stabile vantaggio competitivo (quello che Morningstar chiama Economic moat, Ndr) che le dava la possibilità di mantenere alti i prezzi dei suoi prodotti rispetto alla concorrenza”, scrive Buffett. “Questa caratteristica permetteva a See’s di generare elevati guadagni nel tempo. E, meglio ancora, aveva bisogno di pochi investimenti per migliorare ulteriormente la sua posizione. In altre parole, era in grado di generare soldi per decenni”. L’idea del vantaggio competitivo ha continuato a guidare la strategia di Berkshire facendo diventare la società, nel corso del tempo, uno dei soci di riferimento di Coca Cola, America Express e Wal-Mart. Tre aziende che rappresentano il cuore degli investimenti di Buffett. “La scelta vincente è stata quella di limitare l’attività su poche società e di concentrarsi su di esse. Ha funzionato per 50 anni”, scrive Munger nella sua parte della Lettera. Tutto questo non ha evitato a Berkshire alcuni errori. Come l’acquisizione di Dexter Shoes (“un disastro da Guinness”, dice Buffett) o aver aspettato troppo per comprare la quota in Wal-Mart e averla pagata più di quanto preventivato. “Berkshire oggi varrebbe almeno 50 miliardi di dollari in più se non avessimo aspettato troppo a fare alcuni investimenti”, scrive l’Oracolo.

La lezione sui cassettisti
“Questa Lettera agli investitori è interessante sotto diversi punti di vista”, spiega Jason Stipp, analista di Morningstar. “Per prima cosa ci dice che in una situazione come quella attuale, con poche opportunità d’acquisto in giro a causa della corsa dei listini, chi ha avuto un atteggiamento da cassettista oggi può stare relativamente tranquillo perché quello che valeva la pena acquistare l’ha già messo da tempo in portafoglio. Inoltre sottolinea l’importanza della diversificazione del portafoglio e della pazienza. Tutto questo senza smettere di guardarsi in giro per scovare altre opportunità”. Magari tentando approcci in settori nuovi.

Buffett lo ha fatto nel 2011 quando ha acquistato il 5,5% di Ibm. Una scelta che ha sorpreso i mercati, considerando la pessima opinione che l’Oracolo ha sempre avuto del segmento hi-tech. Da allora la partecipazione è salita al 20% (oggi è la quarta partecipazione per importanza), mentre il valore delle azioni è sceso del 13%. Una delle cantonate di Buffett? Non secondo Peter Wahlstrom, analista di Morningstar che segue il segmento tecnologico. “Ci sono società hi-tech che crescono più velocemente di Ibm, ma poche hanno flussi di cassa stabili come i suoi”, spiega. “Inoltre paga una cedola trimestrale che dà un rendimento vicino al 3% e, occasionalmente, lancia operazioni di riacquisto di azioni proprie. Senza contare l’ampio vantaggio competitivo che ha nei confronti dei concorrenti”. Buffett, nel frattempo, ha detto che il titolo si sta comportando esattamente come si aspettava facesse quando lo ha acquistato e che, anzi, sfrutterà le fasi di debolezza per incrementare la posizione.

L’ultima lezione che dà Buffett ai (e sui) cassettisti riguarda la gestione dei rischi. La sua Berkshire si comporta più come una società assicurativa che come un fondo di investimento tradizionale. Ad esempio, cerca di diminuire la volatilità tenendo bassa l’esposizione ai titoli energy. In quest’ottica va letta la decisione di Berkshire di ridurre le quote in società come ExxonMobil, ConocoPhillips e National Oilwell Varco e incrementare quella negli idustriali che, dal calo del barile, hanno tutto da guadagnare. 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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